Capitolo quarantuno

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Busso prepotentemente alla porta che da accesso alla camera di Zayn con gli occhi rossi e gonfi di lacrime e il cuore che batte velocemente nella gabbia toracica.

Non sento una risposta da parte sua, il che mi fa pensare che mi sta solo ignorando, perciò continuo a bussare finché non sento la sua voce.

"Va' via e non rompere il cazzo!" Urla dall'altra parte della stanza e per un momento mi passa per la mente di fare come ha detto lui, perciò allontano la mano dalla maniglia e faccio un passo indietro.

Perché devo dargliela vinta? Devo capire il motivo di questo atteggiamento, non ha dannatamente senso.

Decido così di avvicinarmi e velocemente apro la porta, entrando dentro per poi chiuderla poco delicatamente alle mie spalle.

"Avevo detto di non entrare." Borbotta, è seduto alla scrivania dandomi le spalle con la testa bassa. Nella stanza regna il silenzio fin quando una calda lacrima scivola sulla mia guancia e tiro su con il naso, facendolo voltare di scatto verso di me.

Rimane in silenzio a guardarmi per un po', per poi voltarsi e sospirare pesantemente.

"Non dovresti essere qui." Mormora, con la testa bassa e le mani intrecciate fra loro poggiate sulle gambe, fasciate dai pantaloni neri.

"E tu non avresti dovuto fare quella scenata." Dico con voce tremolante, immobile a pochi passi dalla porta.

Sospira nuovamente e porto una mano sotto gli occhi, asciugandomi le lacrime con la manica della felpa, sporcandola di mascara.

"Perché ti comporti in questo modo?" Chiedo dopo pochi minuti di silenzio e nessuna risposta da parte sua, mantenendo lo sguardo fisso sulla sua figura, stringendo ora le mani in due pugni.

"Non mi comporto in nessun modo." Borbotta, alzando finalmente lo sguardo e puntandolo su di me, esattamente nei miei occhi.

Un risolino nervoso lascia le mie labbra e sposto lo sguardo, "Certo" mormoro, incrociando poi le braccia al petto.

Non risponde, sento solo il suo respiro profondo ed ora irregolare, segno che sta perdendo la pazienza.

Sento dei rumori dalla sua parte e riporto lo sguardo su di lui, notando che ora è in piedi con le mani appoggiate sulla scrivania e la testa sempre bassa.

"Non mi sto comportando in nessun modo." Ripete, la voce ora più profonda e palesemente arrabbiata. Si volta poi verso di me con la mascella contratta e le sopracciglia aggrottate. "Sei tu che credi di stare insieme per un cazzo di bacio!" Continua, ora urlando, e indietreggio di un passo, sentendo gli occhi pizzicare.

"Io non credo un bel niente! O magari sei tu a farmi credere qualcosa, non pensi?!" Urlo di rimando e fa avanti e indietro nei suoi stessi passi, portando le mani nei capelli con prepotenza.

"Cazzo Jess, io non sto facendo un bel niente!" Riporta lo sguardo su di me e non posso fare a meno di ridacchiare nervosamente, "Con quale coraggio affermi ciò, eh?!" Faccio qualche passo verso di lui e imita i miei stessi passi, trovandoci un palmo di mano di distanza fra i nostri corpi. Prendo dei respiri profondi per impedire al mio cuore di battere più veloce del previsto e chiudo qualche istante gli occhi, per poi riaprirli.

Prima che possa parlare, però, lo interrompo. "E poi, cosa centra tutto questo ora? Io ti ho chiesto per quale motivo hai fatto quella scenata giù con i ragazzi e prima con quella dannata felpa!" Alzo le braccia teatralmente, lasciandole cadere sui fianchi poco dopo, mantenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi, incastrando i miei occhi verdi nei suoi del colore simile al caramello.

Apre la bocca per dire qualcosa ma la richiude subito dopo, passando poi entrambe le mani sul suo viso.

"Non puoi capire." Dice solo, lasciando cadere le braccia e spostando nuovamente lo sguardo su di me.

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