Capitolo 34

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"Devi imparare a stare da sola, anche nei momenti peggiori.
Nessuno, neanche i migliori, ci saranno per sempre"

GLENDA'S POV
I migliori non esistono, sono tutti uguali, guardiamo le persone con gli stessi punti di vista, con gli stessi sguardi immobili, mentre tutto scorre, noi restiamo lì, immobili, aspettando che qualcosa cambi, che qualcosa si muova e cambi la nostra vita. Stavo iniziando a capire che avevo fatto la troia, in tutti i sensi, non ne andavo fiera. Molti penseranno: "Che troia." Ma io non ero così, non si dovrebbe mai giudicare una persona dal suo aspetto, ma da quello che ha dentro. E io dentro mi sentivo una merda, veramente, mi sentivo male per tutto quello che stavo facendo, stavo rovinando la vita del mio scopafratello e della mia ex migliore amica, avevo trovato una gemella che non sapevo di avere, avevo scoperto che Katy era la mia sorellastra e mi scopato il mio patrigno. Già, ero una troia a tutti gli effetti. Non capivo a cosa mi avrebbe portato tutto questo, la vendetta? Non era per quello che lo stavo facendo. Volevo sentirmi amata almeno una volta nella mia vita da qualcuno che poteva capirmi, non volevo più essere la seconda scelta, nemmeno la prima, volevo essere la persona che tutti amavano, che tutti apprezzavano. In pratica volevo fare qualcosa sapendo di fare la cosa giusta, ma quella ovviamente non lo era. Io non ero una ragazza stabile nelle mie cose, non sapevo nemmeno che tipo di ragazza ero. E secondo me dovevano essere gli altri a descrivermi; perché io non sapevo chi ero o che tipo di persona volevo essere. Avevo dei continui sbalzi d'umore, tanti casini in testa, perso persone care. Non avevo una personalità, perché se l'avevo non avrei voluto somigliare agli altri, la vera me sarebbe restare dentro, dove nessuno poteva vederla o conoscerla; se fosse uscita dal mio corpo tutti mi avrebbero giudicata, e non volevo esserlo perché poi le persone mi avrebbero isolata. Non volevo essere giudicata perché avevo paura di mostrarmi. Ero instabile, ecco tutto. Ero un casino continuo. Avrei avuto tanta storia da raccontare, però nessuno volle ascoltarla. Avevo paura che le persone mi prendessero in giro, era una paura continua, perché non volevo, non volevo; tutto qui. Non ero un angelo, Basta! Gli angeli non esistono, così come Dio. Non credevo più a queste cose. Troppi casini mi stavano facendo cambiare idea su ciò che esiste oppure no. Il mio amore per lui era vero, molto vero aggiungerei, ma per lui non era reale. Ero innamorata di Jackson, veramente innamorata, ma lui mi guardava come quella che gli stava rovinando la vita. Ero un mostro, senza sentimenti, ma non volevo essere sola; perché in questo mondo più si è soli più si è tristi. Who am I? I don't know.

KATY'S POV
I fell in love. Ero caduta in amore con tutta me stessa. Volevo soltanto che Jackson capisse che gli aeroplani non possono volare senza un pilota; proprio così, come noi non potevamo vivere senza il nostro amore.
"Katy?" Disse Jessie. "Katy?" Replicò.
"Sì Jessie."
"Si può sapere che hai? Non esci più da casa, non balli più; il saggio è fra un mese!"
"Hai pure il coraggio di chiedermelo?" Dissi alzando il tono di voce. "Jessie, non capisci nulla allora? Non ho perso la borsa o il cane, ho perso mio figlio! Jessie, ho perso mio figlio, e nessuno potrà restituirmelo." Dissi mettendomi a piangere.
Restò in silenzio per circa dieci secondi prima di riprendere a parlare.
"Katy il mondo non gira solo intorno a te, non sei l'unica che ha perso un figlio qui dentro!" Disse alzandosi dalla sedia e gridandomi contro.
"Che vorresti dire con questo?"
"Che tu hai tutto! Tutti vogliono te, che avevi la possibilità di costruirti una famiglia, ma rovini sempre tutto."
"Solo perché Matthew ha preferito me a te non significa che abbia tutto."
"Katy, hai sbagliato a non dire nulla a Jackson, perché quando lo scoprirà, e sai che questo accadrà, succederà un casino."
"Avrò pur sbagliato a non dirglielo, ma non mi sembra che tu abbia fatto scelte migliori delle mie."
Jessie a quel punto restò in silenzio, l'avevo offesa di brutto. Iniziò a correre, cercando di scappare da me, come biasimarla; stavo cambiando, stavo diventando il mostro che non volevo essere. Appena capito il mio sbaglio iniziai a correre anch'io. Scesi le scale di corsa, non vedevo nemmeno i gradini delle scale, volevo soltanto chiederle scusa.
"Jessie!" Gridai.
Non la vidi più appena uscita fuori, ero letteralmente presa dal panico; andavo correndo di qua e di là, cercando lei, nessuno sembrava averla vista.
"Cazzo!" Dissi tra me e me nella mia testa.
Continuai a correre con la speranza di trovarla, ma come cavolo potevo trovarla, eravamo a New York. All'improvviso ebbi un flashback.
Avevo sette anni e in quel periodo mi piaceva nascondermi nel mio posto preferito dove nessuno mi avrebbe potuto trovare, correvo verso un grattacielo vicino casa mia; salivo le scale fino ad arrivare in terrazza. Lì mi sentivo libera, correvo tra le varie lenzuole e danzavo con il vento. Confidavo i miei problemi al custode del palazzo che mi lasciava giocare in terrazza a condizione che i miei sapessero dove mi trovavo. Ovviamente i miei non sapevano niente, ma per una piccola bugia l'uomo nero non mi avrebbe fatto visita.
"Dove poteva rifugiarsi una persona offesa che aveva bisogno di sfogarsi? In un posto dove nessuno l'avrebbe trovata." Pensai.
Allora tornai di corsa verso il dormitorio, fregandomene della gente che avevo intorno; salii di fretta gradino dopo gradino, fino ad arrivare in terrazza per vedere la luce.
"Jessie!" Gridai, senza alcuna risposta.
"Jessie! Lo so che sei qui! Scusa, sai che non volevo. Hai ragione su tutto, sono io quella sbagliata non tu. Jessie scusa, sai che non pensavo davvero quelle cose! Da quando ho perso mio figlio me la prendo con chiunque; anche con chi con devo!" Dissi. Ancora nessuna risposta.
"Cosa devo fare per avere il tuo perdono?"
Mi sedetti a terra, capendo veramente il mio sbaglio e iniziando a piangere. Sentii dei passi venire verso di me, ma non alzai la testa fin quando sentii una persona mettermi la mano sul ginocchio destro. Allora, alzai lo sguardo.
"Non potrei mai essere arrabbiata con te. Siamo la stessa persona, ricordi?"
"Ricordo." Dissi facendo un sorriso e asciugandomi le lacrime.
"Devi promettermi due cose però."
"Cosa?" Dissi incuriosita.
"Uno devi tornare a ballare, perché cazzo se tu sai ballare. Due non voglio insistere per Jackson, ma devi promettermi che gli dirai la verità. Allora?"
"Non avevo mai incontrato nessuno che sapesse stare al mio passo, nessuno che mi facesse cambiare idea; nessuno tranne te."
"Beh che ne dici di un gelato e magari qualche passo di danza?"
"Ci provo." Dissi alzandomi da terra con nuove energie, come se fossi una nuova me.

#spazioautrice
AVVISO IMPORTANTE
Per vari problemi ho deciso di non continuare più il libro. Grazie a tutti quelli che hanno dedicato un pò del loro tempo a leggere soltanto un capitolo del mio libro. Ma ho capito che questo non fa per me, non è questo quello che voglio. Spero vi abbia trasmesso qualcosa, anche se non è nemmeno iniziata si può dire. Se avete qualche domanda da fare sono qui.
Grazie ancora per questi mesi con voi.❤

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 04, 2016 ⏰

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