Capitolo 9 - In ogni addio c'è un'immagine della morte. George Eliot

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Capitolo 9 – In ogni addio c'è un'immagine della morte. George Eliot


Moho era lì, era venuto a salvarla.

La bambina si fece coraggio, e anche se piena di ferite, chiamò a raccolta tutte le sue forze.

Se ne sarebbe andata, si sarebbe liberata da quelle cinghie, sarebbe tornata a casa.

Sentii il sangue formicolare, gli organi espandersi, i polmoni gonfiarsi all’urlo da lei trattenuto.

Mutare faceva sempre male, eppure sorrise al sentire le corde di pelle rompersi, sotto la pressione e la temperatura a cui il suo corpo stava giungendo.

Dopo neppure un minuto si alzò, sulle proprie gambe, rivolgendo alla Dottoressa un ghigno, nel notare la sua attonita espressione.

Prese un camice poco distante, per nascondere la sua nudità, dato che i vestiti che prima indossava, non le andavano più bene, in quanto presentava ora l’aspetto di una giovane adolescente.

Vide il suo carnefice agitare verso di lei la frusta, ma prima che questo potesse agire, lei alzò la mano sinistra, lanciandogli contro una sfera infuocata.

La donna guardava la figura della ragazza stordita, i suoi occhi avevano nuovamente cambiato colore in un profondo nero, quando aveva colpito il suo assistente.

Ed era cresciuta.

Aveva sentito le sue ossa scricchiolare.

Nessun test aveva evidenziato mai tale abilità. Che i suoi poteri crescessero anche con la forma del corpo?

Un uccello che pareva un corvo, ma presentava delle piume bianche e gialle sui fianchi attraversò la stanza, poggiandosi leggiadro sulla spalla della ragazza, quasi fosse la sua padrona.

La dottoressa parve calmarsi però, nel veder tornare le pupille della paziente verdi.

Forse non l’avrebbe uccisa, ma ormai era ben chiaro che aveva il potere per farlo.

Doveva fare in modo che non lasciasse l’edificio, o i suoi superiori gli e l’avrebbero fatta di certo pagare.

Afferrò un teaser, che poggiava sulla scrivania affianco a lei, avevano riscontrato ottimi risultati con l’elettricità.

<< Lasciami uscire e non ti farò nulla >> disse la ragazza.

La dottoressa sorrise, cercando d’infondersi coraggio, quella era la sua ricerca, il lavoro di una vita, la salvezza dell’umanità.

La risposta a tutte le domande. Non l’avrebbe lasciata andare senza combattere.

<< Ti ho già detto che non hai nulla a cui tornare, le Lande sono state completamente distrutte, sono morti tutti >>

Per tutta risposta la paziente, si rivolse all’animale che si era appoggiato sulla sua spalla.

<< Dimmi la verità >> gli chiese, in modo gentile, iniziando ad accarezzarlo.

L’uccello prese a starnazzare, quasi avesse compreso la domanda, che gli era stata posta.

Poi strofinò il becco, in segno di affetto, sulla guancia della fanciulla.

La dottoressa, per quanto si sentisse in pericolo, e non sapesse realmente come affrontarlo, non poteva fare a meno di guardare la scena rapita.

Pareva uscita da un quadro, se non si fossero trovati all’interno di quella struttura, ma in un bosco, avrebbe potuto credere, seppur era una donna di scienza, che stesse ammirando Ninfa, parlare con le sue creature.

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