Capitolo 25 – In territorio nemico/ Minacciati a vita
Un istante prima era un flebile suono.
Un secondo dopo un ronzio meccanico, che si era impossessato del mio orecchio sinistro.
Prima di poter chiedere spiegazioni, alla mia operatrice, crollai a terra.
Quel brusio mi aveva riempito la testa, era come se mille laser continuassero a riflettersi, su ipotetici specchi, collocati all'interno della mia scatola cranica, senza sapere come stabilizzarsi.
Mi tappai inutilmente le orecchie, sapendo che il suono proveniva da dentro di me e non da quel luogo.
<< Che sta succedendo? >> urlai, con le lacrime agli occhi.
Possibile fossi restata lì troppo allungo? E come mi era stato presagito, stavo morendo?
La mia me robotizzata non appariva più troppo calma, d'altro canto. Fissava lo schermo su cui vi erano prima tracciate le scelte, che si ponevano dinanzi a me, per far salire la casta all'insegnante.
Ora però questa pareva una lavagna in pieno tumulto, realizzai.
Era come guardare lo spostamento delle nubi ad una velocità accelerata.
Le linee erano sfocate, non avevano una definita meta e si spezzavano e ricreavano allo stesso tempo, senza dar modo di riuscire a leggerle, figurarsi comprenderle, prima che mutassero nuovamente.
Per un attimo non mi parve uno spettacolo così insolito, per qualche strana ragione, mi pareva quasi d'averlo già visto.
<< Qualcosa sta cambiando irreparabilmente e qualcuno sta tentando di destarti >> rispose Selene 2.0, senza guardarmi.
<< Me ne sto andando? >>
<< Esattamente >>
<< Ma com'è possibile, sostenevi che dovessi uccidere qualcuno, per farlo! >> l'accusai.
La vidi scuotere impercettibilmente la testa, << qualcosa è successo, se prendessi adesso una decisione sarebbe impossibile determinarne le conseguenze. Non puoi, inoltre, attendere che tutto si stabilizzi poiché non conosci i fatti. Potresti causare molto più male, di quanto già prima ti rifiutavi di provocare, pensando di salvare qualcuno. >>
Dovevo solo aspettare, allora?
<< Inoltre sei qui da troppo >> aggiunse, lasciando trasparire una smorfia sul suo viso.
Mi accigliai un attimo, nel sentire qualcosa di denso e caldo discendere lungo le guance e il collo.
Prima ancora di accingermi a sfiorare la mia pelle, sapevo già che si trattava di sangue.
E poi mi ritrovai nell' Arena, quasi mi fossi improvvisamente risvegliata, da uno strano sogno, o avessi rimesso a fuoco la vera realtà.
Qualcuno urlava il mio nome, in mezzo a un frastuono di altre urla e vociare.
Mi accorsi solo mentre mi giravo, verso tale voce, che la mia vista appariva di uno strano rosso. Senza starci troppo a pensare, mi passai le maniche del vestito sul viso.
<< El! >> chiamai, nella mia mente, << che sta succedendo? >>
<< Niente di buono >> fu la risposta, che non tardò ad arrivare, mentre io prendevo di nuovo del tutto coscienza con il mio corpo, e facevo forza per rialzarmi in piedi.<< Ci vedi? >> mi chiese dopo un attimo.
Annuì, anche se non era del tutto vero.
Sentì qualcuno abbracciarmi da dietro e pensai subito fosse lui, ma quando mi girai, capì che si trattava di Abby.
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Kaos
FantasyDal capitolo 8: Parve quasi sul punto di dire qualcosa, ma poi ci ripensò, « andrete all'Accademia » mi rivelò in fine. « All'Accademia? » ripetei sperando di aver capito male. Non volevo tornare trai banchi. « è l'unico posto sicuro al momento. Ver...