Capitolo 20

44 1 0
                                    

Vorrei che non fossero sogni ma certezze. Voglio sedermi in riva al mare con le tue carezze.

"Katy svegliati!"
Iniziai ad aprire gli occhi e mi trovai distesa nel letto.
"Che mi è successo?"
"Hai la febbre. Sei svenuta dopo che mi hai chiamato."
"Il bambino come starà?"
"Katy che dici? Non sarai mica incinta?"
"Jessie non dire niente a nessuno."
"Se lo sanno in giro devi abbandonare la scuola."
"Appunto per questo non dire niente a nessuno."
"Non sono la tipa che va dicendo in giro queste cose."
"A quanto ho la febbre?"
"39."
"Devo alzarmi, devo andare a fare un'ecografia per rassicurarmi."
"Katy non puoi alzarti. Hai la febbre altissima!"
"Ma io devo farlo!"
Cercai di alzarmi ma non ci riuscii.
"Facciamo una cosa. Tu ti riprendi e poi ci andiamo assieme."
"Jessie tu non puoi capire! Io devo andare a fare quest'ecografia."
"Katy io ti posso capire eccome."
"No, tu non puoi capire! Io sono incinta e tu no."
"Tu ce l'hai ancora; io l'ho perso."
"Jessie io non lo sapevo."
"È ovvio che non potevi sapere una cosa del genere."
"Mi dispiace."
La abbracciai.
"Non preoccuparti. Sono entrata un questa scuola per questo; per il mio bambino. Quando avevo sedici anni ho conosciuto un tizio più grande di due anni e mi mise in cinta; poi quando ha saputo che ero incinta scappò. Non dissi niente ai miei, ma poi visto che la pancia continuava a crescere glielo dissi e loro mi appoggiarono. Al settimo mese andai in ospedale visto che si erano rotte le acque e il bambino nacque prematuro. Morì durante il parto. Una settimana fa avrebbe fatto un anno."
Le uscì qualche lacrima e io gliele asciugai.
"Jessie già che sono triste per il mio bambino, tu starai mille volte peggio di me. Non piangere perché il tuo piccolo angelo ti guarda da lassù e ti protegge!"
"Ho promesso a me stessa che avrei fatto l'impossibile per essere ammessa a questa scuola."
"Ci sei riuscita e devi esserne fiera."
"Lo so, ma fa sempre male. Si chiamava Cody."
"Bel nome."
"Se la febbre ti passa domani andiamo a farti fare l'ecografia da mio zio."
"Grazie."
"La tua storia invece?"
"La mia è una situazione complicata."
"Raccontami."
"Oh bhe, ero fidanzata con un ragazzo che conoscevo sin da piccola, ma poi l'ho lasciato perché mi ero innanorata di un altro. L'ho lasciato la sera quando ho vinto il saggio e la sera prima ho fatto sesso con Jackson. Il giorno dopo ho scoperto che Jackson e la mia migliore amica andavano a letto insieme e io ero triste, delusa. Una notte in preda alla depressione mi buttai dalla finestra e finii all'ospedale; qui mi comunicarono che ero incinta di tre settimane. Non me l'aspettavo proprio, ricordo ancora ogni dettaglio. Una settimana dopo mi dimisero, andai in una discoteca con delle mie amiche e Jackson mi inviò un messaggio dicendo che dovevamo parlare. Mi spiegò perchè faceva sesso con Glenda e lo baciai dicendo che doveva dirmelo prima; quando stavo per dirgli del bambino lo chiama Glenda e gli dice che aspetta un bambino da lui. Io gli dissi di andare subito da lei, lui all'inizio non voleva ma lo costrinsi. Ed eccomi qui."
"Wow! Che storia."
"Non so che finale avrà ancora."
"Per come la vedo io hai sbagliato a dirgli di andare da lei."
"Ma non potevo dirgli di non andarci. Aspetta un bambino anche lei."
"Katy lei non l'avrebbe fatto se fosse stata al tuo posto."
"Sono troppo buona?"
"Si."
"È il mio carattere, non posso farci niente."
"Ci voleva proprio questo scambio di pensieri!"
"Perché?"
"Non ti senti più rilassata ora?"
"Ora che mi ci fai pensare si!"
"Ora riposati."
Mi addormentai, non pensavo proprio che Jessie soffrisse in quel modo.

Dopo un paio di ore mi svegliai e trovai Matthew accanto a me.
"Ben svegliata!"
"Ehy! Che ci fai qui?"
"Jessie mi ha detto tutto e sono venuto per vedere come stavi."
"Grazie per il pensiero."
"Come ti senti?"
"Un pò meglio."
"Sei meno calda rispetto a quando sono entrato."
"Per quanto tempo sei rimasto qui?"
"Un tre ore."
"Ma non avrai perso ore di lezione per me?"
"Me ne sono andato prima per vederti."
"Grazie ma non dovevi."
"Il tuo primo giorno e ti fai venire la febbre."
"Questa è la fortuna che ho."
Mi accarezzò la guancia.
"Non devi dire così, sei un raggio di sole."
"Casomai raggio di ombra."
"Ma se con il tuo sorriso mi fai ridere anche a me."
"Matthew non sono in pena di scherzi, poi con i problemi che ho."
"Puoi dirmi tutto. Io ti saprò ascoltare."
"Preferisco non parlarne."
"Va bene, non insisto."
"Grazie Matthew."
"Appena ti rimetti mi devi una cena."
"Si."
Mi baciò la fronte.
"Rimettiti presto altrimenti chi la sente la Brown."
"Ci proverò."

#Jackson
Glenda come al solito si metteva sopra di me e mi baciava. Mi portava sempre nuove ecografie del bambino ed ero felice di essere padre. Avevo trovato lavoro. Mio zio, il fratello di mia madre, aveva deciso di affidarmi parte dell'azienda e la cosa mi piaceva molto. Mi sarei occupato di affari, avevo avuto sempre una passione in questo campo.

"È tardi Glenda, devo andare da mio zio."
"Ma è mezzanotte, che vuole a quest'ora?"
"Dobbiamo gestire un'affare importantissimo con dei giapponesi."
"Non è che mi vuoi evitare?"
"No Glenda, devo andare da mio zio."

Una scusa per levarmela attorno. Sarei andato in un bar lì vicino per bere qualcosa. Mi vestii e andai a fare quattro passi.

Arrivato in quel bar mi sedetti in uno sgabello e iniziai ad ordinare da bere. Poi in quel bar entrò Erika e si sedette accanto a me.
"Vedo che sei messo male."
"Molto. Hai notizie di Katy?"
"Ha la febbre."
"C-cosa?"
"È una normale febbre."
"Per me no. Anche solo sentire che ha mal di testa mi fa soffrire."
"Sapevo che ti avrei trovato qui. Ho una cosa per te."
"Cosa?"
"Katy si è dimenticata il diario di sua madre a casa mia e ho pensato di dartelo. Significa molto per lei e spero che ne avrai cura."
"È in buone mani."
"Volevo dirti questo. Ci vediamo in giro."
Disse mettendomi una mano sulla spalla.
"Ciao."

Iniziai a sfogliare quel diario e c'erano delle foto di Katy da piccola. Sin da piccola era dolcissima. Pensai di scriverle una lettera e mandagliela così andai a casa e iniziai a scrivere. Mi sembrava strano che Glenda non c'era. All'inizio non trovavo le parole, ma poi iniziai. Finito di scrivere quella lettera la nascosi nella mia valigetta e domani avrei spedito il diario a Katy.

#Glenda
Uscii anch'io quando se ne andò. Mi squillò il telefono e risposi.
"Pronto!"
"5 minuti e vieni al solito posto."
"Va bene."
Andai in quel posto misterioso, l'ingresso del cimitero. Mi aspettava una persona speciale. Mi sentii una mano sulla spalla e mi girai. C'era una persona incappucciata che indossava un impermeabile lungo ed una maschera in faccia.
"Come procede il piano?"
"Bene bene."
"Jackson crede alla storia della gravidanza?"
"C'è cascato in pieno."
"Che sciocco!"
"Hai notizie di Katy?"
"È a New York, quindi non è un problema per ora."
"Deve pagare per ciò che hanno fatto i suoi genitori!"
"Hai portato i file che ti avevo chiesto?"
"Si, sono tutti qui."
"Quando vuoi sei brava sorellina!"
"Ho preso da te!"
"Ci vediamo domani."
"Va bene."

Dance with RomeoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora