Capitolo 42: Ti amavo da morire

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Sarah correva a perdifiato. Non riusciva a credere a ciò che era appena accaduto. Suo padre era morto! Ucciso da una strega con gli occhi rossi. La donna aveva un compagno, che per sua fortuna si era rifiutato di ucciderla e le aveva concesso del tempo per scappare. Erano stati sicuramente loro a scatenare quella guerra apocalittica per le vie della Città Imperiale. Sperò con tutta se stessa che i due compagni finissero per rivoltarsi l'uno contro l'altro e che quella situazione si risolvesse in fretta.
Le sue speranze scomparvero del tutto quando avvertì una voce femminile echeggiare per il lungo corridoio, chiamando il suo nome. Riconosceva bene quella voce. Un brivido freddo le percorse la schiena e si guardò intorno allarmata, cercando disperatamente una via di fuga. Avvertì alcuni passi avvicinarsi, e il cuore impazzì nel suo petto, minacciando di farle fare la stessa orribile fine di suo padre.
Poi si fermò. Quand'era piccola si nascondeva spesso dietro le pareti dell'immenso palazzo per origliare i discorsi che il re teneva con i suoi ospiti e che lei, ovviamente, non poteva ascoltare. Si accovacciò accanto ad una delle grandi armatura disposte simmetricamente lungo il corridoio, ed iniziò a tastare la parete con le dita. Sudava copiosamente, sempre più agitata, e tremava come non mai. La donna era sempre più vicina. Ora stava ridendo. Una risata macabra e folle che la costrinse a ricacciare indietro le lacrime. Non poteva finire così. Non poteva morire in quel modo! Prima ancora che avesse vissuto davvero! Il suo cuore si fermò per un momento, e trattenne un urlo di gioia quando, finalmente, riuscì a trovare l'apertura che cercava con le dita. Spinse appena contro la parete, avvertendo un piccolo scatto che la fece imprecare. Sperò che la donna non l'avesse sentito. Una piccola porta si aprì davanti ai suoi occhi, rivelandole quello che sembrava un corridoio buio e stretto, che attraversava l'intera tenuta. Da piccola vi entrava senza problemi, ma ora non sarebbe stato affatto piacevole. Purtroppo, però, non aveva scelta. Doveva uscire da lì, cercare aiuto. Fece un respiro profondo ed entrò, richiudendosi la piccola porta alle spalle e piombando nell'oscurità.

Alec era a terra. Suo malgrado si era ritrovato a chiudere gli occhi quando Mia aveva sollevato il pugnale verso l'alto. Sapeva, dallo sguardo nei suoi occhi, che lo avrebbe ucciso senza esitazione, e non si aspettava nulla di diverso. Lui in fondo non aveva esitato quando ne aveva avuto la possibilità, ma per sua sfortuna, nonostante le abilità acquisite negli ultimi anni grazie a Lilith, Mia continuava a batterlo con facilità. Era sempre un passo avanti, sempre pronta a tutto.
Un lampo di luce lo aveva abbagliato e aveva chiuso gli occhi, attendendo il colpo mortale. Quando si rese conto che questo tardava ad arrivare, non seppe cosa pensare. Non aveva il coraggio di aprire gli occhi, di guardare il viso pieno di odio di Mia. Poi avvertì qualcosa. Qualcosa di caldo e di bagnato che gli cadeva sul viso. Lentamente, socchiuse gli occhi, notando la figura di Mia ancora curva su di lui che però, per qualche motivo, si era fermata.
La ragazza aveva ancora il pugnale tra le mani, ma non era riuscita ad andare fino in fondo. La lama lucente del pugnale era puntata alla gola del ragazzo, che sentì un forte fastidio quando provò a deglutire. I suoi occhi erano pieni di lacrime, talmente lucidi da non riuscire quasi a distinguerne il colore. Lasciò andare la lama, che tintinnò cadendo a terra, e si piegò in due sul petto del ragazzo, lasciando che le lacrime cadessero sui suoi vestiti scuri.
A quella vista, Alec si sentì morire. Non aveva mai visto Mia piangere così. Era sicuro che l'avrebbe ucciso. Doveva farlo! Lui lo avrebbe fatto!
Stranamente, in quel momento, nessuna voce nella sua testa gli suggerì di attaccare. Quella era l'occasione perfetta. Avrebbe potuto afferrare il pugnale accanto al suo viso, gettare la ragazza a terra e finire quella storia una volta per tutte, eppure non ci riuscì. Rimase immobile ad osservarla. Così fragile, così delicata. Non riuscì neppure a parlare.
"Non posso" disse Mia con un filo di voce "Non riesco a farlo. Proprio non ci riesco..."
Sollevò appena lo sguardo, cercando di guardarlo negli occhi per quanto le era possibile. Le lacrime erano tante da offuscarle la vista e la cosa l'avrebbe fatta ridere se non si fosse sentita tanto distrutta.
"Io... non riesco a credere di essere arrivata fino a questo punto. Stavo per ucciderti! Stavo per farlo davvero!"
Alec fece per sfiorarle il viso, nel tentativo di asciugare le sue lacrime, ma Mia lo sorprese, sferrandogli un poderoso pugno sulla guancia, e stordendolo di nuovo.
"È solo colpa tua!!" lo colpì di nuovo, stavolta sull'altra guancia, e così fece per diversi secondi, urlando più che poteva.
"Come hai potuto fare tutto questo?! Non ti bastava avermi abbandonata?! Non ti bastava avermi spezzato il cuore una volta?! Lo hai dovuto fare di nuovo!!! Hai dovuto umiliarmi!"
Si fermò un momento, cercando di riprendere fiato. Le sue mani erano sporche di sangue, il viso arrossato per la rabbia, e le lacrime non accennavano a diminuire. Alec cercò di ignorare il dolore e chiuse gli occhi.
"Io ti amavo" la ragazza si chinò ancora, stavolta appoggiando la testa sul petto del ragazzo "Ti amavo da morire"
Alec rimase in silenzio, sorpreso dalle lacrime che improvvisamente gli erano salite agli occhi. Ripensò a quegli ultimi anni, a tutte le persone che aveva ucciso senza battere ciglio. Non si pentiva della sua decisione di seguire Lilith. Era ciò che voleva, e si era sentito forte, libero, potente. Grazie a lei si era sentito un dio. Aveva smesso di essere l'Alec che tutti conoscevano, debole e codardo, privo di spina dorsale, eppure in qualche modo, ora quel lato di sé gli mancava. Gli mancavano le labbra di Mia, le sue carezze, il modo in cui la sua voce lo svegliava ogni mattina rendendo improvvisamente il mondo un posto migliore.
Non si pentiva di aver seguito Lilith, ma si pentiva di aver abbandonato Mia.
"Mi dispiace"
Riuscì a dire solo questo, poi Mia si asciugò le lacrime e si alzò, guardando altrove "Quello che hai fatto qui è imperdonabile, ma non mi macchierò le mani col tuo sangue. Non commetterò il tuo stesso errore" tirò su col naso tremando leggermente "Ti consiglio di andare via... e di non farti vedere mai più"
Alec scattò a sedere sorpreso"Scherzi vero? Non posso farlo!"
Mia lo fulminò con lo sguardo, gli occhi arrossati "Non mettere alla prova la mia pazienza. Ti ho risparmiato una volta ma non lo farò di nuovo. Ringrazia che ti permetta di scappare..." la rabbia riprese il sopravvento ed Alec si irrigidì "Un altro passo falso e non avrò problemi a tagliarti la gola"

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