L'orfanotrofio di Karis era una struttura lugubre e fatiscente e la maggior parte dei bambini che vi abitavano erano indesiderati.
Karis non era certo una grande città; gran parte della popolazione viveva in totale miseria. Non era dunque una sorpresa che spesso alcuni genitori decidessero di abbandonare i propri figli in orfanotrofio per cercarsi una vita migliore. Se non altro, in questo modo, assicuravano a quei bambini un luogo in cui vivere, ma a caro costo. Quale bambino vorrebbe cresce con la convinzione di essere stato rifiutato?Era l'anno 315, e l'orfanotrofio stava per accogliere il suo ultimo arrivato. Si chiamava Alec e aveva otto anni. Era un bambino piuttosto silenzioso per la sua età: il padre lo aveva cacciato via dopo aver scoperto che la madre lo aveva avuto da un altro uomo; da allora si era spostato da un orfanotrofio all'altro, senza tregua.
"Questa è la tua stanza" disse Glatys, la responsabile dell'orfanotrofio. Aveva un aspetto molto simpatico, nulla a che vedere col suo carattere severo.
Alec sbirciò l'interno della stanza. Ovviamente doveva dividerla con altri bambini, alcuni dei quali lo osservavano divertiti.
"I pasti vengono serviti due volte al giorno. Non fare tardi o non potrai più mangiare. Se ti serve qualcosa rivolgiti ad una delle responsabili, ma non credo che serva a molto, ultimamente siamo un po' a corto di soldi. Ci sono domande?"
"Devo proprio stare in questa camera?"
Glatys finse di non aver sentito."Lavati le mani prima di ogni pasto. C'è solo un bagno per piano perciò vedi di non starci troppo"
Poco prima di andarsene, con tono molto severo disse: "Di notte non è permesso uscire dalle proprie stanze a meno che non stia succedendo qualcosa di grave" detto questo si voltò e tornò alle sue faccende.
Alec entrò in fretta nella stanza. Sapeva per esperienza che non era mai una buona idea guardare le persone negli occhi. Si avvicinò alla prima branda libera e vi poggiò la sua piccola sacca contenente solo un cambio di vestiti e una vecchia foto di sua madre.
Un ragazzo si avvicinò contrariato dicendo: "Ehi tu! Quella branda è già occupata"Alec riprese immediatamente la sua sacca e abbassò lo sguardo: "Mi spiace. Potresti indicarmi una branda libera?"
Il ragazzo si accigliò: "Sono tutte occupate. Trovati un'altra camera"
I bambini dietro di lui iniziarono a ridere. Ovviamente non era vero, ma Alec non aveva intenzione di litigare, anche perché il ragazzo sembrava molto più grande di lui.
"Sai, abbiamo sentito parlare di te. Dicono che tua madre è stata con molti uomini e che non sai neppure chi sia tuo padre. Probabilmente un garzone. O un criminale, proprio come lei!""Mia madre non è una criminale!" esclamò Alec.
"E come la chiami tu una donna che tradisce il proprio uomo a quel modo? Doveva essere proprio una cagna. Una cagna della peggior specie"
Alec arrossì. Gli era capitato spesso di sentirsi dire cose di questo tipo, ma ogni volta quelle parole lo ferivano profondamente.
Improvvisamente, una voce calma e delicata disse: "Luca, fai silenzio"
C'era una ragazza accanto alla porta. Doveva avere più o meno la stessa età di Alec, ma il suo sguardo era molto maturo. Aveva i capelli molto scuri e gli occhi color nocciola. Il suo viso era piuttosto ordinario. Sembrava dolce e innocua eppure quando i ragazzi la videro cambiarono subito atteggiamento.
Luca sbuffò: "Facevamo solo conoscenza" ed uscì dalla sala con sguardo irritato, ma ad Alec sembrava piuttosto spaventato.
La ragazza si avvicinò sorridendo: "Devi scusarlo. Ognuno di noi qui ha una triste storia. Capita spesso che i ragazzi più grandi si sfoghino con i nuovi arrivati", tese la mano verso di lui: "Io sono Mia"Alec aspettò un momento prima di stringerla: "Mi chiamo Alec"
"Alec? Sembra un nome da cavaliere... mi piace!" - gli occhi di Mia si illuminarono ed Alec arrossì di nuovo. Stavolta per un motivo ben diverso. Non gli era mai capitato di sentirsi fare un complimento."Andiamo, tra poco è pronta la cena"
Già dal primo momento in cui l'aveva incontrata, Alec aveva capito subito che Mia non gli somigliava affatto. Era una ragazza molto allegra e positiva, nonostante la sua storia. I suoi genitori erano morti quando lei aveva poco più di cinque anni. Erano stati uccisi da un criminale. "Un uomo senza onore!" lo aveva definito lei.
Andava matta per le vecchie leggende, soprattutto se trattavano di cavalieri e dame in pericolo.
Non le piaceva l'azione in se, ma l'eroismo e il coraggio che dimostravano ogni giorno, senza mai chiedere nulla in cambio."Un giorno anch'io diventerò un cavaliere!" disse con entusiasmo.
"Sei matta? Le donne non possono diventare cavalieri...", ovviamente era stato Luca a parlare, "sono troppo deboli, non riuscirebbero a difendere neppure se stesse. L'unica cosa che possono fare è stare in casa e allevare i propri figli!"
"Non costringermi a picchiarti Luca..." replicò Mia "sappiamo entrambi che vincerei io"Tra i due calò il silenzio. A quanto pare Mia non aveva solo la passione per il combattimento, era anche molto portata.
"Portami con te" disse Alec timidamente: "Anche a me piacerebbe diventare un cavaliere e diventare forte per sconfiggere i miei nemici. E se sarai tu ad aiutarmi, c'è la farò di sicuro"Mia rise, piena di entusiasmo: "Bene Alec! Allora lo faremo insieme" alzò il pugno verso l'alto con fare teatrale "Un giorno questi libri parleranno anche di noi e delle nostre gesta. Passeremo alla storia come i più grandi cavalieri mai esistiti. Ed io sarò la primissima donna in assoluto ad essere entrata nell'esercito!"
Gli altri la guardarono come se fosse pazza. Era impossibile per lei riuscirci. Per quanto potesse essere dotata, una donna era sempre una donna. Non le avrebbero mai permesso di eccellere. L'unico a credere il contrario era Alec. Gli bastava guardarla per capirlo.
Quella ragazza sarebbe passata alla storia, e lui l'avrebbe seguita.
"È ora di spegnere le luci!" gridò Glatys dal corridoio. I bambini si affrettarono a tornare nelle loro camere. Solo Mia non si mosse. Guardò Alec negli occhi, e per la prima volta gli sembrò davvero molto seria: "Promettimi che lo faremo insieme. Che ci sosterremo sempre e che non ci arrenderemo mai"
Alec iniziò a preoccuparsi. Quella era una cosa seria. Non si era mai impegnato a portare a termine una simile impresa, ed era ancora così giovane.
"Lo prometto"
Mia sorrise.
"Buonanotte Alec", lo baciò sulla guancia e si diresse in camera sua.
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World of Shadows
FantasyMia ed Alec sono due ragazzi molto diversi fra loro, con una sola cosa in comune. Entrambi hanno una smisurata passione per le vecchie leggende, soprattutto quelle sui cavalieri che rischiavano le loro vite per salvare coloro che amavano! Mia vorre...