20- Una giornata per pensare

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#Martina
Visto che Luca e la sua 'amica' venivano a casa ho pensato che preferissero stare da soli, così mi sono alzata, vestita e sono uscita a fare una passeggiata. Ho portato con me il mio album e i pastelli a olio, in caso mi venisse l'ispirazione, ma per adesso niente, anche se sono fuori da circa venti minuti. Ripenso a quello che è successo ieri e sorrido, ho picchiato Gabriele come se non ci fosse un domani. Non l'ho ancora rivisto, e non so cosa farei se lo rivedessi.
Nel frattempo sono arrivata in spiaggia, nella mia spiaggia. Solo io so come arrivarci, c'è un passaggio segreto attraverso la stazione che nessuno ha mai visto, a parte me.
È uno di quei posti dove mi ritiro a pensare o disegnare e, visto che parliamo di disegnare, tiro fuori i colori e mi metto a riportare sul foglio l'immagine di me che picchio Gabriele e ne viene fuori un capolavoro da primo premio. Mi stendo sulla sabbia e chiudo gli occhi, ho spento il telefono, non voglio pensare a niente e non voglio essere disturbata.
Passo un'infinità di minuti, forse ore distesa sulla spiaggia senza dormire, ma a pensare a quante cose siano successe in così poco tempo, da quando è arrivato lui. Lui che mi ha stravolto la vita e lui che è riuscito a farsi picchiare e poi 'salvarmi'.
Sorrido pensando a quando mi ha chiamato 'Tigre' quando ero svenuta e Luca me l'ha raccontato come se fosse una ragazzina eccitata per la sua prima cotta.
Sento il bisogno di liberare i piedi, così levo scarpe e calze e le metto vicino lo zaino, poi levo la giacca e rimango a maniche corte e jeans. Sento la brezza marina accarezzarmi il viso e le piccole onde sfiorarmi i piedi delicatamente. È un momento bellissimo, così apro gli occhi e vedo davanti a me il tramonto più spettacolare mai visto. Prendo subito carta e colori e lo riporto sul foglio. È magnifico e sorrido al pensiero che se Luca fosse qui starebbe già in acqua come uno stupido a prendersi una polmonite.

#Gabriele
È tutto il giorno che la seguo, e sono ore che la osservo ridere e disegnare sulla mia spiaggia, quella dove di solito mi ritiro a pensare. Vorrei andare li e abbracciarla da dietro e guardare con lei lo spettacolo che si trova oltre il mare, ma ho paura che sia la cosa più sbagliata da fare ora e ho paura che mi picchi ancora. Ho bisogno di dirle tutta la verità, dall'inizio fino alla fine, anche se mi picchierà, ma adesso non è il momento.
Sento il bisogno di andare vicino a lei, così mi alzo piano e mi avvicino. Lei appena mi vede sussulta, ma poi si tranquillizza e torna a guardare il tramonto. Mi siedo vicino a lei e faccio lo stesso.
È bellissimo... ma mai quanto lei, mi verrebbe da dire. Stiamo tutti e due zitti, per paura di sbagliare, e io anche di essere picchiato.
Ad un tratto noto che ha la pelle d'oca, ma forse vuole fare la tosta e non si rimette la felpa, così mi levo il giubbino di pelle e lo metto sulle sue spalle. Si gira a guardarmi come per chiedermi che significa, e io scrollo le spalle. Torno a guardare il tramonto, che ormai è quasi finito, e sento qualcosa appoggiarsi sulla mia spalla. Giro la testa per capire cosa sia ed è lei che ha appoggiato la sua testa su di me. Deve essere stanca. Mi viene un voglia matta di toccarle i capelli, così inizio a arrotolare un ciocca di capelli su un dito e lei chiude gli occhi, come per gustarsi il momento. Restiamo così per molti minuti, forse un'ora, senza fiatare, appoggiati l'uno sull'altra e io a giocare con i suoi capelli.
A un certo punto si muove e smetto di toccargli i capelli. Lei si gira
"Perché hai smesso?" risponde stranita e io non sapendo che dire riprendo la ciocca e l'arrotolo sul dito. Lei pare rilassarsi, ma dopo scosta la testa dalla mia spalla. Penso che voglia alzarsi, così, sto per levare il braccio, ma vedo che si sdraia con la testa sulle mie gambe. È la visione più bella del mondo. Ci fissiamo e i nostri sguardi si incontrano: i suoi occhi sono così scuri che sembrano neri anche se l'iride si vede poco, visto che la sua pupilla si è dilatata tantissimo e luccica. Non so se prendere l'iniziativa, così rimango fermo dove sono, con una mano gioco con i capelli e con l'altra provo a sfiorarle una guancia, ma quando vedo il suo sguardo attento sulla mia mano capisco che non è gradita, così ritiro la mano e lei punta i suoi occhi nei miei. Non so cosa fare, mi ricordo che mi aveva esplicitamente detto di non toccarla, così sto giocando con i suoi capelli, però quelle labbra socchiuse sono così invitanti... Devo trattenermi, se no rischio di sbagliare e perderla. Si sentono le campane suonare le 21, così lei si alza piano e io sciolgo la ciocca dal mio dito. Si infila scarpe e calze, poi mi passa il giubbino e si infila la sua felpa. Pensavo dicesse qualcosa, invece la vedo scribacchiare qualcosa su un foglio con un pastello a cera(?). Me lo passa e c'è scritto:
"Grazie per questa visita inaspettata, sei stato bravo a non fiatare, neanche quando ti ho fatto quella domanda. Ho capito che eri in difficoltà stupido, e questo mi fa sorridere. Ti va di rivederci domani qui alle 15:30?"
Finisce così, niente saluto, solo una domanda, e quando mi giro per risponderle è già andata via.
In questo caso non credo sia una domanda...

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