✖ TWENTY FOUR ✖

2.2K 149 17
                                    

La settimana a casa di Matteo sembra volare, tra le registrazioni in studio, le uscite con i ragazzi e le serate passate a cazzeggiare tutti insieme sul divano, il giorno della partenza per Miami si avvicina sempre di piú.

«Cosa dovrei mettere in valigia? Com'é il clima lí a Miami? Fa caldo? Fa freddo? E l'hotel ha l'aria calda oppure devo portare un pigiama pesante? Sai, la notte ho sempre freddo...» inizia a chiedere a raffica Isabella, mentre io butto giú un po' di roba nel mio bagaglio azzurro.

«Isa, calmati. Metti qualcosa a caso, un paio di jeans, qualche maglietta leggera e se proprio vuoi una giacca, anche se penso non faccia freddo a Miami.» le rispondo ridendo.

«Uhm...» la ragazza esita un po' «Non é che potresti chiamare Rosalinda? Cioé, giusto per essere sicura, ecco.» aggiunge dopo.

«Stai scherzando, vero?» inarco un sopracciglio, stupita da quella sua richiesta.

«Per favore, é importante.» mi supplica lei, facendo il labbruccio.

«E va bene!» sbuffo, facendomi convincere dalla sua espressione.

Afferro il telefono e compongo il numero di Rosalinda, aspettando che risponda alla mia chiamata per quella richiesta abbastanza inutile.
Secondo me, potrebbe prendermi per pazza.

«Serena, ti stavo giusto per chiamare.» risponde la donna, con una voce alquanto roca.

«Come mai?» domando curiosa.

«Non so se riesci a sentire bene la mia voce, ma ho preso una brutta influenza e non potró partire con voi a Miami.» e detto questo starnutisce rumorosamente.

«E adesso come dobbiamo fare? Io non so come muovermi a Miami, non so dove andare, né niente!» esclamo preoccupata.

«Ser, sei in compagnia dei tuoi amici, penso proprio che ve la cavarete. In ogni caso, chiamami se avessi bisogno d'aiuto.» mi rassicura lei, tirando su col naso.

Riattacco sconsolata la chiamata e continuo a fare la valigia, non prima di aver fatto una ricerca su Google sul clima di Miami, giusto per togliere ad Isa ogni suo inutile dubbio.

Dopo cena, io e Matteo andiamo in camera e mentre lui inizia a giocare di fronte al suo computer, io me ne sto in disparte, sul letto, in cerca ancora di un titolo adatto per il mio album musicale.

Jim, infatti, mi ha messo alle strette in questi giorni e mi ha dato tempo fino alla mia partenza. Sono nei guai!

Il tempo passa, le idee rimangono bloccate. É come per una scrittrice non riuscire a mettere insieme quattro parole per formare la frase di un capitolo del libro, o come per un compositore non riuscire a comporre le prime strofe di un testo.
Ho praticamente il blocco della 'scrittrice', mentre fino allo scorso anno ero sempre piena di idee.

«Serena, a cosa stai pensando? Sono dieci minuti che ti sto chiamando.» mi avverte Matteo, schioccandomi due dita davanti agli occhi.

«Ehm.. Si, eccomi, scusa. Dicevi?» mi riprendo all'istante, ridestandomi da quei pensieri.

«Che succede?» domanda lui, sedendosi accanto a me sul letto.

«Bho. Non lo so. Ho un sacco di cose che mi passano per la testa: devo pensare al titolo dell'album, a cosa fare una volta arrivati a Miami, il discorso da fare alla premiazione, poi il vostro ritorno a Roma... Tutti questi pensieri mi stanno uccidendo.» rispondo portandomi le mani sul viso.

«Dai, rilassati e respira. Elimina ogni pensiero per un solo istante.» dice Matteo abbracciandomi.

«E poi ho paura di perderti. Cosí come ho paura di perdere nuovamente Isa e Lorenzo. Cioé, voi siete la mia famiglia, non voglio lasciarvi andare.» continuo a dire io, sempre piú sconsolata.

Ovunque tu sia, io so amare fino a lí || The CrookidsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora