Capitolo 6: Uno strano sogno

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Alec era solo, in piedi, nella sua vecchia casa. Si stupì di quanto la conoscesse bene, considerato il fatto che ci aveva passato così pochi anni della sua vita. Si mosse tra i lunghi corridoi di quella casa sontuosa. Suo padre era una persona molto ricca ed importante, ed era convinto che la grandezza di un uomo si misurasse dalla sontuosità della propria abitazione.
Certo, non era esattamente la reggia del Re, ma ci andava molto vicina.
La voce di sua madre lo investì, chiara come lo era stata una volta.
Seguì il suono di quella voce e si ritrovò davanti ad una grande porta intagliata. Riconosceva quella porta. Dall'altra parte c'era lo studio di suo padre. L'uomo passava quasi tutta la sua giornata in quella stanza, mentre Alec e sua madre se ne stavano in giardino.
Il ragazzo si rese conto che la porta era socchiusa. Si tese in avanti per sbirciare la camera dall'interno e ciò che vide lo raggelò. Suo padre aveva gettato a terra sua madre e le stava urlando contro. "Come hai potuto donna? Non ti ho forse dato tutto? Una casa, dei bei vestiti, gioielli adatti alla più bella delle regine!?" Alec indietreggiò. Sapeva bene cosa stava per accadere, ma era troppo spaventato per farsi avanti. Sapeva che, se lo avesse fatto, quell'uomo avrebbe fatto del male anche a lui, lo avrebbe ucciso senza pensarci due volte e lui non voleva morire.

"Codardo"
Alec si svegliò di soprassalto. Quel sogno gli era sembrato così vero! Il cuore gli batteva forte nel petto, come se stesse per esplodere. Aveva il fiato corto e la fronte imperlata di sudore. Continuata a sentire quella voce lontana che gli parlava. 'Codardo' aveva detto.
Aveva già sentito quella voce prima, ma non riusciva a ricordare di chi fosse.
Si guardò intorno per essere sicuro che nessuno lo avesse visto.
Era nel dormitorio dell'Accademia, insieme ai nuovi allievi. Il ragazzo nella branda accanto si lamentò:
"Quello strano si è svegliato"
Qualcuno sbuffò e si rigirò nel letto.
Fuori era ancora buio, perciò Alec decise di provare a dormire ancora un po'.
Da piccolo, ogni volta che faceva un brutto sogno, andava nella camera di Mia e parlava con lei finché non vedeva sorgere il sole. Quella sera, però, non poteva farlo.
Era stata una giornata dura per Mia. La ragazza non aveva prestato la minima attenzione alle vaste sale dell'Accademia. Si era diretta al dormitorio barcollando e si era gettata sulla prima branda libera. Anche se aveva cercato di non darlo a vedere, lo scontro con Marko era stato molto duro.
Alec aveva temuto che la ragazza non potesse farcela ma, come al solito, lei lo aveva lasciato senza parole.
Lui non avrebbe mai potuto muoversi in quel modo. Non sarebbe mai stato al suo livello. Come al solito si era ritrovato ad invidiarla con tutto se stesso.
Si rigirò nel letto, inquieto. Non riusciva a prendere sonno. Ogni volta che chiudeva gli occhi sentiva le urla di sua madre che cercava in vano di proteggersi da quello che un tempo credeva fosse suo padre. "Codardo! Codardo! Codardo!"
Alec si strinse la testa tra le mani. Che cosa gli stava succedendo?
Un brivido gli corse lungo la schiena mentre riviveva quella scena ancora, ancora e ancora. Alla fine, si mise a sedere, e guardò l'oscurità di fronte a se. Sperò che il sole sorgesse presto per poter guardare di nuovo il sorriso di Mia, in quel momento era l'unica cosa che avrebbe potuto farlo stare meglio.

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