"Caffé" #1

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Come mio solito rimanevo in caserma a rimuginare su tutto quello che avevo fatto durante la giornata, pensando e cercando nuovi indizi da presentare poi, contro una causa che trattavano ormai da mesi, non era niente di che, omicidi, su omicidi, causati sempre dalle stesse persone.
Mi distolse dai miei pensieri la suoneria del mio cellulare che si illuminò affianco a me, facendomi balzare dalla sedia; il mio ragazzo insisteva sul volermi sentire, si preoccupava per me e voleva stessi bene, sapeva che ero molto stressato e cercava di rendersi utile venenendo ogni santo giorno a portarmi il caffettone di Starbucks, preoccupandosi di chiedermi se volessi che lui restasse con me; ma era ovvio che io rispondessi no, quindi se ne andava e mi toccava liquidarlo con un "ti chiamo dopo".
Il caffè era ormai freddo e il telefono continuava a squillare, la mia testa stava scoppiando ma non riuscivo a trovare collegamenti, in tutti gli omicidi o quasi era presente del sale, nella mia testa si affollavano domande su domande, portandomi all'esasperazione. Erano le 4.OO di mattina ed io ero su una scrivania affiancato da due ventilatori che mi scervellavo come un disperato.
Dopo tre buoni minuti il telefono smise di squillare e mi immaginai lo sguardo di Kyle che scuoteva quei ricci,.rannicchiato sul letto in attesa di una mia risposta o di un mio messaggio; Ma avevo tempo per farlo? forse, ma dovevo rimanere concentrato. Nello spostare i fogli e le cartacce sulla scrivania che era tutto tranne che ordinata, scorsi entrambi i fascicoli dei due fratelli Winchester, leggendoli e rileggendoli fino a imparare a memoria quello del più grande, Dean. E continuavo a non capire.
Avevano perso la madre in un incendio avvenuto per cause sconosciute, e il padre era morto poco tempo prima in ospedale.
Che fosse una reazione dovuta alla depressione di rimanere soli? Due bambini piromani? hm. Tutte queste domande mi perseguitavano per giorni e non mi facevano stare tranquillo.
"Wood cosa ci fai ancora in piedi?" Mi distolse dai miei pensieri lo sceriffo che irruppe nel mio ufficio con il suo solito modo, poco carino.

Stesso problema signore.. voglio capire, tutto qui."
Risposi bevendo un sorso di caffè freddo che allontanai subito dalle labbra con una smorfia.
"Benjamin è una settimana che non dormi, ho capito che ci tieni ma vai a casa, il tuo ragazzo è preoccupato per te, torna domattina e poi ne parliamo assieme. Vai da lui, è disperato "
Disse il mio capo incrociando le braccia al petto.
"Sì..ha ragione signore la sto prendendo troppo sul personale.. le chiedo scusa ora vado"
E nel dire quelle parole, raccattai quelle cartacce in un blocco unico, fra cui anche entrambi i fascicoli e riposi tutto dentro la mia valigetta.
"Buonanotte Benjamin"
disse autoritario.
"Buonanotte capo"
Risposi prendendo la mia valigetta e superandolo, timbrando il cartellino e uscendo, pensando a dove avessi parcheggiato mentre dal cielo nuvoloso, iniziavano a piovere e a diventare sempre più fitte, quelle che erano goccie di una pioggia estiva. Mi misi a correre come un disperato poggiandomi la valigetta sulla testa, fino ad arrivare alla macchina, dove entrai tutto fradicio e mi addormentai sul sedile.
Mi svegliai di colpo nel sentire una nocca picchiare sul finestrino, quel giorno era il 3 maggio e sarei dovuto essere in vigilanza in tribunale,durante il processo di Dean e non dovevo mancare assolutamente.
Guardai l'orologio confuso, avevo dormito due ore piene e mi stropicciai gli occhi, mettendo a fuoco la figura che mi aveva svegliato. Abbassai il finestrino e sospirai nel dovermi subire la sua romanzina.
"Buongiorno"
Sorrisi assecondandolo e dalla sua faccia, sembrava non essere contato.
"Ti sembra un buongiorno Ben? Ti chiamo e non mi rispondi, chiamo in caserma e mi dicono che sei a casa, ma a casa non ci sei e io che mi dispero. E dove ti trovo? a dormire nel parcheggio.. hai qualche problema con me? dimmelo sai? si sitemerà tutto.. ti voglio solo a casa, e voglio poter fare l'amore con il mio ragazzo"
Disse gesticolando come suo solito e io come il mio, ignorai metà del discorso annuendo a casaccio.
"Tel'ho detto Kyle.. è il mio lavoro, tu hai voluto stare con me lostesso.. ora devo andare.. ti chiamo appena termina il processo"
E con uno sbuffo aprì la portiera e balzai in piedi.
"Dai vieni a casa.."
Mi poggiò le mani sul petto ed io lo strinsi dai fianchi, guardandolo.
"Kyle sono in vigilanza.. "
Sussurrai piegando le labbra di lato.
"Chiamami dopo hm? Stasera Nicole è da sua mamma se non torni tardi pensavo di.."
Mi sorrise malizioso., facendo scendere una mano dentro la tasca inferiore dei miei Levis.
"Come vuoi ora fammi scappare,devo anche farmi la doccia"
tagliai corto
"Un bacino? uno di quelli pieni di passione hn?"
mi baciò ripetute volte l'angolo della bocca.
"Devo scappare piccino"
Lo baciai velocemente sulle labbra e mi diressi verso l'entrata, intenzionato a capirci qualcosa su tutta quella storia.

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