Ventidue|Simmer Down

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"Ashton fermati!" Provo a richiamarlo,ma niente, non mi degna minimamente di uno sguardo, continua dritto per la sua strada e la cosa mi sta facendo impazzire.

"Ashton ti ho detto di fermarti. Subito!"Adesso provo ad urlare il più minacciosamente possibile.
Non mi esce molto credibile ma evidentemente lo è abbastanza per far si che si volti verso di me.

"Che vuoi Delilah? Dirmi che non dovevo trattarla così? Mi dispiace ma se lo merita, quindi se sei qui per farmi la ramanzina puoi anche andartene, grazie mille." Che scorbutico.

"Non voglio farlo."
Oh si che voglio, ma questo non è nè il luogo nè il momento giusto. Però mio caro Irwin puoi star certo che la ramanzina arriverà eccome.

"Cosa?" Chiede sorpreso.
Sbuffo, non voglio ripeterlo, so che ha capito benissimo non c'è bisogno di farmelo dire nuovamente.

"Hai capito benissimo."

"Allora perché sei qui?"

Bella domanda Ashton.

"Voglio portarti in un posto." Gli tendo la mano ricordandomi dell'immensa piscina.

Lui titubante afferra la mia mano, così lo trascino fino al bordo di quella gigantesca vasca.
Mi tolgo immediatamente il vestito e le scarpe mentre lui se ne sta lì, a fissarmi come un deficiente.

"Delilah è vietato!" A sentire quelle parole mi scoppia una risatina.
Che fine ha fatto Ashton Irwin? Il ragazzo a cui non è mai interessato un bel niente delle regole, perchè era lui che le stabiliva?

"Da quando t'importa cosa è vietato e cosa no?" La sua espressione passa da infuriata, a preoccupata, a corrucciata fino a rasserenarsi.
Finalmente si decide a spogliarsi e poi si blocca, coperto solo dalle sue mutande, a bordo piscina.

Immergo un piede dentro e con piacere sento che l'acqua è perfettamente tiepida.
Mi volto ed Ashton è ancora lì imbambolato, non capisco davvero cosa gli stia prendendo.
Vorrei solo che mi parlasse e che mi dicesse cosa lo turba in quel modo.

"Dai Ash, entra." Lo sprono.

"Non lo so Lilah, non dovremmo essere qui." Alzo gli occhi al cielo e mi immergo in quell'acqua così piacevole.
Vorrà dire che mi godrò il bagno da sola.
Quando riemergo Ashton sta scendendo lentamente le scalette, come una quindicenne con le mestruazioni.

"Muoviti, si sta benissimo." Cerco di incitarlo a scendere un po' più velocemente, nuotando a dorso verso di lui.

"Sto arrivando cazzo", lo dice mentre scende alla velocità di una tartaruga tramortita.
Alla fine il signorino riesce a tuffarsi e in poche bracciate mi raggiunge.
Siamo vicini, molto vicini, riesco a sentire il calore del suo corpo che si fonde al mio.
Rimaniamo in quella posizione, guardandoci negli occhi per qualche minuto.
Non ci tocchiamo, ma l'acqua è terribilmente calda.
Dopodiché mi afferra per i fianchi alzandomi fino a farmi uscire dall'acqua e poi mi getta, di nuovo, di peso all'interno della vasca .
Quando risalgo in superficie non vedo niente a causa dei capelli davanti al volto, ma lo sento ridere e la cosa fa sorridere anche me.
La sua risata mi scalda il cuore, è contagiosa.

"Grazie." Dice quando ci riavviciniamo, ma io non riesco davvero a capire per cosa mi stia ringraziando.

"Di cosa?"

"Per non esserti infuriata con me per aver parlato in quel modo a mia madre." Sorride triste e so per certo che non sta affatto bene, vorrei poterlo aiutare in qualche modo, davvero, ma lui è impenetrabile.
So benissimo che ho solo scalfito la superficie e che sotto c'è molto di più, cose che lui non mi farà mai sapere, almeno non di sua spontanea volontà, ma io lo conosco meglio di quanto pensa.

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