"Don't leave me alone." #30

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Mi sembrava ancora una volta tutto fottutamente irreale e confuso, la mia abitudine di dare la colpa ai russi per aver inventato la vodka, prese il sopravvento anche in quel momento, dove nemmeno io avevo realizzato quello che avevo appena detto. 
-a me non più- come se io ci fossi passato sopra, come se fosse proprio lui quello che c'era stato tamente male da riursi uno schifo e rinchiudersi fra quattro mura solo per evitare tutti quegli sguardi che lo giudicavano come avevano sempre fatto. 

"Ho sbagliato.. Ben.." 
Disse, non appena, come una scossa elettrica le nostre iridi si incontrarono, non risposi, non sapevo cosa dire,  non volevo parlare, dato che detestavo il fatto che lui mi vedesse in quelle condizioni.
Spostai lo sguardo  da lui, passandolo sull'asfalto, e la sua mano mi sfiorò il viso facendomi sobbalzare indietro. 

"Non mi toccare" 
sibilai piano, strattonando il mio polso dalla sua presa, imponendomi di non sentirmi male, non volevo essere aiutato, non da lui, non volevo nemmeno che mi toccasse, che mi guardasse o che anche solo per un'istante, ripensasse a tutto quello che avevamo passato.
Parve sorpreso alle mia parole, mi tolsi la giacca dalle spalle e gliela appoggiai sul petto, spingendolo così di poco indietro, tremavo e balbettavo ma ero deciso a non volergliela dare vinta. 
Tirai su con il naso, sentendo il freddo pungente su di esso e il bruciore di un probabile sanguinamento, girai attorno alla macchina e ci entrai, cercando in modo, ora disperato, il mio inalatore. 
Come previsto non si arrese, mi seguì in silenzio mentre il mio respiro si faceva più affannoso e corto per il panico di non trovare quello che cercavo. 
Mi sfiorò la spalla con la mano e mi voltai a guardarlo, una cosa istintiva, che nemmeno io seppi controllare. 

"Non ti è forse chiara l'affermazione -non mi toccare- eh? per cosa sei tornato dimmelo, ah no scusa, non avevi niente da fare e così sei tornato in città tu con quella cazzo di targa, quegli anfibi, quelle mani calde e con quegli occhi, hai davvero avuto le palle di tornare qui hm? di tornare da me, di seguirmi, in una serata dove non ho voglia di fare un cazzo, e ho tanto meno voglia di vederti, tanto meno di avere la tua cazzo di giacca sulle spalle, preferisco morire di freddo.. oh no.. ora ti importa qualcosa, bravo, mio eroe.. e perdonami se non ti salto in braccio e non ti bacio ma non è serata" 

Pronunciai quelle parole con un tremolio nella voce e scesi dall'auto, sbattendo con tutta la rabbia possibile, lo sportello alle mie spalle, camminai, lontano e venni seguito, percorsi tutto il parcheggio ispirando quanta più aria possibile, regolarizzando il respiro, le lacrime che calde aveva preso a rigare il mio viso, venivano asciutte dai miei polsi che facevano bruciare tutto il resto della faccia. 
Arrivai alla ringhiera d'ingresso per l'Autogrill ormai chiuso e mi ci accasciai, ripetendomi che era solo un brutto sogno, il petto era  in fiamme, così come la gola e la mia testa, era tutto confuso, estremamente confuso, e mi sedetti, tenendomi la testa con le mani. 

"Ti porto  casa" 
lo sentì mormorare, prima di accasciarmi su me stesso e  scoppiare in un pianto silenzioso ma doloroso, che in un qualche modo faceva uscire al di fuori tutto il dolore che avevo provato. 

"Sono stato mesi. . ad aspettarti Dean, notti intere a fissare il telelfono, ed in cambio ho ricevuto solo e soltanto silenzio, in cambio dei pianti, delle lacrime, mi alzavo nel cuore della notte, ho avuto attacchi di panico, ti ho sognato okay? ho smesso di vivere.. in tutto questo non mi hai nemmeno pensato in un messaggio o in una stupida chiamata..ma non ti importava e guardacaso ora vuoi farmi credere il contrario, non serve che mi porti a casa, so guidare benissimo da solo" 

"Sei ubria..." 

"Sono cazzi miei okay? che faccio un'incidente e muoio sul colpo sono solo cazzi miei, per quanto mi riguarda poteva essere già successo" 

"davvero credi che non me ne fotta un cazzo di te?"
disse fermo,  togliendosi ancora una volta la propria giacca che mi poggia sulle spalle.

"Non lo credo, ne sono certo e tieniti la tua stupida giacca, fammi morire di freddo, non mi interessa la tua pietà"

His green eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora