Capitolo 23

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Ma non è una scelta facile: o ti immergi nel dolore o lo eviti e lasci che ti piombi alle spalle quando meno te lo aspetti.

Perché l'aveva fatto?! Aveva rovinato tutto per dei sentimenti non ricambiati. Quando andai in camera lui mi seguì. Bussava disperatamente alla porta gridando il mio nome e io non rispondevo, io ero accovacciata a terra e piangevo. Ma ad un certo punto non potendone più di sentirlo gridare aprii la porta.

"Che vuoi?"
"Katy lo sai bene."
"Io non so niente!"
"Katy ci siamo baciati... non puoi fare finta di niente!"
"Sai qual'è la cosa strana?"
"Cosa?"
"Mi è piaciuto!" Dissi piangendo e mi sedetti sul divano.
Allora lui all'inizio rimase imbambolato.
"Dici sul serio?"
"Si!"
Si sedette accanto a me.
"Lo sai che non ti farei mai del male."
"Matthew io non posso provare dei sentimenti per te. Io sono innamorata di Jackson."
"Dammi una possibilità!" Disse accarezzandomi la guancia.
"Non guardarmi con quegli occhi!"
"Perché?"
"Perchè sono stupendi, come te del resto."
"Non puoi vivere una vita così. Devi reagire."
"Non capisco perché baciandoti ho provato le stesse emozioni con Jackson..."
"Tu lo sai dal primo giorno che mi piaci."
"Non ci voleva molto per capirlo!"
"Io non ti tratterò mai male Katy. So che ci vorrà molto tempo perché tu dimentichi Jackson."
"Allora non hai capito niente? Io non posso dimenticarlo. Non ora, non potrei mai scordarmi di lui."
"Da quando ti conosco non fai altro che piangere per causa sua. So che aspetti un bambino da lui ma pure io ti amo!"
"Matthew hai ragione sul fatto che mi ha fatto soffrire, ma per un momento prova a metterti nei miei panni e ragiona! Cosa faresti?"

"All'inizio ci starei male, ma avendo degli amici fantastici mi riprenderei e poi magari... chissà penserei anche a cosa provano gli altri per non farli stare male. Perché qui c'è una persona che prova delle grandi emozioni per te e tu lo tratti come se non te ne importasse nulla!"

Detto ciò se ne andò sbattendo la porta fortissimo. Non volevo perdere anche lui; ho già perso troppe persone e perdere lui sarebbe stato come se avessi perso un fratello. Così mi alzai e gli andai dietro. Fuori pioveva ed ero tutta bagnata.
"Matthew!" Dissi gridando. Ripetei di nuovo il suo nome ma non voleva fermarsi.
"Io... ti amo!" Non potevo credere a quello che avevo detto. Dicendo queste parole smise di correre e venne verso di me con passo svelto. Tutti e due eravamo bagnati fradici. Mi mise le mani nelle guancie e mi baciò. Un bacio che durò poco ma fu bellissimo. Quando le nostre labbra si staccarono lui appoggiò la sua fronte alla mia e mi mise le mani tra i capelli.
"Grazie. Non ti farò soffrire!"
"Lo so."
Fece una risatina come una soddisfazione. Finalmente era riuscito a farmi pronunciare quelle parole. So che non mi avrebbe fatta star male, ma nei miei pensieri c'era sempre Jackson.
"Sarebbe meglio andare a ripararci."
"Corriamo!"

JACKSON POV
Ormai erano giorni che non sentivo Katy e la mia tristezza aumentava. Stavo pensando di andare a New York per farle una sorpresa, magari potevo anche solo vederla. La pancia di Glenda continuava a crescere e avevo ricevuto una promozione a lavoro. Mio zio mi aveva proposto di andare a New York per concludere un affare così accettai. Saremmo dovuti partire domani mattina e preparai le valigie. Glenda avrebbe passato il fine settimana da sua madre così ero più tranquillo. Stavo lavorando ad una cosa di mio zio al computer e Glenda rompeva sempre i coglioni girandomi attorno. L'altro giorno mi portò con lei a fare shopping ed era stata una tortura. È possibile che una donna ci sta 15 minuti nel camerino per provare un abito? A momenti la lasciavo lì e tornavo a casa con il manichino. Le donne in stato di gravidanza sono molto complicate, ogni cosa che vedono deve essere loro altrimenti non si fa niente. L'indomani mattina lasciai Glenda da sua madre e andai all'aeroporto con mio zio. Ci imbarcammo e partimmo per New York. Finalmente avrei potuto riabbracciare la mai adorata Katy! Peccato che il volo dura 8 lunghe ore!

GLENDA POV
Avevo delle cose da chiarire con mia madre per questo mi feci lasciare da lei. Chiamai mia sorella e lei disse che sarebbe venuta subito. Con lei almeno avrei avuto più forza per affrontare mia madre. Quando arrivò suonai al campanello e mi aprì la cameriera. Mia madre fortunatamente era in casa.
"Signorina Glenda ma questa è la sua fotocopia!"
"Non si intrometta in cose che non la riguardano! Melissa dov'è?"
"Si riferisce a sua madre?"
"No sa, si svegli!"
"È sopra in soggiorno."
Salimmo le scale.
"Tranquilla Glenda ci sono io al tuo fianco."
"Lo so."
"In fondo siamo legate."
"Certo, siamo gemelle."
Arrivate al soggiorno vidi mia madre, ormai dovevo chiamarla "madre adottiva" o "Melissa", che stava bevendo il tè nella poltrona girata di spalle.
"Mamma!" Gridai.
Lei ovviamente si girò di scatto e in un primo momento si alzò e venne ad abbracciarmi. La potevo scambiare benissimo per mia madre visto che aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, ma da quando mia sorella mi ha detto la verità la odio. Poi quando vide entrare mia sorella fece cadere la tazza di tè a terra e si mise la mano in bocca. Mia sorella mi mise la mano sopra la spalla. Ormai avevo messo mia madre alle strette, doveva raccontarmi tutta la verità.
"Non volevo che arrivasse questo momento..."
"In diciotto anni non hai avuto mai il coraggio di dirmi la verità vero?" Le gridai contro.
"Glenda io l'ho fatto per il tuo bene!"
"Cosa hai fatto per il mio bene?"
"Tu non sai la storia!"
"Dimmela allora!"
"Sedetevi! Asia portaci tre tè!"
"Subito signora."
"Non ho tutta la giornata!"
"Preferisco essere calma. Sai che soffro di cuore!"
"Mi vuoi dire la verità o no?"
"Ti dico subito che non sapevo avessi una gemella!"
"Questa si che è buona!"
"Ecco a lei!"
"Melissa ti vuoi sbrigare! Dopo devo andare da un'altra parte!"
Appena finì di bere il primo sorso di tè si mise a raccontare la storia.
"La prima volta che ti vitti è stato 18 anni fa. Vivevo come una barbona, andavo chiedendo elemosina e cercavo da mangiare nei cassonetti. Quando un giorno di diciotto anni fa mi misi a frugare tra i cassetti vicino l'ospedale e sentii il pianto di un bambino. Mi sembrava strano ma iniziai a cercare di capire dove provenisse il suono quando aprii un cassonetto e trovai te, Glenda. Eri appena nata e ti buttarono in quel cassonetto. Indossavi un completino rosa con dei fiocchetti bianchi. Non potevo capire che genere di mostro ti avesse fatto questo. Sin dalla prima volta che incrociai il tuo sguardo capii che avevi qualcosa di speciale, così ti portai con me. Un mese dopo decisi di cambiare vita e mi trasformai in un'altra persona. Trovai lavoro come segretaria presso lo studio di Francesco. Il resto lo conosci. Ti prego con mi odiare se ti ho nascosto la verità!"
Indossavo gli occhiali da sole ma le lacrime scendevano lo stesso.
"Grazie." Questa fu la mia unica parola. Detto ciò mi alzai con mia sorella; dovevamo andare da una persona più importante.
Avevo lasciato Melissa che piangeva. Le dovevo molto in fondo mi ha salvato la vita. Ora mi aspettava Paola, mia madre. Con mia sorella andammo a casa sua. Ero molto nervosa visto che era la prima volta che la vedevo. Arrivate in quel posto mia sorella mi prese la mano e suonammo insieme al campanello. Quando venne lei a risponderci... Paola. Era proprio come la immaginavo alta, capelli biondi, occhi sullo smeraldo. C'è un legame profondo tra un figlio e la madre, appena mi vide mi saltò addosso dalla felicità. Dopo diciotto anni avevo incontrato la mia vera madre. Devo tutto a lei... mia sorella, la ringrazio per quello che ha fatto il giorno del nostro diciottesimo compleanno.

Quella famosa sera...
Ero tranquilla, andavo salutando tutti gli invitati. Mi avevano organizzato una festa in grande come l'avevo sempre desiderata. Conoscevo tutti o la maggior parte. Stavo camminando quando mi sfiorò mia sorella. Vedendola la prima cosa che dissi fu: "Ma che cazzo?!". Incuriosita la inseguii fuori ma non la vidi quando mi girai e me la ritrovai davanti.
"Piacere sorellina! Buon compleanno!" La prima cosa che disse.
Poi mi spiegò tutta la situazione. Non potevo credere a quello che sentivo.
"Io e te siamo gemelle separate dalla nascita. La nostra madre biologica è Paola Ronchi, mentre nostro padre Lorenzo Rizzi. Si propio lui... il padre della tua migliore amica. Non è stata nostra madre a dividerci ma Becky, la madre di Katy. Quando scoprì che suo marito le faceva le corna con nostra madre quando Katy aveva solo 9 mesi; si arrabbiò terribilmente che quando siamo nate ci separò. Io rimasi con nostra madre mentre tu sei finita con Melissa."
"Come faccio a sapere che non mi stai mentendo?"
"Quando siamo nate nostra madre ci regalò una collana a forma di cuore. Nella tua parte ci deve essere la T, mentre da me MC di Maria Chiara. Ti saresti dovuta chiamare così. E se non ti bastasse dovresti avere la mia stessa voglia a forma di stella sul polso."
Toccai il mio collo e mi tolsi la collana, mia sorella mi diede la sua e la unì. "T-MC Sorelle per sempre". Questo c'era scritto nella collana. T-MC davanti e sorelle per sempre dietro.
"Mi credi adesso?"
"Si!"
Mi abbracciò.
"Sono felice di averti trovata."
"Anch'io!"
"Sapevo che un giorno ci sarei riuscita ed è arrivato!"
"Ti voglio un bene dell'anima!"
"Basta con lo zucchero. Ora che ti ho trovata cerco vendetta. Voglio vendicare tutto il dolore che hanno fatto sentire a nostra madre e il mio obiettivo è eliminare Katy. Ci stai?"
Dovevo decidere... o stare con la mia migliore amica o vendicare diciotto anni di sofferenza di mia madre. La risposta era semplice.
"Ci sto!"

Da quel momento io e mia sorella diamo il tormento a Katy per vendicarti di tutto il male che abbiamo subito. Si, eravamo pur sorelle ma da quel momento giurai di rendere la sua vita un vero e proprio inferno. L'avrei allontanata da tutto e da tutti. Lo sapete perché ho capito subito che era mia sorella? Dicono che i gemelli hanno un legame speciale ed è vero. Non me ne sono accorta dalla somiglianza, ma già solo toccando la sua mano provai qualcosa di forte. Vi starete chiedendo chi è mi sorella... beh non è ancora il momento di conoscerla.

JACKSON POV

Arrivato a New York la prima cosa che feci fu allontanarmi da mio zio. Solo lui sapeva perché ero andato a New York con lui. Eravamo atterrati verso le dieci del mattino. Tutti gli altri sapevano per lavoro, ma anche il più idiota avrebbe capito che avevo perso la testa per lei. Andai in bagno e mi tolsi i vestiti che avevo (troppo ingombranti). Mi misi una t-shirt bianca, un paio di jeans e il mio amato giubbotto di pelle. Quando finii di cambiarmi chiamai un taxi per farmi portare alla Juilliard. Mi portò alla Juilliard, nessuno poteva rovinare quel momento avrei riabbracciato la mia amata Katy. Quando scesi dal taxi quello mi sembrava un altro mondo, anche se era solo un anno che non andavo a scuola mi sembrava una vita. Chiesi delle informazioni ad un ragazzo alto e moro per vedere se sapeva dove era Katy, ma niente. Dopo un bel po' di tempo la vidi così gridai il suo nome ma non si girò, stavo iniziando a correre per andare da lei; ma mi fermai. Stava andando da un ragazzo... un tizio alto con i capelli scuri e gli occhi verdi. Non potevo credere ai miei occhi... si stavano baciando. Allora era vero quello che mi aveva scritto nel messaggio; si era fatta una nuova vita lontano da me. Beh, non potevo ancora crederci. Non andai da lei, me ne andai credendo che fosse la cosa migliore.

Dance with RomeoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora