Mio piccolo angelo che da lassù mi osservi. Non esistono parole che possano esprimere il mio dolore adesso. Vorrei averti qui, dentro di me, per poter sentire di nuovo quella grandissima gioia che mi manca. Avrei voluto vederti crescere, starti accanto, aiutarti nel momento del bisogno, ma non potrò farlo e se senti queste mie parole da lassù potrai capire il bene che ti voglio My little Angel.
Qualche giorno dopo...
Non avevo più voglia di nulla, volevo soltanto capire in che cosa avevo sbagliato. Se avevo fatto qualcosa per meritarmi tutto questo. Stavo iniziando a capire che Dio mi odiava, sul serio. Tutte le persone cattive in questo mondo hanno tutto ciò che vogliono e soprattutto sono felici; mentre io ero lì sul mio letto, a guardare il soffitto cercando qualche risposta; ma non arrivava nulla, solo dolore. Stavo pensando di suicidarmi, però stavolta non volevo sopravvivere; avrei rivisto miei genitori ed il mio bambino. In questi momenti avevo bisogno di mia madre, un appoggio, un'ancora, ecco quello che era per me, c'era sempre stata e ascoltare quelle parole a telefono fu terribile, quel mondo perfetto a cui ti eri abituata era crollato davanti i tuoi occhi e non potevi far nulla per evitarlo. Un'altra volta per dolore si manifestava in maniera più intensa; quando scopri di avere una piccola vita in grembo diventa lei la tua priorità, un percorso bellissimo, ma anche pieno di paure. Paura di non essere all'altezza del duro lavoro che ti aspetta, ma la gioia è sempre più grande della paura perché sai di poter insegnare qualcosa ai tuoi figli, di poter fare lo stesso lavoro di tua madre, ed esserci per loro; sempre, comunque e dovunque. Mi restava l'ultima speranza in questa vita, Jackson, ma lui non sapeva nulla di ciò e saperlo avrebbe potuto rovinare tutto. La situazione era abbastanza critica, non solo per Glenda, ma anche per la distanza che ci separava, una notizia del genere avrebbe potuto mettere fine al nostro amore; una fine che non sarei mai riuscita a superare, nemmeno con il passare degli anni, perché quello che ci legava era molto più di un semplice amore, era un legame profondo e indistruttibile, ma non sapevo fino a quando lo sarebbe stato. Speravo per sempre; ma sapevo che il per noi "il per sempre" non esisteva. Jessie e Matthew mi spingevano a raccontare quello che era successo a Jackson, ma non volevo per paura che stavolta sarebbe finito tutto. Sarei stata un mostro, nascondergli un figlio non lo avrebbe mai perdonato; ma dovevo dirgli la verità altrimenti non potevo sapere che cosa ne sarebbe stato di noi.
Jessie pensò che dovevo parlare con una persona che mi potesse aiutare così decise di portarmi da un gruppo di sostegno. Ci andai tanto per farla contenta, ma nessuno poteva capirmi, nemmeno Jessie che come me, aveva anche perso il bambino. Almeno lei aveva ancora la sua famiglia, io invece ero sola, nessun appoggio. Jessie mi lasciò al centro, ero presa dalla paura e dall'ansia perché non volevo raccontare a nessuno quello che provavo, la verità era che avevo bisogno del mio miracolo, Jackson, l'unica cosa bella nella mia vita. Appena entrata in una stanza vidi una donna sui 30 al centro, carnagione e capelli scuri, probabilmente la coordinatrice del gruppo. Avevano già iniziato e mi indicò il mio posto. C'erano donne di ogni tipo, dai 16 ai 30, alcune veramente strane, ma poco importava.
"Signora Rizzi pensavamo non venisse più. La prego, si sieda."
Mi sedetti nell'unico posto rimasto e avevo di fronte la psicologa.
"Io sono la Signora Mann. L'importante quando succede, disgraziatamente, di perdere un bambino è parlarne e ascoltare le vostre esperienze per aiutarvi a vicenda. Chi vuole iniziare?" Disse per poi alzarsi dalla sedia.
Nessuna rispose.
"Signora Rizzi vuole iniziare lei?" Disse avvicinandosi.
Sapevo che mi avrebbe chiamata, ma non era il momento giusto.
"Scusi, preferisco non parlarne."
"Signora, questo è un gruppo di sostegno e il suo scopo è superare questo brutto momento. Se non ne parla peggiora le cose."
"Se vuole sapere la verità non volevo venire in questo gruppo del cazzo."
"Signora Rizzi, nel mio ufficio."
Mi portò nel suo ufficio, ma lei non aveva capito come funzionasse la mia vita.
Mi fece accomodare e mi mostrai antipatica, e senza cuore nei suoi confronti.
"Signora Rizzi, se lei non vuole parlarne sarà peggio per lei. Sono anni che organizzo questi gruppi di sostegno e solo il 30% delle donne non vuole parlare dei problemi che la turbano. Lei rientra in questo 30% per cui se non vuole parlarne in gruppo, possiamo organizzare delle sedute in privato."
Restai zitta per qualche secondo.
"Lei non ha capito nulla della vita, non è come perdere la bambola preferita o le chiavi di casa, è perdere una vita."
"Ho più esperienza rispetto a lei. Io sto cercando solo di aiutarla, perché so cosa accadrà se non ne parla; potrebbe non superare lo shock e portarlo dietro per tutta la vita. Quindi si sfoghi."
"È disposta ad ascoltarmi anche se mi metterò a piangere per poi non finirla più?"
"È questo il mio lavoro. Abbia fiducia in me."
"C'era una bambina che se ne stava sempre da sola a giocare con gli attrezzi del fratello mentre le altre bambine giocavano con le bambole, era una di quelle che mangiavano nutella a mai finire per poi sentirsi male. La bambina giocava con la bici in giardino, ci volle del tempo per imparare ad andare senza rotelle, ma alla fine ci riuscì. Era felice di raggiungere quel traguardo, quel sorriso bellissimo che era illuminato dalla leggera luce del sole. La bambina diventò un maschiaccio. Una cosa non era cambiata di lei, i suoi capelli, erano sempre ricci, però aveva una luce diversa negli occhi, spenta, non era più luminosa di quando aveva imparato ad andare in bicicletta senza rotelle. Aveva un sorriso messo come scudo, la bocca dipinta di rosso, una scossa di magnitudo nel cuore. Era la ragazza che a tredici anni aspettava ancora il primo bacio che voleva fosse dato da un ragazzo strano. Uno di quei soliti ragazzi con mille problemi, perché lei non voleva un ragazzo normale, con una vita normale. Ne voleva uno come lei, misterioso e affascinante. Lei era la ragazza che appena gli passava accanto abbassava lo sguardo e poi si metteva a fissarlo in una maniera assurda. Quella che era gelosa quando lo vedeva con delle ragazze anche se erano semplici amici. Quella che cercava disperatamente di stare accanto a lui ma non ci riusciva. Quella che chiedeva alle sue amiche il numero per guardare il suo ultimo accesso su whatsapp. Quella che controllava ogni secondo il suo profilo Facebook mettendo mi piace ad ogni foto per farsi notare. Il 17 aprile farà esattamente un anno da quando la ragazza ha capito che prova dei sentimenti per il ragazzo. Non vuole soffrire e preferisce fare la spettatrice al posto di fare il regista e dirigere la scena. Il suo film è già stato scritto e nulla potrà cambiarlo. Non le importerà di quanti altri ragazzi ci saranno, lui avrà sempre un posto conservato nel suo cuore. Nei suoi diffetti lei trovava la perfezione. Lei è la ragazza che ha paura, perchè le loro strade non si incroceranno più, ma di una cosa e sicura... si incontreranno all'inferno. E forse la ragazza solo lì potrà dirgli i suoi sentimenti, ma ormai non ci spera molto."
"Lei ha un legame speciale con questo ragazzo?"
"Si."
"Non le chiederò se questo ragazzo era il padre di suo figlio, perchè da queste parole si capisce che lo è."
"Si, ma non è stato lui a darmi il primo bacio, è stato il mio ex."
"Ed ora in che situazione è?"
"Più complicata che altro." Dissi per poi abbassarmi la testa.
"Non so come aiutarla." Disse giocando con una penna.
"Lei ha figli?"
"No."
"È sposata?"
"No."
"Ha mai amato?"
"No."
"Allora lei non può aiutarmi." Dissi per poi prendere le mie cose ed uscire da quel posto inutile.
Non capivo queste persone che organizzavano gruppi di sostegno, senza sapere realmente a cosa si va incontro. In parte ero io a non voler accettare le cose, ma loro svolgevano un lavoro inutile. Se proprio ci tenete a saperlo, era vero, avevo già incontrato Jackson qualche anno fa, ma con la morte dei miei avevo dimenticato tutto il passato e ovviamente lo aveva fatto anche lui.Qualche giorno prima...
JACKSON'S POV"Zio!" Gridai in mezzo alla folla nell'entrata del suo studio.
"Dimmi figliolo." Disse girandosi.
Lo raggiunsi anche se ci misi un bel pò vista la confusione.
"Ho bisogno del tuo aiuto." Dissi per poi porgere le mie mani nelle sue spalle.
Era inutile dire per motivo per cui avevo bisogno del suo aiuto, ormai era noto a tutti.
Ci spostammo nel suo ufficio e la sua segretaria ci portò dei caffè. Si tolse la giacca nera per poi metterla nel suo appendiabiti e si sedette.
"Allora figliolo, cosa posso fare per te?"
"Volevo un consiglio."
"Dimmi." Disse prendendo una penna.
"Voglio chiedere a Katy di sposarla."
"Cosa?" Disse buttando la penna a terra per poi alzarsi.
"La voglio sposare." Replicai con tono più deciso di prima.
"Ma questa è... una bellissima notizia." Disse abbracciandomi.
"Dobbiamo organizzare tutto!" Disse con tanta felicità.
"Calmati zio, ancora dovrei chiederglielo."
"Ma dirà sicuramente di si!" Disse saltando in aria.
"Zio, non esaltarti troppo, volevo chiederti il modo per dirglielo."
"Vuoi il mio consiglio?"
"Certo."
"Vai da lei, baciala e chiediglielo."
"Voglio che sia speciale."
"Senti Jackson io ti voglio bene, ma pensa alla scena. Un parco, un'orchestra come sottofondo, tu in giacca e cravatta con un mazzo di rose in mano, lei girata di spalle. Devo continuare?" Disse grattandosi con una mano l'orecchio destro.
"Sapevo di poter contare su di te." Dissi sorridendo.
"Quindi?"
"Cosa?"
"Sbrigati, il tempo stringe!"
"Che dovrei fare?"
"Cazzo Jackson, devo sempre dirti tutto! Fai le valigie, compra l'anello e prendi quel maledetto aereo."
"Ho paura di un no." Dissi per poi abbassare lo sguardo.
"Jackson ascoltami. Ne state passando di tutti i colori, è meglio affrontare tutto insieme. Insieme è tutto diverso."
"Zio... grazie."
STAI LEGGENDO
Dance with Romeo
RomanceKaty, 17 anni, orfana dall'età di 14; ballerina in cerca di fortuna. Jackson, 19 anni, il classico ragazzo viziato da papà che vuole tutto ad ogni costo. Nulla è semplice per Katy, vede la vita un pò più complicata rispetto agli altri. Ha paura di p...