Capitolo 32 – Festival parte 4. Un'esplosione di potere e uno sciame di dubbi.
(questo capitolo non ha subito revisioni, è materiale fresco al 100% e senza alterazioni = contiene errori grammaticali e di punteggiatura.)
C'è un limite a quanti rimpianti si può avere.
Vidi il terrore sui volti di Armony e Sandra, mentre queste precipitavano nel vuoto, andando a scomparire nelle vastità delle polveri.
In uno slancio mi tirai in piedi, quasi per un secondo avessi davvero ipotizzato di riuscire ad afferrarle, salvandole da morte certa.
<< Ragazza stai attenta, con la caduta del Ponte si è aperto un precipizio, a pochi passi da te >> mi avvertì un uomo.
C'era diversa gente lì, affianco a me. Parevano tutti intenti a medicarsi o cercare i propri cari, mentre la fuliggine ombrava i visi.
Io mi sentivo vuota, come se fossi stata prosciugata di ogni sentimento ed emozione.
Per quanto ancora non riuscissi del tutto a sentire i suoni che mi circondavano, avvertì un ticchettio.
La bomba sarebbe esplosa di lì a breve. Ancora percepivo la discesa che stava compiendo verso la Terra.
Le persone accanto a me avevano uno scudo di protezione, a isolarle dalle atrocità che stavano avvenendo.
Inconsapevole dei gesti che stavo realizzando, vidi una mano, la mia, alzarsi, in direzione dello squarcio di terra.
Il mio corpo non mi rispondeva, la mia mente non pensava, ma pareva limitarsi a mandare stimoli, che la mia razionalità non comprendeva.
Ma non importava. Era un istinto.
Qualcosa di talmente antico da risultare incomprensibile, per il pensiero di una diciassettenne.
E poi l'avvertì, quella sensazione di gelo, che senza saperlo aspettavo.
Una colata di ghiaccio che nasceva nel ventre e ribolliva, con una forza paurosa, andandosi a insinuare, come aghi, in ogni membra, quasi cercasse un appiglio.
La sentivo risalire e propagarsi. Dovevo sono riuscire a incanalarla.
Sapevo che se mi fossi concentrata troppo, su quanto apparisse irreale, quello che stava accadendo, sarebbe tutto tornato alla normalità, ma questa volta non volevo.
Volevo capire quali erano i miei limiti.
Cercai quindi di mettere da parte anche il senso di paura, che iniziava a farmi rabbrividire.
Sentì il mio polso ruotare, andando a rivolgere il palmo della mano verso la coltre, mentre le dita venivano indirizzate verso il basso.
Lo stesso avvenne per l'altro arto.
Mi riscoprì a guardare con occhi nuovi quello che albergava attorno a me. Era come se non avessi mai visto. In particolar modo la terra, pareva esser divenuta un sostegno non solo fisico, ma anche mentale.
Da lì potevo attingere la mia forza. Inoltre, ero certa che sarebbe anche stata in grado di guidarmi, come un'Entità.
Compressi la mia parte logica, o almeno ci provai, dato che pareva cominciare a dare i numeri.
Non avevo camminato, per raggiungere la sponda della lacerazione.
Ero di nuovo sospesa, proprio come era avvenuto prima che arrivassi all'Accademia.
Sui polpastrelli mi pareva di avvertire dell'acqua, come se stessi accarezzando delle onde.
Mi concentrai completamente su questi e come un video, in preda alle oscillazioni del vento, vidi l'ordigno.
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Kaos
FantasyDal capitolo 8: Parve quasi sul punto di dire qualcosa, ma poi ci ripensò, « andrete all'Accademia » mi rivelò in fine. « All'Accademia? » ripetei sperando di aver capito male. Non volevo tornare trai banchi. « è l'unico posto sicuro al momento. Ver...