Capitolo 30

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Neghiamo di essere stanchi, neghiamo di avere paura, neghiamo di cercare il successo a tutti i costi. E, cosa più importante, neghiamo che stiamo negando. Noi vediamo solo quello che vogliamo vedere e crediamo solo a quello che vogliamo credere. E funziona. Mentiamo così tanto a noi stessi che dopo un po' le menzogne cominciano a sembrare realtà. Mentiamo così tanto che non sappiamo più riconoscere la verità, neanche quando l'abbiamo di fronte.

I giorni seguenti furono prove su prove, fatica su fatica. Le mie giornate erano uguali; mi alzavo, andavo a scuola, tornavo la sera tardi e poi andavo a letto. Ma non avevo alcuna intenzione di arrendermi, volevo vincere e ce la dovevo mettere tutta, anche a costo di essere sfinita o di non dormire, non dimenticando il mio caro bambino. La mia felicità cresceva ogni giorno di più con Matthew e Jessie al mio fianco; mi accompagnavano dal ginecologo, a fare shopping, a guardare dei film, ma delle volte mi sentivo di troppo, erano una coppia ed io ero sempre in mezzo. Forse sembrava brutto a Jessie lasciarmi sola, ma non me la sarei presa. Una mattina come tutte le altre mi alzai per andare a scuola; mi feci una coda alta, indossai una felpa larga e leggings. Scesi le scale per poi spostarmi nell'edificio accanto. Arrivata in sala prove salutai Matthew; tutto sembrava normale, così dopo tanti giorni di prove e duro lavoro, ideai la coreografia perfetta; la migliore che avessi mai fatto. Danzavo sulle note di quel brano meraviglioso; Matthew mi faceva provare, fin quando non fosse sicuro che sarebbe andato tutto bene, ma arrivato ad un certo punto sentii delle fitte alla schiena, dolori allucinanti, tanto che mi fermai. Matthew mi chiese se andasse tutto bene, io dissi di sì, era solo uno strappo pensai. Continuai a ballare, ma il dolore aumentava sempre di più fin quando non caddi a terra dal dolore e gridai. Preoccupato Matthew corse verso di me e chiamò un ambulanza; era seriamente preoccupato, tanto che mi continuava a ripetere che dovevo resistere. In ambulanza non mi lasciò per un attimo, continuava a stringermi la mano. Disse al paramedico che ero incinta, e allora vidi la sua faccia cambiare, per lui era tutto chiaro, ma non per me.

"Che succederà al mio bambino?" Gridai.
"Non si agiti signora."
"Prometta che il mio bambino si salverà!"
Non rispose e iniziai a piangere.
"Matthew non lasciarmi mai."
"Non ti lascerò."
Mi fecero scendere dall'ambulanza e con la barella mi portarono in sala operatoria, Matthew mi seguì fino a quando non dovette lasciarmi. Non sapevo quello che mi avrebbero fatto, era un mal di schiena, non credevo così grave da operazione.

MATTHEW'S POV
Non capivo ancora perché l'avessero portata in sala operatoria; preso dall'ansia chiamai Jessie, che mi raggiunse subito. Dopo un'ora chiesi al dottore perché l'avevano operata, la sua risposta mi scioccò.

"Siete parenti?"
"Si."
"Il feto ha avuto dei problemi nell'impianto dell'ovulo nelle pareti uterine; quindi non ce l'ha fatta a sopravvivere. L'operazione è riuscita."
Ammetto che mi scese qualche lacrima, Jessie mi strinse il braccio e pianse anche lei.
"Non avete alcun sentimento?" Gli gridai, per poi sbattere il medico al muro.
Jessie mi gridava di lasciarlo stare ma dovevo sfogarmi.
"Lei ha detto che è appena morta una vita, non avete un'anima; quello non era un feto, ma una vita. Lei non sa quante ne ha dovute passare la madre, e dice con orgoglio che l'operazione è riuscita."
"Signore, lei per ora è arrabbiato, è normale, ma la paziente è viva."
"Matthew ti prego lascialo." Gridò Jessie.
"Le persone come voi mi fanno schifo."
Arrivò la sicurezza e dovetti lasciarlo per forza.
"Signore, se proprio vuole saperlo, il bambino era morto da tempo, per cui non se la deve prendere in questo modo."
"Jessie, ma tuo zio non se ne era accorto?"
"Lei è la nipote del dottor White?"
"Si." Disse Jessie.
Il dottore fece un sorrisetto come se avesse capito tutto.
"Suo zio è un idiota; sapesse quante gravidanze sono finite male per colpa sua."
"Lei non lo conosce." Gli gridò Jessie.
"Lo conosco molto bene, eravamo compagni al college. In poche parole suo zio è un lurido bastardo; ha ucciso il bambino di mia moglie per la sua incompetenza."
Jessie era sul punto di commettere una pazzia a sentire quelle parole; così la abbracciai.
"Dottore le ha fatto del male?" Disse uno della sicurezza.
"Lasciatelo andare, è solo un uomo arrabbiato."
"Grazie." Disse Jessie.
"Un'ultima cosa. Deve firmare i moduli per l'operazione."
"So io dove infilargli quei moduli." Dette quelle parole Jessie mi fermò.
"Firmo io dottore." Fatto ciò il dottore stava per tornare a lavorare quando Jessie lo fermò.
"Che fine farà il bambino?" Disse piangendo.
"Non è più con la madre, essendo minorenne e voi non siete i genitori ha deciso il medico. Non è più nel corpo della madre, probabilmente finirà nella spazzatura."
Jessie gli diede un pugno sul naso, tanto da fargli il sangue. L'avevo ammirata tantissimo in quel momento.
"Il suo posto è nella spazzatura, non quella povera creatura che è appena morta."
"Sicurezza portateli via." Disse quel pezzente asciugandosi il naso.
Le guardie ci portarono fuori non lasciandoci nemmeno per un secondo.
"Jessie."
"Sì Matthew."
"La prossima volta dovrò insegnarti a colpire senza farti male."
"Hai proprio ragione. Mi domando come sta Katy."
"Se proprio vuole saperlo signorina volevo farlo da tempo." Disse uno della sicurezza.
"Può aiutarci?" Disse Jessie.
"Che cosa volete che faccia?"
"La nostra amica è stata appena operata e vogliamo vedere come sta."
"Uhm... è contro le regolare."
"Matthew voglio stare accanto a Katy." Disse piangendo
"Va bene, entrate, ma non fatevi vedere dal medico."
"Grazie." Dissimo.

KATY'S POV
30 minuti dopo...

Mi svegliai e vidi che ero attaccata ai macchinari, indossavo un camice, capelli scombinati, non ero me. Ero un una stanza dove c'era una sola finestra sulla sinistra, due poltrone vicino il lettino; le pareti erano bianche con qualche sfumatura blu. Presa dal panico ricordai tutto e alzai il camice per vedere come stava il mio bambino; vidi le incisioni e le cicatrici, non volevo crederci. Iniziai a sentirmi male per poi gridare, non veniva nessuno così decisi di alzarmi da quel letto. Staccai i fili e iniziai a camminare, per la verità zoppicavo; mi girava la testa e andavo camminando appoggiandomi al muro. Alcune infermiere mi chiedevano se avevo qualcosa, ma ovviamente dicevo no. Più camminavo e più mi girava la testa, non sapevo nemmeno io perché lo facevo, forse ero alla ricerca di qualcosa; non sapevo; continuai a camminare fin quando non incontrai Jessie e Matthew per poi cadere a terra. Probabilmente chiamarono le infermiere per aiutarmi e mi svegliai nella mia camera circa un'ora dopo. Vedevo tutto un po' nero, beh come biasimarmi.

"Matthew guarda! Katy si è svegliata."
"Katy ci vedi?" Disse Matthew.
Di scatto mi alzai dal letto.
"Dov'è il mio bambino?" Gridai.
Matthew e Jessie cercavano di calmarmi, ma senza risultati.
"Jessie dov'è il mio bambino replicai?!" Replicai piangendo.
Matthew mi teneva stretta a letto con la forza.
"Perché non rispondete?" Gridai nuovamente.
Matthew e Jessie si guardarono come se non sapessero cosa dire.
"Katy dobbiamo dirti una cosa." Disse Jessie.
Guardavo i loro volti tristi e così mi preoccupai di più.
"Jessie sai dov'è il mio bambino, vero?"
Mi abbracciò.
"Katy il tuo bambino sta giocando con il mio." Disse guardando a terra.
"Che vuoi dire Jessie?"
"Il tuo bambino è andato in paradiso."
Quelle parole furono peggio di una coltellata al cuore, la mia anima morì in quello stesso istante.
"No... no. Non può essere vero." Dissi guardando Matthew.
"Voi mi state mentendo." Dissi gridando. Ormai avevo esaurito le lacrime.
"Katy qui nessuno vuole mentirti." Disse Matthew.
"Allora il mio bambino è nato, sarà in qualche reparto o in un'incubatrice." Dissi con qualche speranza a loro.
Guardavano a terra entrambi, non sapevo più cosa pensare.
"Non può essere vero; non è vero." A dire quelle parole Matthew mi strinse la mano.
"Ditemi che è tutto un sogno."
"Mi piacerebbe dirtelo." Disse Jessie.
Gridai fortissimo. Loro subito mi abbracciarono.
"Sappiamo che ne stai passando tante, ma tu sappi che se vorrai picchiare qualcuno, confidarti, dire una minima sciocchezza oppure passare un po' di tempo insieme sappi che io ci sarò." Disse Matthew.
"Per ora voglio solo piangere. Non ho mica perso una maglietta o una borsa, ho appena perso il mio primo figlio." Dissi stringendoli sempre di più.
"Katy io capisco perfettamente come ti senti."
"Ho perso i miei genitori, avevo perso Jackson, ma perdere il mio primo figlio non so se riuscirò a superarlo."























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