Capitolo 8 – Per mettersi in viaggio c'è bisogno della nostalgia di qualcosa. S. Tamaro
Edera e Felce si chinarono subito, precedute da Calla.
Avevo sperato che fosse passato più tempo, prima di ritrovarmela di fronte.
Aconito e Abutilon mi fissavano, quasi avessero appena visto un fantasma.
La mia fuga era ben che terminata per quella giornata, ma se non altro avevo capito qualcosa di più.
I Lucanti, forse una popolazione vicina, erano prima di tutto in guerra con questa gente, e in qualche modo il fatto che fossi "tornata" aveva fatto sì che non si creassero ulteriori discrepanze.
Senza contare che loro si sentivano del tutto estranei agli "umani", almeno era quello che mi aveva fatto intendere Moho ieri a colazione, anche se non riuscivo ancora a intendere del tutto le sue parole.
Cyneric era in qualche modo al servizio del re, doveva essere probabilmente il suo ambasciatore, e io ero forse sotto la sua custodia. Questo spiegava perché alloggiassi in un castello.
Forse avrei potuto chiedere un'udienza per essere rimandata a casa.
Comunque un fatto l'avevo appurato, la mia sosia di quel luogo doveva aver fatto scattare qualcosa, che aveva messo in pericolo il paese, e Cyneric si sentiva in qualche modo responsabile.
Oh, e avevo un fratello, quindi una sorta di parentela con qualcuno.
Mi portai una mano al collo, pensierosa, in cerca di qualche dettaglio che avevo forse tralasciato.
<< Vostra grazia! >> mi sentì a un tratto chiamare, lasciando andare quel miscuglio di pensieri di cui non riuscivo a trovare ancora del tutto un senso.
Mi girai verso la cameriera che aveva richiamato la mia attenzione.
<<vi ho chiamato più volte ma non mi avete risposto, vi sentite bene? >> domandò Edera allora.
Scossi le spalle, non sapevo rispondere realmente a quella domanda, era come se quel luogo mi stesse prosciugando.
<< Ti ho già detto di darmi del "tu" >> risposi infine con voce monotona.
<< Mi dispiace >>
Mi passai una mano trai capelli, << non importa, sai se Moho si è già svegliato? >>
<< No per fortuna, ma a palazzo hanno dato già l'allarme della sua scomparsa. >>
La guardai senza capire.
Fu Aconito a intervenire, << avranno avuto paura che ti avessero di nuovo presa gli umani. >>
<< Non mi sarebbe dispiaciuto >> risposi a fior di labbra, chinando lievemente il capo.
Quando incrociai però gli occhi di chi mi era accanto, vidi solo stupore, pena e disgusto verso la mia affermazione.
Sentì la rabbia farsi strada fino alla mia gola, ma poi compresi.
Per loro gli umani non erano altro che nemici, per qualche strano motivo; per me al contrario erano la mia famiglia.
Forse questa gente era stava cavia di qualche allucinante esperimento di massa, che gli aveva indotti a credere di avere delle abilità particolari; magari la stessa isola era ancora impregnata di tale sostanza, ciò avrebbe spiegato quel che sta mattina mi era accaduto.
La nostalgia per i miei genitori, era tutta un'altra faccenda, invece.
Mia madre mi mancava terribilmente. Cercavo quanto più di non pensare a lei, ma ogni pensiero, pareva avvinghiato alla sua figura, al Coriandolo o alla voce severa di mio padre.
STAI LEGGENDO
Kaos
FantasíaDal capitolo 8: Parve quasi sul punto di dire qualcosa, ma poi ci ripensò, « andrete all'Accademia » mi rivelò in fine. « All'Accademia? » ripetei sperando di aver capito male. Non volevo tornare trai banchi. « è l'unico posto sicuro al momento. Ver...