Capitolo 32

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A volte rido, a volte piango, alterno momenti di tristezza infinita a istanti di una gioia incontenibile, sono un gomitolo aggrovigliato senza speranza.

Tutto stava per cambiare nuovamente, altri dolori si sarebbero impossessati di me, della mia anima. Se dovessi riassumere la mia vita in due colonne, quella delle buone cose e l'altra delle cattive, andrebbero tutte nella seconda. Sempre dolore e sofferenze perseguitavano la mia anima, ormai completamente nera. Avevo il suo volto inciso in mente, a volte lo disegnavo, altre ci facevo film mentali assurdi. Ma se mi guardavo allo specchio non avrei saputo disegnare il mio. Alcune persone dicono che è scandaloso fare l'amore a 17 anni, non sono d'accordo perché quella persona potrebbe morire anche dopo averlo fatto. Le pressioni di Jessie per raccontare tutto a Jackson si facevano sempre più insopportabili, a questo si aggiungeva lo stress per la coreografia, che non volevo più fare. La verità era che volevo tornare a Milano, da mio fratello, avevo voglia di abbracciarlo nuovamente. Erano due mesi che ero incatenata qui, a New York; molti vorrebbero stare al mio posto e troverebbero assurdo che volevo tornare nella mia Milano. Ma tutto quello che stava accadendo in questi due mesi mi stava distruggendo lentamente, a poco a poco mi indebolivo.

-Giardino della famiglia Rizzi 2003-
"Mamma!" Dissi vedendo mia madre aprire la porta. Appena mi accorsi che era veramente lei scesi dall'altalena per andarle all'incontro.
"Katy!" Disse prendendomi in braccio.
"Ma lo sai che sei bellissima?" Disse sollevandomi in aria e facendomi girare.
"Me lo dici sempre!" Dissi facendola ricredere.
"Ma è la verità amore!"
"Mamma, perché tu e papà avete litigato ieri?"
"Amore, io e papà non litighiamo mai."
"Mamma non è vero." Ribattei.
"Se continui a dire bugie un giorno l'uomo nero verrà a prenderti."
"Ma io non dico bugie."
"Si, invece. Guarda il naso ti sta crescendo." Dissi toccandole il naso.
Restò in silenzio come se non volesse dirmi la verità, ma anche se ero piccola era difficile nascondermela.
"Mamma!" Gridai.
"Mamma!" Gridai nuovamente.
"Mia cara piccola Katy io e il tuo papà non abbiamo litigato."
"Tu e papà non vi volete più bene?"
"Io e papà ci vorremo sempre bene e ne vorremmo ancor di più a te e tuo fratello."
"Sicura?"
"Non ti direi mai una bugia."
"Ti voglio bene!"
"Amore ma quanto mi vuoi bene?" Disse stringendomi più forte.
"Quanto dieci mila montagne."
"Che ne dici se ti faccio le codine e poi andiamo a prendere un gelato?"
"Mm... va bene." Dissi felice per quel gelato.

-Qualche ora dopo-
"Porco Dio! è possibile che non ne fai una giusta!" Disse papà tirando un piatto.
"Smettila di fare l'animale! Abbiamo un problema serio."
"Sei tu il problema!"
"Io?" Disse mamma per poi buttare il vaso a terra. "Il problema sei tu! Tu e quelle sgualdrine che ti porti a letto!"
"Cosa? Sai che sono andato a letto solo con Paola. Dopo cinque lunghi anni hai il coraggio di rinfacciarmi tutto? Sai che l'ho lasciata per la nostra famiglia."
"Lorenzo la nostra non è più una famiglia da tempo."
"Perché dici così?" Si avvicinò a mamma. "Io amo te, Carlo e Katy." Papà era intento ad abbracciarla, ma la mamma si allontanò per poi sedersi in una poltrona del soggiorno. Papà dopo qualche minuto andò da lei e si sedette a terra. Restarono in silenzio per circa dieci minuti prima che qualcuno aprì bocca.
"Vuoi sapere cosa mi ha detto Katy oggi?" Disse guardando per terra, così come sempre del resto. Papà non rispose, forse perché nulla ormai non aveva più senso nella loro vita.
"Mi ha chiesto perché avevamo litigato ieri."
"Becky!" Disse papà. Si mise in ginocchio davanti a lei e mise le sue mani nel suo viso. Allora, mamma, lo guardò come si guarda per la prima volta, con amore.
"Becky ti amo!" Disse per poi iniziare a piangere. "Non lo dico solo per evitare la guerra, ma lo dico veramente. Ti amo sin dalla prima volta che ti ho vista entrare nel mio studio, sin da quando ci siamo baciati per la prima volta, quando abbiamo fatto l'amore per la prima volta. Sin da quando ti ho vista venire verso l'altare e ti amo anche adesso; anche se stiamo attraversando una crisi e ti amerò per sempre, perché nei tuoi difetti io trovo la perfezione."
A sentire la parola altare mamma iniziò a piangere, per poi non finire più.
"Lorenzo anche se in passato ho fatto delle cattive azioni tu mi ami lo stesso?"
"Io ti amerei anche se avessi ucciso qualcuno."
"Iniziamo una nuova vita?"
"Da adesso iniziamo una nuova vita."

CARLO'S POV
Katy mancava tanto, queste settimane senza di lei erano un tormento. Le volevo bene, ma non come si vuole a una sorella, ma ad un'amica, perché lei era questo, un'amica, una confidente, quella persona con cui stavo a parlare fino a tardi, cosa che non facevamo più da molto tempo. Era colpa di entrambi se non ci capivamo più; io perché non riuscivo a sopportare il dolore che quel bastardo di Jackson le stava causando, se toccavano lei, toccavano anche me, e questo non andava bene; ma sarei stato disposto ad accettarlo pur di non vedere Katy più triste. Lei non era quella che voleva far credere agli altri, lei era malata; non in forma grave, ma dopo la morte dei nostri genitori ha avuto problemi a livello psicologico, non riuscendo ad accettare quella morte si era nascosta nel suo piccolo mondo fatto di delusioni, perdite di memoria, e molta sofferenza. Aveva iniziato ad avere attacchi di panico durante la notte ed io dovevo essere pronto a calmarla mentre lei gridava "È difficile abbracciarsi da soli."
Frase ripetuta molte volte, molte notti. Certo che avere attacchi di panico a quattordici anni non era il massimo che ti aspettavi dalla vita; a quell'età vorresti divertirti con le amiche e provare cose nuove, mentre mia sorella soffriva come nessun'altra cosa al mondo. Non era ancora pronta ad affrontare la vita, ma si sfogò per molto tempo su quelle scarpette da ballo. Non ero nemmeno sicuro che volesse Angelo, non la vedevo interessata, forse si era fatta fidanzata con lui per le attenzioni mancate. Per questo non volevo che nessuno la toccasse, perché lei era più preziosa di un diamante, ma fragile come il vetro, per così dire ogni vizio una condanna. La sua fine era stata scritta dal momento della sua nascita. Ogni donna vale più di un uomo, ma una donna senza amore è come una casa senza calore.











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