Capitolo 28

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La musica deve averla creata qualcuno che non ne poteva più di sentire gli esseri umani.

JACKSON'S POV
Mancava; mancava e ancora mancava. Mancava lei, perché mi aveva fatto cambiare; lei così speciale. Volevo regalarle l'universo perché era come la notte di San Lorenzo. Non si meritava tutto questo; dovevo fare qualcosa, questo nostro dolore ci stava uccidendo. Glenda; Dio! Era lei il problema, ma avevo delle responsabilità verso mio figlio; avevo bisogno di bere. Andai al solito bar con mio zio, ormai era diventato un confidente.
"Zio, ho bisogno del tuo aiuto."
"Dimmi Jackson."
"Se ti racconto questo prometti di non dirlo a nessuno."
"Figliolo ti ho mai deluso in tutti questi anni?" Disse mandando giù un sorso di birra.
"Mai." Gli dissi tutto e gli chiesi un consiglio.
"Figliolo; è un bel casino. Non mi sono mai trovato in una situazione del genere; ma posso dirti di aspettare se la vuoi veramente."
"È questo il problema zio. Non voglio più aspettare." Dissi iniziando a prendere il pacchetto di sigarette.
"Sei molto nervoso vero?"
"Vorrei vedere te senza la donna che ami!" Dissi alzando la voce.
"Jackson calmati!" Disse facendomi sedere.
"Scusa."
"È normale essere arrabbiato per ciò; ma non dare spettacolo in pubblico. Il giorno del saggio della ragazza potresti andarci."
"E con quali soldi?" Dissi guardando lui dritto negli occhi.
"Posso anticiparti lo stipendio."
"Grazie zio."
"Sai che farei questo ed altro per te." Disse mettendo una mano sulla mia spalla.
"Ti devo molto."
"Non voglio vederti triste, ormai ti considero come un figlio. Suvvia che offro io il prossimo giro."
"Zio so di non avertelo detto molte volte, ma ti voglio bene."
"Anch'io figliolo." Disse sorridendo a me.
Una delle poche persone che mi dava amore; la figura paterna che mancava nella mia vita. Ma lui aveva saputo riempire il vuoto che mancava.

KATY'S POV
Ripresi la mia vita quotidiana; scuola, prove e fatica. Dovevo iniziare a pensare alla coreografia da presentare all'esame; quindi andai in sala prove a pensare. Non veniva nulla in mente; anche se cercavo di sforzarmi era tutto inutile. Così mi cambiai e pensai di andare a correre. Indossai dei leggings e una felpa scura. Scesi e iniziai a correre; non potevo sforzarmi molto, ma avevo voglia di farlo. Feci un giro veloce in città per poi andare al parco; sfinita mi sedetti su una panchina. Accanto passavano delle madri con le loro carrozzine; quanto avrei voluto tener mio figlio tra le braccia e portarlo a fare una passeggiata nello stesso parco. Pensavo alla coreografia, un passo avanti, tre di lato; ma non mi convinceva. Mi mancava l'ispirazione, ci voleva Jackson per aiutarmi come per l'ammissione; a pensarci non so cosa sarebbe successo se non mi avesse aiutato. Probabilmente non sarei stata ammessa, oppure sarei stata terza. Non avevo più dubbi che rimanesse nei piani, come un aeroplano che vola in alto per stravolgere tutto ciò di più caro al mondo; mi aveva stravolto la vita. Mi squillò il telefono, così risposi.

"Pronto."
"Piccola."
"Jack sei tu?" Dissi sorpresa.
"Meglio Romeo no?"
"Hai ragione." Dissi ridendo.
"Che stai facendo?"
"Stavo correndo."
"Senti io volevo dirti che..."
"Jack so che devi restare con Glenda, ma abbiamo fatto di nuovo l'amore ed è stato bellissimo, come la prima volta."
"Piccola io non voglio stare con lei anche se ho delle responsabilità."
"Stai per diventare padre, non puoi lasciarla."
"Ma io amo te; non lei."
Le lacrime erano sul punto di cadere per formare una tempesta.
"Jack anch'io ti amo; ma non possiamo."
"Katy il nostro è un andrà tutto bene, ripetuto troppe volte. Basta! Io voglio solo te; perché nessun'altra vale quanto te!"
Restai in silenzio non sapendo cosa dire o pensare.
"Jackson ho promesso mille volte di aspettarti, ogni singolo secondo da quando ho capito di amarti, ma non puoi capire la sensazione di guardare il soffitto ogni notte in una camera buia; avendo il tuo volto inciso nella mente, sapendo di poterci incontrare solo nei sogni."
"Oh Katy! Allora pensi che per me tutto questo è una passeggiata?!"
"Sai che non volevo dire questo."
"Beh le tue parole mi hanno fatto intuire ciò."
"Jackson calmati!" Dissi preoccupata.
"Katy non sei l'unica che sta soffrendo; stiamo vivendo il dolore allo stesso modo, averti lontana e non poterti toccare; vederti e non poter resistere. Sei una cosa bellissima e muoio dentro ogni giorno che passa senza poterti vedere; sei la mia Giulietta e avremo anche tutti contro; ma tu con me ed io con te. I'm in love with you; non sono innamorato di te, ma sono innamorato con te; perché so quello che proviamo." Si sentiva che piangeva
"Jack io..."
"Allora che farai?" Disse interruppendo me.
"Io non so." Dissi tremolante.
'Katy è semplice. Mi ami?"
"Io non ti amo."
"Allora possiamo chiuderla qui." Disse arrabbiato.
"Perché non sono semplicemente innamorata di te, sono pazza di te, di quello che sei. Ma non posso stare con una persona che non so se riuscirà ad essere presente. Voglio una famiglia, una casa, dei bambini, una persona che non metta in ordine, che non sa cucinare, che mette i piedi sopra il divano, una persona che possa rimproverare, che va a lavoro e appena torna non vede l'ora di stare insieme."
"Ci sarò."
"Promesso?"
"Andrà tutto bene."
"Jack un'ultima cosa."
"Dimmi tutto baby!"
"Vuoi cambiare il domani?"
"Lo cambieremo."
"Allora è un arrivederci?"
"Non è un arrivederci; è un a domani."

Così finiva una delle nostre chiacchierate, veramente litigi e lacrime; soffrivamo entrambi allo stesso modo e non poteva continuare così. Tornai a scuola con il cappuccio in testa e il trucco che colava; tutto quello che volevo fare era gridare. Mi squillò nuovamente il telefono, non avevo tempo per rispondere alle precedenti chiamate; ero talmente presa dai miei pensieri che non sentivo il telefono; però presi il telefono e vidi che era Matthew che aveva chiamato tutte quelle volte. Lo richiamai per vedere cosa volesse.

"Katy?"
"Che c'è Matthew?"
"Dove sei?"
"Sono a scuola."
"Vieni in sala prove."
"Perché?"
"Vieni e lo scoprirai."
"Va bene."
Sempre a volermi stupire, era bellissimo avere qualcuno su cui poter contare in ogni occasione. Incuriosita, scesi le scale per andare in sala prove lato C; trovai Matthew che suonava il piano. Mi asciugai gli occhi con le mani, ma sembravano ancor più rossi, così mi misi degli occhiali da sole; anche se era inverno e mi avrebbero presa per pazza. Mi avvicinai e lo salutai.

"Che succede?"
"Nulla Matthew."
"Togliti gli occhiali."
"Ho un occhio gonfio e non devo fargli prendere freddo."
"Ma siamo in un luogo chiuso." Mi tolse gli occhiali e cercavo di nascondere il mio viso.
"Katy guardami."
Lo guardai negli occhi non potendo più nascondermi.
"Perché hai pianto?"
"Nulla di grave."
"Non si piange mai per nulla." Disse prendendomi la mano.
"Ti sto dicendo la verità."
"Nei tuoi occhi piove."
"Ho parlato con Jackson." Dissi guardando la stanza.
"Katy, è normale piangere per questo, la vostra è una storia complicata."
"Matthew la verità è che sono stanca."
"Ci sarò sempre per te. Sono la tua seconda spalla."
"Grazie Matthew:" Dissi abbracciandolo.
"Basta parlare dei miei problemi." Dissi asciugandomi le lacrime. "Come va con Jessie?" Continuai.
"Benissimo, è perfetta."
"Comunque, perché hai chiamato?"
"Vorrei farti sentire questa nuova melodia."
"È quella per il saggio?"
"Si, spero ti piaccia."
Eseguì il brano alla perfezione, era tutto in armonia; quelle note erano uno spettacolo perfetto per le mie orecchia, meglio di una droga; una volta ascoltata la prima nota volevi per forza ascoltare tutto il brano all'infinito.
"Che ne dici?"
"Verità?"
"Sì; sto aspettando."
"Matthew sei uno scrittore nato."
"Sul serio?"
"La tua vita è questo teatro."
"Sono felice ti piaccia." Disse sorridendo.
"Come si intitola?"
"Goodbye."
"Bellissimo."
"Katy ti volevo dare una bella notizia."
"Dimmi tutto."
"La professoressa Brown ha detto che possiamo fare il saggio insieme."
"Non ci credo." Dissi gridando.
"Ti accompagnerò con questo brano. Ti piace l'idea?"
"Certo, grazie Matthew. Non so cosa farei senza di te." Dissi abbracciandolo.









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