Capitolo 28 – La mia nuova ombra
(questo capitolo non ha subito, come gli altri, correzioni. Per tanto vi saranno, sicuramente, degli errori. Mi scuso in anticipo)
Il soldato che avevo davanti indubbiamente non era una Wisteria, anche perché aveva un'Ipomea d'Alba cucita sopra al cuore.
I capelli erano castano scuro, mentre gli occhi cerulei. Questi tendevano al verde, ma avevano delle pagliuzze dorate, attorno alle iridi.
Il fisico slanciato e possente mi sovrastava.
La sua espressione fredda non lasciava trasparire nulla.
Indossava una divisa, l'unica cosa che oltre all'atteggiamento, mi faceva presagire il fatto che fosse un militare.
La giacca, lunga dieci dita sotto alla vita, non era adornata da nessuna medaglia o pomposo cordone d'oro. Vi erano, in compenso, degli inserti neri, sulle spalle, il colletto e i fianchi, che andavano a riprendere il colore dei pantaloni.
Sul fianco svettava l'elsa di una spada.
<< Cosa ci fai qui? >> chiese con tono aspro, << non dirmi che sei una di quegli Aster che non sanno resistere a una manciata di ormoni e che pur di attirare l'attenzione di qualche Fiore della Casta ti sei iscritta al Festival >> esortò lui algido.
Rimasi un attimo senza parole, fin ché per la seconda volta, nel giro di neanche un'ora, una folle rabbia s'impossessò di me.
Davvero era così che, generalmente, un Fiore parlava a un Glicine? In una frase era riuscito a insultarmi per ben tre volte.
Ero abituata bene, mi ritrovai, per un secondo, a pensare. Giusto fin ché non mi ricordai perché i miei vestiti ancora odoravano di bruciato.
A quel punto non ci vidi più.
<< Chi ti credi di essere per rivolgerti a qualcuno in questo modo? >> esclamai, senza minimamente curarmi che si trovasse più in alto di me, nella Casta, << senza contare che non sono affari tuoi, il perché mi trovi qui >> sostenetti, furiosa.
Lo vidi aprire la bocca per dire qualcosa, ma non soddisfatta l'anticipai, << senza contare che tu >> chiarì, puntandogli contro un dito, << non sai niente, per tanto evita di sparare sentenze idiote. >>
Lo vidi avanzare.
Il suo viso non accennava ancora a nessuna emozione, eppure i suoi occhi avevano un luccichio nuovo.
Non mi mossi di un passo, non volevo fargli capire che la sua stazza mi intimidiva.
<< Innanzitutto sono affari miei >> cominciò, senza smettere di guardarmi.
<< E in che modo, sentiamo >> lo incalzai, assottigliando le palpebre.
Lui si avvicinò ancora.
Eravamo a un palmo di distanza, al massimo. Dovetti fare appello a tutto il mio coraggio, per non muovermi.
<< Sono stato assegnato a ... >> s'interruppe, quando vide che sulla soglia vi era ora il Giglio.
Nel seguire il suo sguardo e incontrare quello sorpreso del futuro Re dei Lucanti, arrossì.
Mi allontanai immediatamente dal soldato.
<< Non è come pensi, davvero Iarlaith, non... >>
Il mio respiro si mozzò di colpo, quando una lama affilata si apprestò al mio collo.
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Kaos
FantasyDal capitolo 8: Parve quasi sul punto di dire qualcosa, ma poi ci ripensò, « andrete all'Accademia » mi rivelò in fine. « All'Accademia? » ripetei sperando di aver capito male. Non volevo tornare trai banchi. « è l'unico posto sicuro al momento. Ver...