Capitolo 14

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Devi morire un pò di volte, prima di iniziare a vivere davvero.
-Charles Bukowski

"Angelo io.."
"Ti prego dimmi di si!"
Mi girai intorno e vidi tutti che mi guardavano con la speranza di un si, ma io non potevo.
"Angelo non posso!"

Scappai piangendo e andai nei camerini. Mi misi a terra e con le mani mi asciugavo le lacrime. Perchè Jackson si stava comportando come Angelo scomparendo nel nulla? Mi raggiunsero Clara, Serena e Erika.

"Perché sei scappata così?" disse Clara.
"Non volevo vedere la sua faccia, ho preferito così."
"Le cose si affrontano qualunque essa sia la difficoltà!" disse Erika.
"Ho paura di affrontare le cose!"
Martina mi mise la mano nella spalla.
"Scusate ci potete lasciare soli?"

Avrei riconosciuto la voce di Angelo dovunque. Appena lo vidi con le mani mi asciugai di fretta le lacrime.

"Andate ragazze..."
Si mise vicino a me.
"Perché sei scappata?"
"Non volevo vedere la tua faccia. Non in quel senso, non volevo vederla delusa, arrabbiata. Non voglio che mi odi"
"Katy io non ti odio!"
"Come fai a non odiarmi? Ti ho piantato lì, in mezzo a quelle persone."
"Non sono fatto di odio. Capisco quando le cose non devono andare in quel senso. Mi chiedo solo il perché? Perché hai detto no?"
"Angelo io ti volevo lasciare..."
"Ah, io credevo che le cose andassero bene tra di noi."
"No Angelo. Non è un problema tuo, ma mio. Mentre tu non c'eri, c'era un'altra persona accanto a me che mi aiutava a superare la tua assenza."
"Jackson vero?"
"Si..."
"E quando avresti voluto dirmelo?"
"Il prima possibile, solo che non sapevo come!"
"Tranquilla, spero che voi siate felici!"
"Grazie per non odiarmi Angelo."
Lo abbracciai.
"Non potrei mai farlo anche volendo."
"Continueremo ad essere amici giusto?"
"Certo. Cambiando argomento Jackson che fine ha fatto?"
Cambiai subito umore.
"Non lo so. Quando la professoressa Parisi mi ha chiamato è sparito. Un attimo era dietro di me e l'attimo dopo non c'era più."
"E cosa stai aspettando ancora? Vai da lui. Ha la fortuna di averti."
"Grazie."
Gli lasciai un bacio sulla guancia e uscii di fretta.
Corsi e mi dimenticai di prendere le scarpe. Ero una macchina che non voleva più fermarsi. Andai a casa sua e non c'era. Suonai più volte ma niente, allora lo chiamai al cellulare. "Segreteria telefonica". Perché cazzo aveva spento il telefono?! Certe volte non lo capivo proprio.

Mi arresi e andai a casa. Antonella mi venne all'incontro.
"Ciao Katy, vieni con me!"
Era tutto buio. All'improvviso sentii delle voci familiari.
"Sorpresa!"
"Grazie a tutti."
C'erano tutti i miei amici e parenti. Tutti tranne lui... Jackson. Feci qualche sorriso per far capire che stavo bene, ma non lo ero. Ero preoccupatissima per Jackson, non avrei potuto sopportare che gli fosse accaduto qualcosa di brutto. Al solo pensiero avevo i brividi. Andai da mio fratello.

"Jackson verrà?"
"Non mi risponde alle chiamate."
"Va bene."
"Qualcosa non va?"
"Non preoccuparti!"
"Dopo devo darti una cosa."
"Qualcosa di bello?"
"Ti piacerà molto."
"Okay!"

Mi andai a sedere e si avvicinò Angelo.

"Ancora niente?"
"No."
"Si vede che sei preoccupata."
"Ma no di poco!"
"Tranquilla, domani vai a casa sua e vedi se lo trovi. Prima o poi dovrà risponderti."
"Non pensavo che mi saresti rimasto accanto!"
"Perchè?"
"Pensavo che mi avresti preso per puttana e te ne saresti andato."
"Non sono quel genere di ragazzo."
"Per fortuna!"
"Su con il morale. È la tua festa, andiamo a ballare!"
"Va bene." sorrisi.
Ballammo per un pò, ma all'improvviso mi sentii male.
"Katy va tutto bene?"
"No!"

Corsi in bagno e Antonella vedendomi in quello stato mi accompagnò. Vomitai e Antonella mi teneva i capelli.

"Katy hai bevuto qualcosa o mangiato qualcosa di strano?"
"Ho mangiato solo un panino e ho bevuto un pò di sambuca."
"Hai preso quello in frigo?"
"Si..."
"Era scaduta, avevo detto a Carlo di buttarla. Non mi ascolta mai. Fa pure così con te?"
"Si ahah!"
"Vado a prendere dei tovaglioli, tu resta lì!"
Continuavo a vomitare e non mi sentivo per niente bene.
"Tieni!"
"Grazie."
"Hai una brutta cera."
"Sono così orribile?"
"Si, vieni ti accompagno nella tua stanza!"
"Va bene."
Non riuscivo a stare in piedi ed Antonella non facendocela chiese aiuto a Carlo che mi prese in braccio. Salii le scale e mi distese nel mio letto.
"Dovevo buttare quella sambuca!"
"Te ne sei accorto ora?"
"Si!" rise.
"Ho portato quella cosa di cui ti ho parlato prima."
"Cos'è?"
Uscì un quaderno dalla tasca, sembrava un diario.
"Ho trovato il diario di nostra madre. Volevo dartelo per un occasione speciale, quale meglio di oggi? Questo diario la mamma ha iniziato a scriverlo quando ha avuto te, mi sembrava giusto dartelo."
"Grazie Carlo, significa molto per me!"
Mi abbracciò.
"Ti voglio bene sorellì!"
"Anch'io brò!"
"Anche se non hai vinto resti la migliore per me!"
"Grazie, non me la sento di scendere,puoi salutare tutti da parte mia?"
"Certo, riposati."
Mi baciò la fronte.
"Notte!"
"Notte!"
Quel diario significava molto per me, uno dei pochi ricordi che ho con mia madre.

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