Capitolo 11

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Lui era il mio mare. Era la voglia di vivere che pulsa appena al di sotto della pelle. Tra le vene, nel sangue.

-2 al saggio.

Non dormii niente la notte, pensavo al grande casino che avevo in testa e a come risolverlo. Non potevo utilizzare nessuna sfera di cristallo per prevedere il futuro, non ero nelle favole, ma nella realtà. Dove nulla è bello, e si deve sudare per realizzare i propri sogni. Dopo mille anni mi alzai dal letto, scesi e trovai un altro dei soliti biglietti da parte di mio fratello "Mi dispiace ma sono andato da Antonella, c'è un pezzo di pizza nel frigo". La solita scusa che usava per dire che avevano scopato e restava da lei.

Aprii il frigo e quel pezzo di pizza mi sembrava vecchio più di mille anni, aveva un odore cattivo, per non parlare del sapore. Cercai negli armadietti qualcosa da mangiare e cadde a terra una foto, la presi e la guardai. Avevo circa 9 anni ed eravamo andati tutti ad Amsterdam per le vacanze. Guardavo mia madre e avrei voluto tanto che fosse qui per consigliarmi. I suoi occhi castani emettevano felicità. Mi dicevano che le somigliano molto forse per via dei capelli.

Poi trovai qualcosa di commestibile da mangiare dei biscotti. Allora preparai il latte e feci colazione. Lavai i piatti, mi girai e guardai la casa...era un disastro, tutta disordinata e piena di polvere, si vedeva che non era molto curata, ma io ero impegnata con le prove, non la potevo mica pulire, non perché non lo volessi fare, ma per mancanza di tempo.

Ad ogni modo mi dovevo preparare per andare a fare alle prove. Mi feci la doccia e mi sistemai i capelli, una coda semplice. Presi un borsone e misi il ricambio. Mi vestii con un top sportivo semplice e devi pantaloncini. Ancora non avevo la patente visto che avevo fatto diciotto anni da poco, così mi toccò, come sempre del resto, andare a piedi.

Arrivata lì vidi già tutti tranne Jackson, avevo mille pensieri in testa.

"E se lo avevo ferito? O gli fosse successo qualcosa di grave? O addirittura mi avesse abbandonata? Non lo avrei sopportato" pensavo nella mia testa.

Andai nello spogliatoio e appena aperta la porta mi scontrai con lui... Jackson. Mi chiese subito scusa, il suo sguardo aveva qualcosa di strano, non era il solito azzurro che mi faceva impazzire, sembrava che avesse gli occhi grigi, spenti. Non era lui ma un'altra persona.
"Iniziamo a provare!"
Prove contro prove, allenamenti, fatiche, che spero vadano ricompensare alla fine. Quando fu l'ora del finale Jackson sbagliò e cademmo a terra.
"Si può capire cosa ti sta succedendo?"
"Io vorrei capire quello che sta accadendo a te!"
"Ti ho già detto quello che sento per ora, parliamone fuori che qui si prova. Se hai problemi forse non dovresti essere il mio partner di ballo!"
"Lo sai... hai ragione. Io me ne vado."

Uscii dalla porta infuriato e corse. Gli andai dietro perché mi pentii molto di quello che gli avevo detto.

"Fermati!" Urlai.
"Si può sapere cosa vuoi? L'hai detto tu stessa che non dovremmo essere partner visto che abbiamo problemi."
"Jackson l'ho detto in un momento di rabbia, non lo pensavo davvero!"
"Non mi risulta."
"Jackson non puoi mollare ora, lo sai che sono confusa!"
"Katy io ti amo e questo non cambierà. Hai mai provato ad amare qualcuno e non poterlo nemmeno abbracciare perché appartiene ad un'altra persona più fortunata di lui? Questo è un esempio!"
Jackson continuò a camminare.
"Jackson se ti fa felice abbracciami!"

Si girò e si avvicinò a me. Mi abbracciò fortissimo, mi sentivo al sicuro tra le sue braccia.

"Katy so che sei confusa e forse ho esagerato, ma faccio tutto questo questo perché ci tengo a te!"
"Oh Jackson..."
"Ti amo Katy!"
"Baciami!"
"Non lo farò, ancora non sei convinta del tutto. Sei ancora confusa."
"Ma.."
"Andiamo in palestra Katy!"

Andammo in palestra e mi scusai con i ragazzi per lo spettacolo di prima. Ripresimo le prove e andava già meglio. Jackson era più tranquillo e riusciva a prendermi al volo senza fatica.

Finite le prove..

"Katy stasera ci sarà un falò a casa mia, ho pensato di invitare tutto il corpo di ballo.. buoi venire?" disse Klaudia.

"Certo!"
"Ti aspetto alle 7."

Avevo due ore di tempo per prepararmi . Me la presi con comodo e mi feci dare un passaggio da Martina.

Entrai in casa e salutai Klaudia. Aveva una casa molto grande e bellissima, i suoi genitori erano ricchi.

"Accomodatevi fuori che ci sono gli altri!"
"Va bene."

Andai fuori e trovai accesso un fuoco bellissimo. Mi sedertti vicino a Clara e ci raccontavamo storie e arrostivamo marshmallow. Poi entrò lui Jackson. Entrò dicendo un ciao generale, solo vedendolo mi veva strappato un sorriso. Si sedette vicino di me.

"Ciao!"
"Ciao!"
"Ancora scusa per oggi."
"Non fa niente."
"Avrei un regalo per te."
"Sarebbe?"
"So che sai suonare la chitarra così te ne ho comprata una."
"Grazie Jackson è bellissima e poi è del mio colore preferito, blu! La adoro!"
"So che ti sarebbe piaciuta."
"È uno spettacolo!"
"Cantaci una canzone."
"Katy! Katy! Katy!" Dissero tutti in coro.
"Ok, mi avete convinta."
"Mettiti qui sopra, ora ti porto il microfono." disse Erika.
Nel frattempo accordai la chitarra.
"Tieni!" disse Klaudia.
"Grazie."
"Un applauso per Katy!" disse Max.
"Smettetela!"
"Si però canta ora!" disse Larry.
"Va bene."

Cantai la versione acustica di una canzone che mi piaceva molto, Umbrella di Rihanna.

Me la cavavo a cantare, ma non ero nulle di che. Alla fine della canzone tutti mi fecero tutti gli applausi.

"Sembri una pop-star." disse Leonardo.
"Hai spaccato sorella!" disse Cristian.
"Dove la tenevi nascosta sta voce?" disse Clara.
"Altro che il ballo, hai mille talenti, brava!" disse Klaudia.
"Un autografo per favore!" disse Max.
"Non esagerate!"
"Dicono solo la verità brava." disse Jackson
"Grazie!"

Sentite da lui quelle parole facevano un altro effetto.

"Sei un mito alla chitarra!"
"Mi ha insegnato mio padre!"
"Sarebbe fiero di te."
"Lo spero!"
"Fidati, molte vorrebbero essere come te."
"Non credo."
"Invece si!"
"È stata una bella serata ora devo andare."
"Grazie per essere venuta." disse Klaudia.
"Aspetta!"
"Vuoi un passaggio?"
"Accetto."
"Sali un macchina!"

Ero agitata di stare con lui in macchina, mi sentivo nervosa e stavo iniziando a sudare.

"Qualcosa non va?"
"Tutto ok."
"Grazie per il passaggio!"
"Buonanotte."
"Notte!"

Aprii la porta con le chiavi, mi girai e salutai Jackson. Era stata una bella serata e non mi sarei più separata dalla mia adorata chitarra.

Dance with RomeoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora