"Il gioco è bello quando dura poco" #29

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Senza nemmeno dover dire una parola, dopo una mezzora eravamo entrambi ubriachi, di nuovo su quella panchina, dopo una bottiglia di Martini a testa.

"Dovremmo andare a casa"
barcollò Harry sedendosi..affianco a me

"Non posso guidare"

"Oh ma è fantastico"
Sbroccó il più basso alzandosi in piedi e girovagando lì attorno come uno zombie.
Mi poggiai allo schienale della panchina e gettai la testa indietro prendendo un grosso respiro.

"Andiamo a ballare?"
Mi interruppe la voce del riccioluto.

"A ballare?"

"Dai.. stanno mettendo la musica bella"

Feci spallucce alzandomi e camminando con le mani in tasca verso l'interno della casa, seguito da Harry.
Una volta dentro mi avvicinai al tavolo dei drink, ordinando un Long Iland che sorseggiai a sorsi lunghi e carichi portandomi in poco tempo a non capire nulla ed a muovermi in mezzo alla pista come un totale idiota.
Harry era davanti a me che ballava anche lui.. era brillo e reggeva bene l'alcool, a differenza mia che non ci vedevo nemmeno.
Mi sentí tirare dai fianchi ed andai a premere la schiena contro un petto magro ma muscoloso, due mani di muovevano sul mio petto e non ci volle molto a capire che si trattava di un ragazzo.
Si muoveva dietro di me, strisciando la propria patta contro le mie natiche, mi appoggiati con la nuca al suo petto e anzi mai chiudendo gli occhi, in poco tempo mi prese dalle spalle e mi fece girare spingendomi a sedere sopra un cubo poco distante.

"Evan.."
Mormorai con un filo di voce

"Taci Benjamin"
Mi venne di fronte e poggió le mani ai lati delle mie coscie e fece toccare le nostre fronti.
Mi scappò un ansimo quando i suoi denti presero fra di essi un lembo di pelle del mio collo.
La musica era diventata ancora una volta assordante e avvolsi le mie braccia al suo collo.

"Benjamin non hai idea di cosa ho intenzione di farti"
Sussurró al mio orecchio provocandomi.
Sgranai gli occhi ma non per questo lo spinosi via, ero curioso di vedere fino a dove si sarebbe spinto.
Mi morse piano il lobo e chiusi gli occhi mentre introduceva le mani sotto la mia maglietta scendendo a carezzarmi le natiche da sopra i Jeans.

"Se solo tu.. Mi dicessi che vuoi lo stesso, potrei darti un'assaggio di cosa h0o intenzione di farti"

Emisi un grugnito mente conficcavo le unghie nel suo collo, non sembravo fargli male, ma bensì tutto questo in un qualche modo a me sconosciuto, faceva male a me, non ero quel tipo di persona e non dovevo ne volevo, diventare tale, Evan era un bellissimo ragazzo ma la mia intenzione non era quella di portarmelo a letto, ne di andarci in bagno, ne di farmi fare chissà quale cosa avesse in quella testolina.
Lo spintonai con i respino affannoso, preso da tutto quel trambusto.

"Lasciami Evan.."

mormorai ormai senza voce cercando di allontanarmi da lui, pensai a cosa avrebbe fatto Dean se mi avesse visto con uno che non fosse lui in condizioni simili, lo avrebbe preso e sbattuto al muro, preso a pugni, e poi sarebbe corso da me e mi avrebbe portato a casa, come l'ultima volta, a differenza che sarebbe rimasto, o almeno, avrei voluto fosse così anche l'ultima volta.

"Hai cambiato idea nanetto hm? cosa c'è? ti manca il galeotto, da quando è andato via non fai altro che pensare a lui sai? ti sfotte tutta la caserma, anche solo per il fatto che vivi in ufficio e non hai una casa"

Sentì quelle parole affondare in me come fossero lame, e fece ancora più male come se sopra quei tagli profondi veniva cosparso del sale, ancora e ancora, le ferite tornarono scoperte, tutto quello che ero riuscito ad affogare nell'alcool lui lo aveva portato in superficie e sicuramente me ne ero appena reso conto che c'era sempre stato, ma che avevo smesso di piangerci su, ma non come in quel momento.
Le lacrime, la rabbia, tutte le emozioni che potevo provare, anche da ubriaco, anche da strafatto, anche da sobrio tutto quello che per quasi un'anno avevo soffocato ora era emerso e per quanto i miei sforzi fossero grandi, realizzai quando ormai era troppo tardi, quello che stavo facendo.
Mi ritrovai a cavalcioni su di lui in lacrime, che colpivo ripetutamente la sua faccia che mano a mano si riempiva di tagli e graffi, ricordo vagamente cosa successe dopo, mi colpì, perchè mi ritrovai a terra, sporco del mio stesso sangue.
Avevano acceso le luci, le persone si erano dimezzate di circa un quarto ed io non ero che solo su un cazzo di divanetto, scomodo come il lunedì.
Mi misi seduto, mi guardai attorno stordito e notai che dall'altra parte della stanza c'era Evan, nelle mie stesse condizioni e non mi ci volle molto prima di realizzare cosa mi avesse effettivamente detto ore prima.
La voglia di alzarmi e di finire il lavoro era alta, ma quando mi toccai il viso e notai che era piuttosto gonfio, dolorante e sanguinante, decisi di evitare casini, alzandomi e dirigendomi verso la mia macchina, non notando stranamente la presenza di Harry dietro di me.

Stupido, cretino, imbecille

E la cosa forse più stupida era che, avevo reagito d'impulso ad una affermazione veritiera, ad una affermazione che diceva la verità senza ombra di dubbio, avevo rovinato una festa scagliandomi contro il festeggiato, aveva iniziato a piovere ed io ero di nuovo solo, senza la traccia di Harry o di uno dei suoi abbracci appiccicosi e odiosi, come lui d'altronde.
Arrivai alla macchina e mi piazzai dentro di essa accasciandomi sul volante, la faccia continuava a farmi male e dal labbro, scendevano fiumi di sangue, che arrivarono fin sotto il mio collo, il sopracciglio, non era da meno e con lui lo zigomo, e un bellissimo occhio nero da prima pagina, da primo zimbello, dato che a quanto capito Evan non era l'unico a pensar queste cose di me.
Direzionai lo specchietto, inserii la chiave, e sbuffai esausto, sul punto di pingere, provndo a farmi forza, spinsi sull'accelleratore, vedendo la macchina muoversi, ero ancora unbriaco, bagnato, infreddolito, ridotto ad una merda e non sapevo nemmeno come sbattere la testa.
Ero solo, finalmente quei "levati dalle palle" detti a Harry erano contati, finalmente ero solo, solo io, la notte, il freddo, l'alcool, una faccia sfigurata e senza sigarette.
Fermai l'auto in mezzo alla strada rimanendo a fissare un punto fermo immobile difronte a me, abbassai lo sguardo di poco e quando lo rialzai notai una macchina in sosta davanti a me, lessi la targa e il sangue mi si gelò nelle vene, mi tremarono le mani tanto che mancai la chiave più volte, deglutì, veloce, accelleratore e via, la superai senza nemmeno voltarmi indietro, e quando mi accorsi che quest'ultima mi seguì, divenne un vero e proprio inseguimento senza sirene o cos'atro.

No Ben, non è lui, no Benjamin sei ubriaco ferma la macchina

Accesi la radio, alzai il volume e cercai di prendere quante più strade possibili per cercare di evitare quella macchina che sembrava intenzionata a capire la mia meta, continuavo a tremare, avevo freddo ma in contemporanea sudavo freddo, non avevo il mio inalatore con me, e non mi importava, volevo solo allontanarmi il più possibile da lui e da tutti i ricordi che stavano tornando nella mia mente in quel momento.
Attacco di panico? forse, ma non avevo il tempo di pensarci.
Minuti interi al volante, passati a piagnucolare sotto canzoni mai sentite, e come non detto ero pronto a guidare per una notte intera, quand'ecco che la spia della riserva mi si accende ed io non posso far altro che andare veloce e avanti in cerca di un Autogril o quando meno di un distributore di benzina.
Ho smesso di sperarci, non sarà l'unica Impala del 67 presente sulla faccia della terra no?
Decido di calmarmi, l'alcool e la pessima serata possono giocare brutti scherzi, cerco di asciugarmi le lacrime con i lembi della maglietta, e mi fermo nel parcheggio di un Autogrill, respiro e mi riprendo, dò una controllata allo specchietto e noto che la macchina è di nuovo dietro di me.

La targa Ben, la targa Ben..

La mia mente mi porta a sbirciare nuovamente mentre quella macchina parcheggia, sgranai gli occhi e un pugno allo stomaco mi colpì alla sprovvista, ghiacciando il sangue presente nelle mie vene, iniziai a perdere un battito e poi un'altro ancora, le mie mani tremarono e leggei quelle fottute lettere:

KANSAS
K A Z 2 Y 5


Ancora, ancora e ancora, l'ansia cresceva e udì il motore dall'altra parte spegnersi.
Lo vidi, era lui, a 50 metri da me, era lui, era Dean, era Dean Winchester, ed io ero nella mia macchina tremante di freddo che con le mani cercavo il mio inalatore, sperando di non averlo lasciato alla festa.

sotto al sedile;
nel sedili posteriori;
affianco a me

butto tutto per aria, mentre le mani continuano a tremare e un senso di vomito si fa spazio dentro di me, senza pensarci due volte, apro la portiera cacciando fuori da essa il mio viso, sfigurato ed ora diventato bianco e pallido per la situazione, prendo grosse, imbarazzanti, boccate d'aria mentre lo posso intravedere ad un metro da me a braccia incrociate, riconosco i suoi anfibi, riconosco il suo profumo, la macchina e so anche il modo in cui mi sta guardando anche se non ho il coraggio di alzare il viso ed incrociare i suoi occhi.
Mi faccio forza e scendo dalla macchina, ignorandolo completamente, e mi vado ad accasciare dalla parte opposta dell'auto, mentre le bastonate dell'ansia mi fanno in poco tempo vomitare tutto e farmi stare, ulteriolmente male.
Sento dei passi e rimango accasciato, e poi una giacca calda sulle mie spalle che mi fa sobbalzare, torno con la schiena appoggiata al copertone e mi stringo nella giacca, guardandomi i piedi, che trovo piuttosoto interessanti.

"La tua faccia, Benjamin"
La sua voce si potè udire sotto la pioggia leggera.

"Strano che tu te la ricorda ancora sai?"
mi morsi entrambe le labbra che doloranti mi impedisero di piangere, strizzai gli occhi e deglutì saliva mista a sangue.

"Che cosa è successo?"

"Ora ti importa, bhe sai che ti dico, a me non più"
Cercai di alzarmi in piedi, barcollante e ridotto di uno schifo totale, pronto a restituirgli la giacca e infilarmi in macchina, ma mi boccò un polso contro la lamiera, costringendolo a guardarlo negli occhi, le gambe cedettero e per poco non caddi per terra.


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