"Conti in sospeso" #9

101 11 1
                                    

Posso percepire una leggera eccitazione nella sua voce, quasi volesse avvisarmi di cosa stesse per dire o fare.
Rimango spiaccicato contro la porta e con gli occhi puntati sui suoi, allungo un braccio dietro la schiena per cercare la maniglia, in modo da aprire la porta e darmela a gambe.
"Non ci provare Benjamin"
Disse alzandosi dalla sedia con uno scatto, facendomi completamente abbandonare l'idea di scappare.
Non avvicinarti di più ti prego.
"D-di che dobbiamo parlare?"
sussurrai più a me stesso ma lui riuscì comunque a sentirmi.
"Davvero me lo stai chiedendo Benjamin, sai che abbiamo diverse cose in sospeso si?"
è sempre più vicino.
"Non abbiamo nulla in sospeso, non ho nulla da dirti, non devi sapere niente.. o-ora torna seduto che chiamo il mio capo e ti faccio riportare in carcere, dov'è Samuel?"
Rimasi appiattito contro la porta mentre ormai lui era di nuovo su di me, e ne approfittò per circondarsi il bacino con una mia gamba, sorridendo nel vedermi arrossato e eccitato.
"Fai troppe domande sbirro"
Mi afferrò la cravatta e mi attirò a se con uno strattone.
Fanculo!
Deglutìì a vuoto tenendo gli occhi ancorati ai quelli del biondo, mentre lui faceva del mio cervello, una zuppa di fagioli.
"Dov'è Samuel?"
Ripetei con un leggero tremolio nella voce.
"Dov'è Samuel?"
Sorrise e mi guardò con un sorriso beffardo.
Ti prendo a schiaffi Winchester.

"Guardami Ben, guarda quella scrivania, e la rapidità in cui io so slacciare una cravatta"
Con un movimento rapido, entrambi i vertici della mia cravatta se ne stavano penzolanti, sul petto e neppure il tempo di alzare lo sguardo che la sua mano avvolse il mio collo, facendomi sbattere la testa contro il legno duro.
"Potrei davvero ucciderti"
sussurrò al mio orecchio con tono calmo e pacato.
"Non mi fai affatto paura, non sei un'assassino, non faresti mai male ad un'umano"
sussurrai mordendomi il labbro e sentendolo mollare la presa con un'imprecazione.
"Ti piacciono le sfide Benjamin"
sussurrò, afferrando il colletto della mia camicia e divaricando le braccia in modo da far saltar via i primi bottoni.
Mi lasciai scappare un ansimo e socchiusi gli occhi.
"Amo i tuoi tatuaggi, lo sai questo? e poi il tatuaggio che inizia dal collo e continua per le spalle fino al polso, lo trovo eccitante"
Sussurrò al mio orecchio leccandomi lentamente la distanza che c'era fra il collo e la parte di pelle rimasta scoperta dalla camicia, e dio santo era una sensazione bellissima.
I suoi capelli mi solleticavano il viso mentre era intento ad occuparsi del mio collo, cercando di lappare e leccare quanta più pelle possibile, lasciando anche in quel caso, visibili segni viola.
Con un'altro movimento mi trovai con la camicia slacciata e priva di bottoni, con il cuore in gola e l'eccitazione alle stelle.
Dannati skinny super comodi, ora la mia erezione sembra un Bengala e non certo per colpa mia. Mi tolse la camicia, afferrando il tessuto dalle spalle e tirandolo indietro, mentre, lentamente, con le mani ormai libere, mi teneva ancorato a se e al muro, spostando subito dopo una di esse a stimolarmi un capezzolo, stringendolo fra il pollice e l'indice, portandomi a gemere di piacere.
Tenevo gli occhi socchiusi e lui mi era praticamente stampato sopra , che continuava a procurarmi piacere attraverso uno dei miei due bottoncini, oramai turgidi entrambi.
Poco dopo lo vidi abbassarsi di poco e sentì anche quella lingua e quella bocca attorno ad esso che ora era più duro che mai, e pieno della sua saliva.
"Scommetto che il tuo ragazzo ti ha scoperto i succhiotti"
sussurrò ansimante alzando quei pozzi verdi a guardarmi, lasciadomi a bocca semiaperta ancora col fiato corto.
Gnugnì di disapprovazione e strinsi nel pugno i suoi capelli dietro la nuca, spingenolo nuovamente verso il mio copo, ignororando la sua domanda.
Lo vidi sorridere, e ciò fece sorridere anche a me, scuotè la testa e tornò a fare "il suo lavoro" con la lingua sul mio capezzolo, lentamente.
"Ben"
Una voce familiare eccheggiò da dietro la porta, seguita a dei colpi bussati.
Dean mi tappò la bocca ed io socchiusi gli occhi, facendo scattare la sicura alla porta.
"So che sei arabbiato con me, mi sono comportato male stamattina e io.. ti ho portato un caffè, aprimi"
disse provando ad abbassare la maniglia.
"Perfavore Ben io, ho staccato dal lavoro ora e ti porto a mangiar qualcosa ma esci di lì, e abbracciami"
Strizzai gli occhi accorgendomi che Dean aveva ricomincato a succhiare in silenzio il mio bottoncino di pelle, premendomi con più forza la mano sulla bocca e facendomi soffocare un gemito.
"Ben perchè non mi rispondi, m-mi fai preoccupare, ti ho portato il caffè di Starbucks, so quanto tu lo ami"
ripete la voce preoccupata di Kyle facendomi sentire una totale merda.
"I-io lo lascio qui davanti alla porta e torno a lavorare, chiamami più tardi se vuoi"
Sbuffa e sentì i suoi passi allontanarsi, lasciandomi andare a quello che apparì come un gemito.
Quei dannati denti e quel lavoro di lingua.
"È andato?"
sussurra staccandosi e leccandosi le labbra, spostando gli occhi sui miei.
Annuì velocemente sentendomi per poco tempo, una merda assurda.
Sembrò intuirlo e salì sul mio collo a baciarlo portandomi ad afferrare entrambi i lembi della sua maglia arancione e a tirarla verso l'alto, liberando da essa il suo petto, liscio e musoloso.
Mi guardò, sorrise, come per vantarsi del suo fisico.
Lo vidi scuotere la testa e sollevarmi anche l'altra gamba, lasciando cadere la camicia e premendomi le mani sui glutei, per poi sollevarmi , camminare verso la scrivania, che liberò da tutto con un movimento di avambraccio.
Mi lasciò cadere di schiena sul piano di legno battuto e si preoccupò di staccare il telefono d'ufficio dalla presa con un brusco movimento, aprofittandone, per levarmi velocemente le scarpe e per mettersi fra le mie gambe, che divaricò, poggiando entrambi i palmi aperti sulle ginocchia, riuscendo, stranamente, a farmi gemere nuovamente.
Vaffanculo a tutto, davvero.
Serrai la mandibola gettando la testa indietro e avvolgendo le gambe attorno al suo bacino.
"Vedo che impari in fretta sbirro"
Sussurró con voce roca al mio orecchio.
Annuì velocemente sentendo in poco tempo le sue mani maneggiare il bottone dei miei jeans arrivando ad abbassare la cerniera e a sfilarli con un brusco movimento, dopo aver afferrato saldamente due lati oppostu che fino a pochi secondi se ne stavano sui miei fianchi.
"Devo fare piano bambolina?"
sussurrò gettando i pantaloni in un angolo indefinito dell'ufficio.
Come cazzo mi hai chiamato?
"Co-come mi hai ch-chiamato?"
Avvampai e presi a balbettare.
"Bambolina.."
Sussurró passando una mano sul mio interno coscia che strinse nella mano.
Gemetti e mi morsi il labbro.
Oddio. okay mi ha appena dato un soprannome, calmo.
Mi prese dalle coscie e mi attiró verso il suo corpo, divaricandomi le gambe e passando entrambe le mani sui miei interni coscia più volte.
"T-ti prego"
ansimai in cerca di sollievo.
"Mi preghi hm? e cosa vuoi che ti faccia?"
mi provocó sottovoce.
Inarcai la schiena e lo sentì emettere un gemito grutturale
Prendimi qui, ora, adesso, cazzo!
"Sei bagnato Benjamin?"
disse con voce ferma incastrando le nostre iridi.
Come se non te ne fossi accorto.
Annuì velocemente.
"Rispondimi, si o no?"
Porco cazzo la tua voce.
"S-si"
balbettai in un sussurro.
"No Benjamin non ti ho sentito, ora te lo richiedo... sei bagnato?"
si chinó su di me, lasciando una mano sul mio interno coscia, mentre l'altra se ne stava poco distante dal mio viso, sulla scrivania, permettendogli di stare su di me, ma senza far toccare i nostri corpi.
"Si"
avvampai e mi morsi il labbro.
"Se non alzi la voce ti piego a 90° contro quella porta e ti sculaccio okay? Sei bagnato Benjamin?"
sussurró stringengo la presa sulla pelle sensibile sopra cui aveva la mano.
Ti prego fallo!
"Sì, sono bagnato!"
alzai la voce ansimante e lo guardai negli occhi.
Sorrise.
"Con me sono vietati i sussurri, devi urlare Benjamin e se farai il bambino cattivo mi toccherà punirti, sono stato chiaro?"
Gnugnì annuendo.
"Non ho sentito bambolina"
e con quelle parole colpì a mano aperta l'interno coscia facendolo schioccare nell'ufficio.
"Si, si ho capito"
Urlai inarcando la schiena ansimante e accaldato.

His green eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora