Capitolo 41 - Nessuno scompare per magia...o forse sì? (parte 3)

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Capitolo 41– Nessuno scompare per magia...o forse sì? (parte 3)

Dovevano essere due, forse tre. Una piccola combriccola di ragazze sistemata nei pressi del reparto di economia. Le sentivo parlare, ma non le vedevo.

«Secondo me non è neppure più un Giglio, a questo punto.» stava dicendo una.

«Shh! Sei impazzita ad attestare qualcosa di simile?»

«Ma ha ragione» disse una terza voce, «Anche se è nella Rimembranza come è possibile che non sappia più usare un solo potere?»

«Sta diventando come gli Aster» tornò a parlare la prima, dandole corda, «Si comporta come loro, sta con loro, vi ricordate quando si è seduto con loro a pranzo? Forse gli hanno attaccato qualcosa.»

«Non esistono malattie simili, ma è strano che non riesca più a difendersi...»

Guardai Iarlaith preoccupata, «Stanno parlando di te» sussurrai, «Cosa sta succedendo?»

Lo sentì sospirare, «Non è nulla, davvero. Anche se mi fa piacere che ti preoccupi per me.» disse avvicinandosi.

Arrossì, non dovevo distrarmi, ma la sindrome di Psiche o qualsiasi cosa fosse, si era di nuovo palesata.

«Cosa sta succedendo?» ripetei.

Lo vidi pronto a rispondermi, contro voglia, quando mi rivolse uno strano sorrisetto.

Si avvicinò ancora, così che adesso la distanza a separarci era ancora meno. Mi ritrovai nuovamente appoggiata agli scaffali, del tutto incapace dal muovermi.

«Te lo dirò, in cambio di un ballo.» propose, squadrandomi.

Se non me lo fossi ritrovata così vicino avrei risposto di no, non ne valeva la pena. Avrei potuto venire a conoscenza di quanto in atto in altri modi.

Armony sapeva sempre un sacco di pettegolezzi e Sandra non era da meno. Se era poi qualcosa di importante forse anche Abby sarebbe stata di qualche aiuto. Ma la situazione non era proprio a mio vantaggio.

Iarlaith era a un meno di un passo da me, chinato nella mia direzione con quegli occhi azzurri che non volevano lasciare i miei e continuavano a domandarmi di accettare quel ballo.

Annuì, non riuscendo più a reggere quella situazione.

«Allora è deciso.» disse scostandosi un poco, ma non abbastanza perché le mie guance tornassero del loro naturale colore.

«Di cosa parlavano?» riuscì almeno a domandargli. Avevo accettato, ma anche lui doveva tener fede a quel patto assurdo.

«Ultimamente non riesco ad utilizzare troppo bene i miei poteri. Ci sono delle volte in cui quasi mi sento umano.» mi confidò, «Deve essere dovuto alla Rimembra o qualcosa del genere, ma anche i medici di corte sono preoccupati per via della mia aurea.»

«Non si vede quasi mai e ho qualche difficoltà ad attivarla.» confessò, «Pensa che i miei genitori mi hanno persino chiesto se fossi stato avvicinato da una Kerres, assurdo non trovi?» mi domandò sorridendo.

Boccheggiai e non riuscì a dir nulla, ma non parve rendersene conto, tanto che continuò a parlare.

«Se ne avessi davvero vista una sarebbe stato semplicissimo sbarazzarmi di lei comunque.»

«Come?» dissi con voce tremante.

«Basta ucciderle. Una volta morte rinascono sulla Terra.» affermò.

Forse... forse avevo travisato tutto.

I mancati poteri di Iarlaith non potevano essere una coincidenza. Avevo passato diverso tempo con lui, il mese scorso, però, perché solo adesso?

E perché solo lui? Forse, se anche qualcun altro soffriva degli stessi "sintomi" aveva tenuto la bocca chiusa, ma non aveva molto senso.

Avevo deciso di credere ad Acantha, ma questo... cambiava di nuovo tutto.

«Io...io devo andare scusa, ho un appuntamento con Abby» dissi frettolosamente, cercando di scappare a quella situazione.

«Sei sicura di stare bene, Neva? Sei un po' pallida» osservò lui.

«Sì, deve essermi salita di nuovo l'ansia per il test di settimana prossima.» inventai sul momento, per poi correre verso Iberide. Questo mi lanciò un'occhiata criptica, ma non proferì parola.

Mi mossi in direzione dei dormitori senza incontrare anima viva e presi a salire gli scalini due a due, per arrivare quanto più in fretta alla mia stanza.

Al terzo piano Iberide dovette ritenerci fuori portata da chiunque avesse potuto voler origliare la nostra conversazione.

«Sei sicura di star bene? Non sembravi molto a tuo agio col principe, prima.»

Scossi la testa, ma poi non riuscì a fermare le parole che si formarono tra le mie labbra e il fiatone che aumentava, via via che salivo. Le mie gambe cominciavano ad andare a fuoco e pesare, ma volevo risposte quanto prima.

«Lo sto evitando.»

«Perché?» domandò come c'era d'aspettarsi, «Avevo capito ti piacesse e lui ricambiasse. Anzi, è palese che ricambi, ti ha pure invitato al Ballo.»

«Non voglio stare con lui.» ammetterlo fu liberatorio. Avevo quelle parole in mente ormai da troppo e dirle a qualcuno mi fece sentire incredibilmente leggera.

«é perché ormai sai che ti ricambia? Sei una di quelle ragazze Neva a cui piacciono le sfide?»

Lo guardai accigliata, «Perché ti interessa tanto?»

Non ottenni risposta, lo vidi scrollare le spalle e continuare a salire per raggiungermi.

«Comunque no, non sono "quel tipo di ragazza". È solo che non credo sia al caso di riporre qualche speranza in una relazione con Iarlaith, non mi sento più attratta da lui quanto prima.»

«Forse hai solo paura, per via di quello che sta accadendo.» insinuò Iberide.

«No.» dissi risoluta arrivando al piano delle Wisterie, «So come mi sento, e tu» dissi indicandolo, «passi troppo tempo con Armony e Sandra, anche se devo dire che ti ha reso più "umano" o forse dovrei dire meno ingessato.» affermai con un sorrisetto.

Lo vidi arrossire e ammutolire.

Raggiunsi la porta della mia stanza e mi arrestai.

«Non entrare.» gli ordinai, tornando seria, «Qualsiasi cosa tu veda o senta, non entrare.» gli intimai.

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