Capitolo 37: L'assedio

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Sarah si rigirò nel letto sempre più agitata. Quella notte proprio non riusciva a prendere sonno. Gli ultimi avvenimenti l'avevano spaventata e non poteva che temere il peggio in ogni momento. Ogni volta che chiudeva gli occhi immagini orribili le salivano alla mente. Se quell'esercito di demoni fosse giunto ora alle loro porte, che cosa avrebbero potuto fare? C'erano così pochi soldati e così tanti civili. Doveva evitare che avvenisse una catastrofe.
Si alzò dal letto, tirando via le coperte, e indossò un paio di sandali, per non dover camminare a piedi nudi. Indossava una sottile veste da sera bianca e i capelli castani erano lasciati lunghi sulle spalle. Uscì con furia dalla propria stanza, incurante del proprio aspetto, e si diresse verso il salone. Non degnò di uno sguardo i numerosi ritratti che, appesi alle pareti, la osservavano con severità. Tutti i sovrani che fino ad ora si erano succeduti al trono della Città Imperiale si erano guadagnati un posto di riguardo sulle pareti di quelle stanze. Inutile dire che erano stati tutti uomini. Alle donne non era permesso di governare, e quando sua madre era morta, lasciando a suo padre un'unica figlia femmina, l'uomo ne era rimasto notevolmente contrariato. Desiderava che sua figlia si sposasse al più presto, perché ci fosse un vero erede al trono di Vahel, ma Sarah non sembrava averne la minima intenzione.
La donna arrivò nell'immenso salone, scura in volto. Le guardie si voltarono verso di lei con sorpresa, arrossendo appena quando si resero conto di com'era vestita.
"Signorina! Cosa...?"
La guardia non ebbe il tempo di parlare, Sarah gli si parò davanti con decisione, tirando fuori la sua espressione più autoritaria.
"Voglio che vegliate sui cancelli della città. Non fate entrare nessuno che possa in qualche modo apparire sospetto"
"Ma signora, abbiamo degli ordini"
"Gli ordini sono cambiati! Fate come vi ho detto!" la rabbia di Sarah si spense quando le campane della Città Imperiale iniziarono a suonare. Era da più di cento anni che quelle campane non venivano toccate. Erano state poste al centro della città, su di un'alta torre di vedetta, per poter avvertire gli abitanti di un potenziale pericolo. La donna rabbrividì "È troppo tardi"

Ovunque regnava il caos. Le campane avevano svegliato i cittadini che, allarmati da quel suono per nulla familiare, si erano lasciati prendere dal panico, e cercavano ad ogni costo di oltrepassare i cancelli della Città Imperiale, per poter fuggire. I pochi soldati rimasti a guardia del cancello, si rifiutavano di aprirlo, ed esortavano i cittadini a mantenere la calma e a rifugiarsi in casa. Al di là dei cancelli, ad una certa distanza dalla città, un gruppo compatto di soldati avanzava strisciando verso il palazzo. La città Imperiale sorge su di una collina, e intorno ad essa si apre un'ampia valle, spoglia di tutto, che permetteva agli uomini di vedetta di avvistare chiunque decidesse di provare ad avvicinarsi. Ora lo vedevano chiaramente, quello strano esercito di non morti che si dirigeva nella loro direzione. Dovevano essere quelli i demoni di cui si era tanto parlato. I loro occhi erano spenti e vuoti, i loro movimenti sconnessi. Molti di loro sembravano feriti, eppure non accennavano a rallentare. Il sovrano osservava quella scena con orrore. Quegli uomini indossavano le uniformi dell'Accademia, e questo lo sconvolgeva "Quale sortilegio è mai questo?"
Sarah era al suo fianco, insieme ad alcuni soldati, e nessuno di loro sembrava più notare l'abbigliamento della donna. Quell'esercito, che ora minacciava la loro città, sembrava essere stato appena sputato dall'inferno. Un alone di morte aleggiava intorno ad esso, rendendo la notte ancora più oscura, uccidendo i pochi germogli che di lì a poco si sarebbero dischiusi sul manto erboso. Sarah fece un respiro profondo, cercando di ignorare la paura che lentamente stava prendendo possesso del suo corpo. Non era quello il momento di lasciarsi prendere dal panico.
"Rafforzate le difese vicino al cancello" disse con decisione "Mettete gli arcieri sul perimetro della città e ditegli di prepararsi a combattere. Armate ogni uomo al di sopra dei sedici anni e cercate di respingere gli aggressori"
"Si signora..." disse uno dei soldati al suo fianco "Allora dirò agli altri soldati di..."
"Nessun soldato resterà a palazzo"
Suo padre la guardò interdetto "Sei pazza? Abbiamo bisogno dei soldati a palazzo! Se quei mostri dovessero entrare che cosa faremmo?"
Sarah lo fulminò con lo sguardo "In questo momento, la nostra priorità è proteggere i cittadini. Se quei mostri dovessero entrare vorrà dire che ci difenderemo da soli" lo guardò negli occhi con fierezza "Dovresti sapere come si impugna una spada giusto?"

Lilith guardò seccata i cancelli chiusi. I soldati, sotto il suo controllo, iniziarono a spingere, cercando di aprirsi un passaggio, ma gli uomini del re lo tenevano chiuso con attenzione. Ben presto, sulla mura perimetrali, apparvero i primi arcieri, che tempestarono l'esercito di frecce infuocate, ma constatarono con orrore che, anche se trafitti, quei mostri continuavano ad avanzare.
"Avanti ragazzi" disse la donna annoiata "Non vi lascerete fermare da un simile ostacolo vero?"
A quelle parole, i non morti smisero di spingere. I più vicini al cancello si chinarono verso terra, formando una sorta di scala. Man mano, i soldati iniziarono a salire l'uno sulla schiena dell'altro, arrivando sempre più in alto. Gli arcieri osservarono impotenti quell'ammasso di corpi che, lentamente, si avvicinava alla cima delle mura di pietra. Tentarono invano di fermarli, continuando a scoccare frecce sui loro petti, ma senza risultato. Uno solo di loro cadde a terra, trafitto alla testa, ma nonostante tutto si rialzò poco dopo, muovendosi con più lentezza. Quando i primi non morti cominciarono ad entrare, si scatenò il panico. Quei demoni senz'anima si lanciarono con velocità innaturale verso i loro avversari, affondando le lame nei loro colli e guardando con noncuranza il loro sangue bagnare il terreno. Quando riuscirono ad aprire il cancello, la Città Imperiale sembrò davvero perduta.

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