Capitolo 38: L'arrivo di Mia

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I cancelli della Città Imperiale vennero fatti a pezzi e l'esercito di non morti avanzò senza difficoltà all'interno della alte mura di pietra. Molti degli uomini e ragazzi a cui era stato imposto di combattere, fuggirono quanto prima, abbandonando i loro posti e le loro famiglie al loro crudele destino. I pochi rimasti tentarono in ogni modo di tenere a bada quei demoni assetati di sangue, riuscendo però solo a rallentarli. Per quanto li colpissero, quei mostri non arretravano mai. Continuavano a muoversi e ad attaccare. A rendere il tutto più difficile, erano i loro movimenti. Prima di diventare quei mostri senz'anima, erano stati soldati, e nonostante i movimenti piuttosto goffi e limitati dalle numerose ferite, si capiva che erano stati addestrati. Alcuni di loro riuscirono a superare le linee nemiche ed entrarono nelle case buttando giù le porte di legno e distruggendo tutto ciò che avevano davanti agli occhi.
L'uomo sulla torre di vedetta non aveva mai amato particolarmente il suo lavoro. Ogni sera se ne doveva stare su quella torre altissima e fredda a guardare sempre lo stesso panorama sperando che nessun nemico si avvicinasse alla città. Quella notte, però, era felice di trovarsi lassù. Sentendo le prime urla di donne che venivano strappate alle loro case e ai loro bambini, l'uomo si sentì un vero codardo. Sarebbe dovuto scendere da quella torre e aiutare i soldati a difendere la città, ma le sue gambe non accennavano a muoversi. Anche se avesse tentato di dare una mano, il suo aiuto non avrebbe fatto alcuna differenza. Era debole, senza addestramento. Sarebbe stato ucciso non appena avesse messo piede sul campo di battaglia. Si rannicchiò in un angolo, sperando che finisse tutto al più presto e che nessuno di quei mostri decidesse di provare a raggiungerlo fin lassù. Si tappò le orecchie, cercando di coprire lo stridio delle spade che cozzavano tra le mani, le urla dei feriti, i versi rauchi di quelle orrende creature. Gli parve che fosse passata un'infinità dall'inizio dell'assedio, quando finalmente, decidendosi a riaprire gli occhi, vide qualcosa di ancor più terrificante. Un'immensa figura alata volava nella loro direzione ad una grande velocità. Per via dell'oscurità, non riusciva a capire bene cosa fosse. Man mano che la figura si avvicinava, iniziò a delinearne i contorni. Le ali possenti, il corpo elegante ricoperto di squame del colore del mare, i denti aguzzi e gli artigli affilati. Quando capì di cosa si trattava, la paura che aveva provato fino a quel momento si trasformò in terrore.
"Drago!!!" urlò con tutto il fiato che aveva in corpo e si coprì la testa con le mani, per paura che l'immensa creatura potesse piombargli addosso. Alcuni uomini alzarono gli occhi al cielo, impietriti, fissando l'animale che cadeva in picchiata verso la loro città ad una velocità sorprendente. Prima di toccare terra, l'enorme drago spalancò le sue ali per frenare la caduta e sputò una lunga vampata di fuoco che incenerì i demoni rimasti sul proprio cammino. Nonostante il fuoco gli lambisse le carni, i non morti continuarono a muoversi, sempre più lentamente. Una figura agile e snella si lanciò verso terra, scendendo dalla groppa del drago. Estrasse una spada lunga e sottile, che brillò con la luce del fuoco. La figura corse verso i mostri in fiamme ad una velocità sorprendente, fendendo l'aria con la lama della sua spada. Pochi colpi sicuri bastarono a recidere loro la testa dal petto. Recisa la testa, i corpi caddero a terra, mossi da piccoli spasmi involontari. I soldati rimasero a bocca aperta ad osservare la scena. Quello doveva essere sicuramente un cavaliere. E che cavaliere! Arrivare in volo sulla groppa di un drago e rendere inoffensivi quei mostri che parevano immortali non era certo una cosa da tutti. Il cavaliere, sentendosi osservato, si voltò tenendo alta la sua arma, che abbassò solo quando si rese conto che i soldati che lo fissavano erano dalla sua parte. Quando questi si resero conto che in realtà si trattava di una donna, il loro stupore aumentò. La ragazza sorrise, imbarazzata da quelle improvvise attenzioni. Doveva avere una ventina d'anni al massimo. Si vedeva che era molto giovane. Era alta e snella, con riccioli scuri che le sfioravano le spalle e occhi castani pulsanti di vita. Non indossava neppure un'armatura, o una divisa da militare. Aveva una semplice casacca, piuttosto grande per il suo fisico minuto - probabilmente una casacca da uomo - e dei pantaloni scuri sotto un paio di pesanti stivali di cuoio. Una corda stretta in vita faceva da sostegno alla fodera della sua spada, anch'essa molto semplice e, sul lato opposto, ad un corto pugnale dall'elsa color ambra.
"Salve" disse continuando a sorridere "Avete fatto davvero un ottimo lavoro fino ad ora. La mia amica Delfine vi aiuterà ad uccidere questi mostri" indicò il dragone, che si voltò minacciosamente verso i soldati impauriti, emettendo un suono gutturale che gli mise i brividi "Puntate alla testa" Gli uomini annuirono in silenzio, sempre più sconvolti. Alcune urla li riportarono alla realtà e la ragazza si fece improvvisamente seria, donando ai suoi occhi una luce severa e selvaggia "Muovetevi"
Gli uomini corsero via, le armi in pugno, pronti a ricominciare lo scontro. Mia sfiorò il muso di Delfine, appoggiando la fronte sulle sue squame luminose e chiudendo appena gli occhi "Buona fortuna amica mia. Ci rivedremo quando tutto sarà finito"
Il drago le trasmise una miriade di emozioni, che le fecero battere il cuore. Non le augurò buona fortuna, perché sapeva che non ne aveva bisogno. Era certa che Mia sarebbe uscita da quel palazzo vittoriosa.

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