Il parco della vita

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Anche il primo giorno di scuola è andato. Saluto i miei amici e mi avvio verso casa. Fino a poco tempo fa sarei rimasta con loro a chiacchierare, a parlare del più e del meno, ma ora non ho voglia di divertirmi.

Mi dirigo subito verso il parco della città, un luogo talmente bello che nessuno mai visita. Mi siedo sulla mia solita panchina, quella un po' distante da tutto il resto, voglio rimanere sola con me e le mie lettere.

È questo quello che ho fatto tutta l'estate: scrivere lettere ai miei. Lo so, lo so, esistono i telefoni, Skype e tutte le cose più utili del mondo, ma in realtà io non voglio parlare con loro. Scrivo lettere a mia madre che mai invierò, che mai riceverà.

Ero appena tornata da casa di Paul, avevamo studiato tutto il pomeriggio, avevamo chiacchierato, ero davvero felice. Pioveva quel giorno, come sempre, e il mio migliore amico mi aveva accompagnato fin sotto casa, mi aveva dato un dolce bacio sulle labbra ed era andato via. Mi ero accorta anche io che stavo iniziando a provare qualcosa per quel mio fratello mancato, in effetti non sarebbe stata un brutta idea se ci fossimo messi insieme, ma non è successo.

Ero lì, sull'uscio della porta a ripensare a quel pomeriggio quando mio padre uscì, valigia in mano, mia madre di dietro e..

- Ciao cara! Partiamo per l'Europa - disse mio padre.

- Che? Quando tornate?

- È per lavoro piccola mia, non so quando torneremo, volevamo dirtelo ma abbiamo pensato che sarebbe stato meglio così.

- Cosa avete pensato? Ma, ma, fatemi venire con voi almeno!

All'inizio li odiai, li odiai davvero, ma poi scoprii che l'avevano saputo solo quel mattino e che sarebbero dovuti partire all'istante sennò mio padre avrebbe perso il posto di lavoro e li compresi. Trasferii il mio odio su Anne e sulla sua famiglia. Mio padre inseguiva il suo sogno d'altronde, e chissà, forse un giorno l'avrei raggiunto.

Ma, anche se in cuor mio li ho perdonati, non riesco ancora a parlare con loro come facevamo un tempo. Sono lontani, e ci rimarranno per tanto tempo.

Tutti hanno bisogno di una mamma però, io ho una zia fantastica ma non è la stessa cosa. Per questo scrivo queste lettere, immagino le sue risposte, immagino che mi dica che mi vuole bene, immagino tanto, vivo nei sogni.

Cara mamma,

oggi non piove, il che è davvero una bella sorpresa non trovi? Be, il lato negativo è che è ricominciata la scuola! Che noia! Anche se...

Ho conosciuto un ragazzo, è davvero strano, speciale credo. Si chiama Dave, tenero vero come nome? E dovresti vedere il suo sguardo dolcissimo! Non fraintendere mamma, non è quel tipo di ragazzo dolce e indifeso, sembra forte, forte ma dolce.

Per fortuna Paul mi ha perdonato mamma, sai da quando non gli ho più parlato per un mese. Credo che grazie a voi tutti provino un po' di compassione per me, fantastico vero? Già, proprio fantastico.

Devo dire ch..

- Vanessa giusto? Sei tu? - alzo lo sguardo dal foglio di colpo e richiudo il quaderno dentro cui tengo tutte le lettere.

- Ciao Dave! - esclamo e gli faccio segno di sedersi.

- Cosa scrivi?

- Lettere - dico in fretta - niente di importante.

- Sono sicuro che lo sono invece - mi dice lui e inizio a raccontargli tutto. Lui mi guarda, mi ascolta, mi capisce.

- Mi dispiace, e ti sono vicino. Anche io vivo da mio zio sai?

- Davvero?

- Sì, è Bruce Cavaghan, quello...

- Bruce? Davvero? Io adoro quell'uomo! Quando ero piccola veniva sempre alle mie feste di compleanno e faceva il mangiatore di fuoco! Ma, tu sei di qui?

- Di nascita, diciamo. Sono appena tornato da un lungo viaggio.

- Non ci credo, Bruce! Come sta? Lo vedo spesso ma è da tanto che non ci parlo...

- Bene, è in grande forma. Be, ci deve sopportare d'altronde!

- Ci?

- Sì, ho un fratello, ma non mi piace molto parlare di lui, raccontami ancora qualcosa del posto.

E inizio a raccontargli tutti gli aneddoti di tutte le persone che abitano Annville, lo avverto di stare alla larga da Anne, di conoscere i miei amici, di non farsi troppo vedere da Katherine se non vuole rischiare di essere violentato da lei e i minuti passano. Le ore passano.

Arrivano le sette ed è tempo di rientrare. Ci alziamo dalla panchina e camminiamo in mezzo alla nebbia, altra bella peculiarità di questa cittadina.

- Vieni spesso al parco? - mi chiede Dave.

- Sì, rimango per ore e ore su quella panchina. È un posto tranquillo. A volte d'estete ci vengo anche a dormire per non sentire le lagne dei miei cugini.

- Ma non hai paura che qualcuno ti faccia del male? - mi chiede con voce seriamente preoccupata.

-Manno! Qui a Annville non succede mai niente.

- Mmm... non si sa mai che qualcosa cambi.

- Che intendi dire?

- No, niente, quella è casa tua? - dice indicando quella che è effettivamente casa mia.

- Sì, come fai a saperlo?

- Ah, be ti ho vista uscire sta mattina! È per questo che ho chiesto subito a te informazioni, mi sembrava già di conoscerti. - mi sorride. Ha un sorriso davvero dolce e bello, le sue guance si piegano leggermente agli estremi delle labbra, ma niente fossette.

- Che c'è? - mi chiede.

- No, niente tranquillo. Buonanotte e grazie della compagnia. - non voglio che sappia che sono pazza.

- A domani - dice e gli do un bacio sulla guancia.


Opposite Twins ~ The Villain and The GoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora