Capitolo 16

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Quando ero piccola vedevo il mondo dei grandi come un mondo magico, non vedevo l'ora di diventare grande, mi sentivo invincibile, avevo solo una paura: l'uomo nero. "Attento che se dici le bugie arriva l'uomo nero esce dall'armadio di notte e ti porta via" Questo mi diceva mia madre per farmi paura. Mi ricordo la prima volta che dissi una bugia; rimasi tutta la notte impaurita a fissare quel cazzo di armadio, ma non arrivò nessuno, allora dissi una bugia, poi un'altra bugia, poi un altra bugia e poi un'altra ancora, ma l'uomo nero non arrivò mai. E ancora oggi che faccio parte del mondo dei grandi ci sono notti che rimango sveglia presa dal panico, e allora mi nascondo dentro quel cazzo di armadio e mi sento al sicuro perché so che in fondo l'uomo nero non esiste, quello che mi fa paura è il mondo che c'è fuori, e quello che mi spaventa, è l'uomo vero.

KATY'S POV

Dopo una settimana...

Mi svegliai e vidi che ero attaccata a dei fili. Non vedevo bene così mi strofinai gli occhi per vedere meglio. Ero in ospedale, indossavo un camice. Che ci facevo lì? Non mi niente, avevo solo un mal di testa terribile. Cercai di alzarmi e mi aggrappai ad un attrezzo e vidi mille fiori in quel posto. I miei preferiti, le orchidee bianche. C'erano dei biglietti e li lessi.
"Riprenditi Katy."
"Ci vediamo presto."
"Mi dispiace di averti fatto male -J."
Perchè Jackson mi aveva mandato questi fiori? E cosa più importante che ci facevo lì? Uscii fuori e vidi Carlo ed Antonella che mi abbracciarono fortissimo.
"Avevamo molta paura" disse Carlo.
"Menomale che ti sei ripresa." disse Antonella.
"Scusate ma perché sono qui?"
"Katy una settimana fa ti sei buttata dal balcone e non sappiamo perché." disse Antonella.
Ora mi ricordavo tutto, era per colpa di Jackson. Quello stronzo.
"Non lo so nemmeno io perché l'ho fatto. Ma me ne sono pentita molto."
"Ci hai fatti preoccupare, avevo pensato di perderti" disse Carlo.
"Carlo tu non mi perderai mai."
"Allora non farmi preoccupare più."
Lo abbracciai,che cazzo avevo fatto, non dovevo fare quel gesto per lui.
"Tranquillo."
"Comunque se era per Jackson non preoccuparti che gli ho dato una lezione."
Allora mi allontanai.
"C-che gli hai fatto?" dissi con voce preoccupata.
"Quando sei caduta ed è venuta l'ambulanza a prenderti lui era venuto a casa. Tu ti eri buttata da quel balcone e io ero preoccupato anzi che ti perdevo. Tu ed Antonella siete le due cose più belle che mi sono rimaste e vedere che avevi fatto quel gesto per lui mi dava rabbia. Vedendolo in quel giardino, non ho resistito e gli ho dato un pugno."
"Gli hai fatto male?" Ero sul serio preoccupata.
"Un pò, ma Antonella mi ha fermato."
"Menomale." Pensai.
"Visto che ti sei ripresa chiamiamo il medico."
"Va bene."
Chiamò il medico e mi visitò.
"Fortunatamente non si è fatta nulla di grave, ha solo sbattuto la testa. Ma è caduta dal primo piano quindi avrà per qualche altro giorno mal di testa. Non sono affari miei ma se voleva perdere il bambino bastava che veniva qui."
"Cosa?"
"Non sapeva di essere incinta?"
"No, non avevo avuto nemmeno i sintomi."
"Lei è incinta da 3 settimane. Delle volte capita di non avere i sintomi."
"Le posso chiedere un favore?"
"Certamente."
"Non dica a nessuno che sono incinta."
"Non si preoccupi, ma lei non faccia più una cosa del genere."
"Non lo farò mai più."
"Domani mattina la dimettiamo."
"Va bene."
"Si riposi ora."
Andai in camera e non mi sembrava vero che ero incinta. Aspettavo un bambino da Jackson. Ero molto preoccupata, sarei riuscita a badare a quel bambino da sola? Si che lo ero. Ormai ero pronta a superare tutto. L'avrei fatto per quella piccola vita che portavo in grembo. Già al solo pensiero che mi avrebbe chiamato "mamma" mi sembrava strano. Che strana cosa. Già pensavo ai nomi. Vediamo... se era una femmina Alyson o Becky come mia madre. Se era maschio Mirko o Ash. Avevo una passione per i nomi stranieri. Già immaginavo le mie giornate con lui/lei. Ma avevo un problema più grande, come dirlo a Jackson? Visto quegli atteggiamenti che ha avuto nei miei confronti non ero sicura di dirglielo. Ma era venuto a cercarmi e questo significava che di me qualcosa gli importava. Non potevo dimenticare quella scena però, lui e lei. Al solo pensiero mi veniva da piangere. Ma non dovevo starci così male. Lui non mi meritava, era meglio non dirglielo. Bussarono alla porta.
"Si può?"
Mi sembrava Clara ma era strano.
"Ragazze!"
"Vieni qui." Disse Erika
"Com'è che siete qui?"
"Tuo fratello ci ha chiamate e siamo qui." Disse Clara.
"Mi fa piacere avervi qui, mi siete mancate."
"Anche tu!" Disse Agnese.
"Come stai?" Disse Clara.
"Meglio, domani mi rimettono."
"Meglio così e poi andiamo a fare festa." Disse Erika.
"Ma perchè l'hai fatto?" Disse Clara.
"Non lo so nemmeno io."
"L'importante è che ora stai bene." Disse Agnese.
"Ti abbiamo portato una pizza. Sappiamo che il cibo all'ospedale fa schifo." Disse Erika.
"Portatela qui, sto morendo di fame."
"Tieni." Disse Agnese.
"Come sapete che è la mia preferita? Vi amo."
"Conosciamo i tuoi gusti." Disse Clara.
"Dammene una fetta."
"Erika giù le mani, è solo sua! Ahahahah." Disse Agnese.
"Che siete crudeli, tieni."
"Sei proprio senza fondo!" Disse Agnese.
"Ho fame."
"Prendetene una fetta pure voi."
"Va bene." Disse Clara.
"E poi sarei io quella senza fondo?"
"Si!" Dissimo in coro.
Mi stavo divertendo un mondo con loro, erano speciali.
"Scusate ci potete lasciare soli?" Era lui... Jackson.
"Vuoi che andiamo?" Disse Clara.
"Si..."
Si sedette nella sedia e iniziò a fissarmi.
"Bhe che vuoi?"
"Katy io devo parlarti."
"Se vuoi prendermi per il culo non è il caso."
"Chi ti ha detto che io voglio farlo?"
"Jackson ormai non ci casco più. Sono stata ingenua, ti ho creduto, ma ora basta. Non voglio più vederti."
"Katy lascia che ti spieghi."
"Cosa mi vorresti spiegare? Sei solo uno stronzo. Capisco che non ti piacevo ma proprio con la mia ex migliore amica dovevi andare a letto?"
"Katy lei non vale nulla per me. Io voglio solo te. Ti amo Katy e questo non cambierà."
"C-cosa?" Dissi con voce incredula.
"Quello che ho detto. Ti amo."
Allora si avvicinò pronto per baciarmi, i suoi occhi, lui, tutto perfetto. I suoi occhi mi fottevano sempre, ma quella volta no.
"Jackson allontanati."
"Perché?"
"Io non voglio più vederti. Sei solo un immaturo."
"Sto cambiando grazie a te."
"Allora dimmi perché sei andato a letto con Glenda!"
"Io... non posso."
"Ho ragione, sei solo un immaturo."
"Ma una cosa posso dirtela."
"Cioè?"
"Ti amo e i miei sentimenti non cambieranno per te."
"Prima affronta le tue paure. Non posso stare con una persona che non ha nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi!"
"Aspettami e vedrai!"
"Non ti aspetterò tutta la vita, quindi sbrigati!"
"Devo sistemare un paio di cose e poi vedrai."
"

È meglio che vai prima che viene mio fratello."
"Hai ragione, non voglio che mi rompa il naso. Ciao Katy."
Mi baciò la fronte.
"Ciao."

Perché dico io perchè non voleva dirmi il motivo per il cui ha fatto sesso con Glenda?! Non lo capivo quando faceva così. Lo odiavo. Poi che cosa doveva sistemare? Avevo mille domande in testa che solo lui poteva chiarire. Non avevo il coraggio di dirgli del bambino, perché doveva sistemare quelle cose. Che poi non potevo stare con uno che non mi poteva dire le sue cose. Erano le sette di sera e feci una passeggiata in ospedale. Mi fermai e vidi dei bambini dietro una vetrata, che erano dolci, fra nove mesi ci sarebbe stato il mio lì. Che bella sensazione, ora capivo quando mia madre mi raccontava che era incinta di me provava una sensazione strana. quanto mi sarebbe piaciuto che fosse lì con me. Mi avrebbe dato consigli e mi avrebbe appoggiata in ogni mia decisione. Ero più affezionata a mia madre che a mio padre Lorenzo. Non c'era mai per via del suo lavoro, era sempre in affari e andava spesso all'estero. Mia madre lo aspettava sempre a casa e vedevo che era triste. Continuai il giro nell'ospedale, mi stancai e andai in camera. Domani mattina sarei uscita che bello. Sarei tornata alla mia solita vita, amici, danzare, feste, ma non c'era Jackson. Anche se aveva sbagliato e non l'avrei perdonato facilmente mi mancava terribilmente, chissà dove avevo messo quella collana...

L'indomani mattina...

Mi alzai verso le 8 e feci la valigia.
"Andiamo a casa?" Disse Carlo.
"Si."
"Fermiamoci da Antonella che facciamo colazione da lei."
Strana cosa, non vedevo più Antonella come un'oca. Mi sembrava simpatica e scherzosa ora.
"Va bene."
Accese la radio e mise una canzone orribile.
"Cambia canzone Carlo!"
"No, a me piace."
Cambiai dopo mille tentativi visto che lui mi bloccava e misi # fuori c'è il sole.
"Queste sono canzoni orribili, no quella."
"Siamo in estate quindi ci vuole sta canzone!"
"Ma che canzone è, hai dei gusti orribili... È un'estate da vivere!"
"Sese. Allora perché stai cantando la canzone?"
"Mi sono lasciato trasportare, ripete sempre le stesse parole."
"Ammettilo che ti piace sta canzone!"
"Mai. Scendi che siamo arrivati."
Salii al secondo piano, dove abitava Antonella, non ero mai stata a casa sua.
"Ciao Katy!" Disse abbracciandomi.
"Ciao!"
"Entrate dai."
"Antonella dov'è il.. oh scusate..." Antonella e Carlo si stavano baciando e io avevo rovinato quel momento. Non si volevano proprio staccare!
"Oh Katy che ti serve?"
"Dov'è il bagno?"
"Terza porta a sinistra."
Aveva un appartamento da paura! Super moderno sui toni bianco e nero. Ritornata a tavola trovai dei cappuccino e qualche cornetto.
"Quale vuoi? Ci sono vari gusti."
"Quello alla crema."
"Tieni."
"Katy, io ed Antonella ti dobbiamo dire una cosa."
"Ditemi!"
"Ci vogliamo sposare!"
Sputai il cornetto che avevo morso.
"Cosa?!"
"So che sei uscita ora dall'ospedale. Ma noi ci amiamo." Disse Antonella.
"Sono arrabbiata a morte con voi!"
"Perchè?" Disse Carlo.
"Non mi avete detto se posso fare da testimone! Venite qui, siete perfetti insieme!"
"Grazie." disse Carlo.

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