Capitolo 33

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Ma poi arrivi tu e scegli me.
Sorridi e mandi via
le nuvole.
-Gianni Morandi

Adesso, solo adesso potevo definire la mia adolescenza ufficialmente terminata; anche se da tempo non mi sentivo più un adolescente, dopo tutto quello che stavo passando mi trovavo in uno stato di numb, vuoto, assordata da tutto. Troppo rumore per coprire troppi pensieri. Ma quelle dannate scarpette da ballo rappresentavano tutto, la mia voglia di vivere, di rifugiarmi dal mondo, di danzare liberamente, come un aeroplano di carta. Era brutto scoprire che in questo mondo sono tutti un po' falsi, indossavano delle maschere per nascondere emozioni, sentimenti che urlavano. Tutti portiamo delle maschere, forse, per nasconderci a noi stessi, per paura di non volerci mostrare, di aver paura di essere giudicati. Vivevo in una società dove era importante solo apparire, non essere, per cui mi fingevo una guerriera per non avere le ali tappate, ma alla fine quelle ali stavano cadendo ugualmente. Ripetevo a me stessa che non sarebbe mai finita, ma sapevo già la verità, ero in caduta libera verso l'ignoto, che non sarebbe mai finito, non sapevo che sarebbe successo in quella fermata dell'autobus, ma dovevo ammettere che mi sarei pentita se non ci fossi andata. Via Pascoli, fermata 32. L'inizio di tutto, di un nuovo mondo; perché ho iniziato a vivere grazie a lui; non sapevo nulla prima di lui, ma lui mi avrebbe odiata immensamente. La paura si stava impossessando di me e questo non doveva succedere.

JACKSON'S POV

Ancora un altro giorno senza di lei, più il tempo passava e più mancava. Al pensiero di sposarla immaginavo già il nostro futuro. Io, lei e i nostri bambini; tanti, così sarebbero stati tutti belli come la madre. Forse non le avevo dimostrato molte certezze sul nostro futuro, ma adesso volevo rimediare. Come al solito inventai delle scuse a Glenda per partire. Il giorno dopo aver parlato con mio zio decisi di andare a comprare l'anello, emozionato come se dovessi baciarla per la prima volta. Ricordo ancora quel giorno, ancora non la conoscevo bene, ma da subito avevo quella voglia matta di averla, non come un possesso o un desiderio; non sapevo neanch'io cos'era; ma lei era diversa da tutte le altre; una frase ripetuta troppe volte penserete, ma era la verità, non per dire, ma sul serio. Quella voglia matta di stare con la persona che ami, che vorresti per così dire "per sempre". Non volevo più essere il figlio bastardo mantenuto da papà che ha solo troie alle spalle, volevo essere l'adulto che sta con la donna che ama. Mio zio mi consigliò una gioielleria dove comprare l'anello, entrato nel negozio mi sentivo come un bambino sulle montagne russe. Iniziai a guardare dalle vetrine gli anelli.

"Chissà quale potrebbe piacerle." Pensai.
"Serve qualcosa?" Disse il proprietario cogliendomi di sorpresa.
Mi girai di scatto.
"Ehm... sto cercando... un anello." Dissi nervoso per poi con una mano toccarmi il collo.
"Da matrimonio oppure d'acciaio?"
"Matrimonio."
"Allora cerca una fede?"
"Si."
"Ma lei non è troppo giovane per sposarsi?"
"Ehm... ho diciannove anni, ma voglio farlo."
"Alla sua età io pensavo a divertirmi. È sicuro di volersi sposare?"
"Non dovrebbe prendere le fedi?" Dissi per non far parlare più quel vecchio ciccione.
"Sì! Edoardo prendi qualche fede." Disse rivolgendosi al suo aiutante.
"Venga con me giovanotto." Disse facendomi segno di seguirlo. Ci spostammo in una stanza accanto ed Edoardo ci portò alcune fedi.
"Allora." Disse mettendosi gli occhiali. "A destra ci sono i modelli più cari, mentre a sinistra i più economici. Quali preferisce?"
"Destra."
"Diciannove anni e con un sacco di soldi, figlio di qualche politico?"
"No, di un uomo d'affari." Dissi mentre lui toglieva le fedi di sinistra. "Figlio di un bastardo suonava meglio." Pensai.
"Chi è suo padre?"
"Francesco De luca." Dissi a bassa voce, quasi a non volergli far sentire il nome.
"De luca? Quel De Luca?" Disse meravigliato, tanto da guardarmi dritto negli occhi.
"Sì." Dissi vergognato.
"Ma allora sei il nipote di Baglietti?"
"Sì." Dissi guardando a terra. "Ma questo non dovrebbe vendere al posto di farsi i cazzi degli altri?" Pensai.
"Ora capisco tutto. Potevi dirlo prima che sei il nipote di Baglietti! Tuo zio mi ha chiamato dicendo che saresti venuto."
"Davvero?" Dissi stupito.
"Sì! Mi avresti risparmiato di prendere queste fedi se mi avessi detto che eri suo nipote."
"Perché?"
"Tuo zio ti ha fatto un regalo." Lo guardai male. "Mio zio mi sta viziando troppo." Pensai.
Aprì un cassetto della scrivania e mise sopra il tavolo una scatola a forma di cuore.
"Allora?" Disse guardandomi. "Non vuoi vedere le fedi che ti ha comprato tuo zio?" Continuò.
"Sì." Dissi subito dopo. Presi la scatola e la aprii, non c'erano parole per descrivere quello che provavo in quel momento. Per un attimo ebbi una visione, me davanti all'altare, Katy che si dirige verso di me e piange per l'emozione. Una meravigliosa donna per completare la mia vita. Katy era la purezza, la dolcezza, la testardaggine, la bellezza; provavo un amore infinito verso di lei forte più di qualunque altro legame, collegati da un filo rosso. Ero deciso più che mai a sposarla, a renderla felice.


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