Capitolo 35: Uno squarcio

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Marko guardò Mia con un sorriso "Sembri migliorata"
La ragazza rise "Si, anche tu. Mi chiedo chi vincerebbe in uno scontro alla pari"
Si erano visti molto poco dal giorno della sfida. Marko non andava mai in Accademia, se non per controllare che fosse tutto in ordine e segnalare al sovrano eventuali cadetti per la sua corte. Marko aveva un gran rispetto per Mia, era evidente da come le parlava, da come la guardava.
James era sempre più incantato da quella donna. Ovunque andasse si guadagnava il rispetto e l'amore di tutti. Era un emblema. Un punto di riferimento. Era convinto che, semmai fosse riuscita a diventare cavaliere, sarebbe stata in grado di riunire tutti i popoli della Regione sotto un'unica bandiera senza il minimo sforzo.
Peter aveva mostrato ai nuovi arrivati la loro attuale sistemazione. La biblioteca era l'unico edificio che in qualche modo era ancora vivibile.
I libri erano stati bruciati e questo provocò in Mia una nuova ondata di rabbia.
"Distruggere un libro è come gettare al vento un pezzo di storia. È come banalizzare il passato e le sue figure. L'unico modo che ha un uomo di essere immortale è attraverso la memoria di coloro che verranno dopo di lui. Chissà quanti nomi sono andati spazzati via perdendo l'opportunità di essere ricordati"
Delfine, ovviamente, era troppo grande per starsene tra quelle stanze, perciò rimaneva all'esterno, sbuffando fumo di tanto in tanto per spaventare gli umani che provavano ad avvicinarsi. L'unica a cui permetteva di guardarla era Tania. La piccola si avvicinava spesso per parlare con l'animale nonostante sua madre la guardasse con disperazione e la pregasse di mettersi al riparo.

I cinque soldati si guardarono intorno, osservando quelle poche persone che erano riusciti a salvare. Saranno stati poco più di un centinaio, il che stava a significare che più della metà del popolo di Larss era morta in quel terribile attacco.
"Erano esattamente come Thom" disse Peter serio, ripensando a quella notte, "Sembravano cadaveri, si muovevano sconnessamente e guardavano senza vedere. Attaccavano in gruppo, uccidendo chiunque capitasse sul loro percorso. Molti uomini hanno cercato di difendere se stessi e le loro famiglie... ma come potete vedere sono in pochi ad essersi salvati"
Aaron annuì, pensieroso. Mia pose una mano sulla spalla di James, che nel frattempo aveva abbassato lo sguardo.
"Avete fatto del vostro meglio"
"Siete riusciti a salvare queste persone" disse il ragazzo sorridendo "Avete fatto un ottimo lavoro"
James guardò Marko quasi con venerazione "È merito suo. Se non fosse intervenuto saremmo morti tutti"
Marko mostrò i denti, in quello che apparve come un sorriso terribile ed animalesco.
"Devo dire che questo tipo di nemici non mi dispiacciono. Sono più difficili da uccidere ma è qui che sta il divertimento"
Aaron e Mia risero divertiti mentre James e Peter rabbrividivano al pensiero di ciò che simili soldati avrebbero potuto fare in una battaglia del genere.
Mia smise di sorridere e si rivolse ai due ragazzi improvvisamente seria "Avete visto chi è stato a causare tutto questo?"
James assentì, cercando di ricordare più particolari possibile di quella notte spaventosa.
"C'era una donna nella piazza. Era alta e... bella... ma aveva qualcosa che non andava. I suoi occhi avevano il colore del sangue" Peter strinse i pugni ripensando al momento in cui l'aveva vista. Non aveva mai avuto così tanta paura in tutta la sua vita. Per un attimo era rimasto immobile, incapace di muoversi e di pensare, incapace persino di fuggire.
"Rideva osservando le persone morire. Ha riso anche quando Kador è morto" Aaron ebbe un flash. Un cadavere a terra, martoriato e carbonizzato, completamente irriconoscibile, eccetto che per gli occhi... "Comunque non ha agito da sola. C'era un uomo con lei" Mia si irrigidì e Marko sembrò notarlo, ma non parlò.
"Aveva dei lunghi capelli neri e occhi azzurri freddi come il ghiaccio" guardò là ragazza che nel frattempo era sbiancata ascoltando le sue parole "Non ho capito bene cosa stessero dicendo ma quell'uomo aveva qualcosa a che fare con te"
L'attenzione dei presenti si rivolse verso di lei. Mia rimase impassibile, nonostante il mare di emozioni che iniziava ad agitarsi dentro di lei.
"Non importa chi sia, lo fermerò... non importa come"

Mia camminava sempre più in fretta. La sua mente era in confusione, il cuore sembrava sul punto di esplodere. Doveva allontanarsi da quel posto, rimanere da sola a pensare. Non poteva credere a quello che aveva appena sentito. Alec aveva partecipato. Aveva guardato mentre quei mostri facevano a pezzi la città e uccidevano centinaia di innocenti, donne e bambini!
Si fermò all'improvviso tenendosi il petto e cercando dì regolarizzare il respiro. Le rivenne in mente una scena che aveva visto in sogno: Alec in piedi su una pila di cadaveri con le mani sporche di sangue.
Raddrizzò la schiena con decisione e fissò il vuoto di fronte a sé. Iniziò a parlare, pronunciando ogni parola con chiarezza. Usò la mano destra per tranciare l'aria che aveva di fronte. Uno squarcio si aprì davanti ai suoi occhi mostrandole ciò che voleva vedere...

Alec rimase a bocca aperta, osservando con stupore lo squarcio che sì era aperto davanti ai suoi occhi. Era come uno specchio, chiaro e sottile, ma al suo interno si delineava la figura dì Mia. All'inizio pensò che si trattasse di un miraggio, ma era così perfetto. Non credeva che Mia fosse in grado di usare la magia. Quel particolare tipo di incantesimo, poi, era molto complesso. L'istinto gli suggerì di allontanarsi, di impedirle di vederlo, ma quando la guardò negli occhi non riuscì a muoversi. Era da così tanto che non la vedeva. Osservò la sua figura snella, i suoi riccioli scuri, le sue labbra perfette. Era così bella. Non avrebbe mai creduto potesse diventare ancor più bella di quanto lo era stata in passato. I suoi occhi erano lucidi e tremava appena mentre lo guardava. Alec ebbe una fitta al cuore. Era proprio questo ciò che non avrebbe voluto. La parte che non sarebbe riuscito a sopportare. Era quello il suo posto, lo sapeva, ma dover guardare Mia in quel modo, consapevole del fatto che il loro amore era ormai finito. Non l'avrebbe mai convinta a passare dalla sua parte. Non ora comunque. Tese le mano verso lo specchio, come per poterla toccare, ed ebbe un brivido quando lei fece lo stesso. Le loro dita si sfiorarono per pochi secondi. Poi Alec parlò "Mi dispiace" lo specchio si richiuse e il ragazzo si rabbuiò. La prossima volta che si sarebbero visti sarebbero stati nemici.

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