Capitolo 44: Il Ballo - servi, lava... incanta (parte 2)

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Capitolo 44: Il Ballo – servi, lava... incanta (parte 2)

«Posso medicarmi da sola e voglio ripassare.» sbottai allora frustrata, «Credi sia facile passare le verifiche e gli esami degli Iris?»

«Il minimo passo falso e sono fuori, e per quanto mi piacerebbe è il nome di Genziana quello che andrebbe messo in discussione.» gli ricordai, «Mi ci manca giusto che lei venga darmi il tormento a lezione.»

Cosa che non sarebbe accaduta perché avrei passato al minimo dei voti, ovvero quanto consigliabile, gli esami.

Lo fissai. Cercai di scagliarli addosso tutta la stanchezza che avevo in corpo.

«Sono giorni che non dormo per questi stupidi esami, non posso mandare tutto all'aria solo perché ho...» dissi indicando i muri, «fatto questo.»

E a quel punto mi sentì svuotata di ogni energia che neppure sapevo di possedere,

«Mi dispiace. So di essere irritabile in questo momento, ma davvero ho solo bisogno di ripassare un po'.»

E grazie al cielo lo vidi convincersi.

«Andrò a cercare qualcuno per ripulire la stanza.» affermò, lasciando la camera.

Quasi mi lasciai ricadere sollevata sul letto, ma non c'era tempo.

Non volevo altre domande, né testimoni per quelle scritte.

Così, non appena lo udì discendere gli scalini dei dormitori, attivai un poco l'aurea.

Fu come risvegliare un torrente in piena.

Ne venni travolta e dovetti resistere con tutte le mie forze affinché non prendesse il sopravvento, risvegliandosi del tutto.

Aprì la finestra e ringraziai il fatto che stesse piovendo. Avrebbe reso tutto più semplice.

Mi bastò un semplice segno di invito, con una mano, e la pioggia si tramutò in una spessa coltre di vapore andando a cancellare il sangue dalle pareti e assorbendolo.

In un attimo non vi era più traccia dell'accaduto. Mi sentì un poco più rassicurata.

Indirizzai quella spirale adesso rossa, allo scarico della doccia. La vidi mutare in liquido e discendere in questo, scomparendo.

Se era stato tanto semplice utilizzare la mia aurea, spegnerla fu un altro paio di maniche.

Fu come tornare a costruire una diga per quel torrente. Reprimerlo era straziante, faticoso e doloroso. Ad ogni ondata di potere il mio corpo reagiva, bramandolo. Sottrarlo era come privarlo del sangue che scorreva nelle mie vene, innaturale.

Quando rientrò Iberide la stanza era più linda che mai ed io ero seduta sul letto, con qualche libro sparpagliato ad arte intorno a me e un paio di bende non troppo bene arrotolate attorno al mio braccio.

«Le ragazze mi hanno dato una mano.» dissi rimanendo sul vago con un sorriso, vedendolo colto alla sprovvista.

«Grazie per avermi lasciata ripassare e scusa ancora per prima.» aggiunsi.

Il suo corpo si fece un po' meno rigido sotto la divisa.

«Non importa» mi assicurò, «so quanto siano duri gli esami dell'Accademia e tu sei solo una Wisteria.»

Mi sentì punta sul vivo più di quanto avessi voluto ammettere. Non so se la sua volesse essere o meno una frecciatina al ruolo che ricoprivo e che si era assicurato di

voler ribadire, o se avesse voluto solo attestare il vero.

Mi limitai a sorridere, ma mi sentivo sempre più a pezzi.

Iberide non era mio amico, ma in quei giorni mi ero abituata a considerarlo tale. Mi sembrava di star perdendo tutti, uno alla volta.

***

La giornata passò veloce.

Non avevo aperto libro per gli esami, convincendomi che sarebbero andati per forza male in quel modo, ma quando avevo cominciato a leggere i quesiti avevo realizzato di conoscere ogni singola risposta.

Ne avevo lasciato metà in bianco e l'altra l'avevo completata quanto bastava, ma lo sconforto sgorgava come l'inchiostro dalla penna.

Non era possibile che conoscessi tanto bene la lingua delle Lande e sapessi invece solo certe parti della sua storia, o della mia.

A mensa tutti avevano parlato di una singola cosa, poi, il Ballo.

Come ti saresti truccata? Avresti completato la divisa con qualche accessorio? Se avessi avuto tempo per un valzer chi avresti scelto come partner? Speravi qualcuno ti invitasse? Cosa credi ci sarebbe stato da mangiare? Che compiti avremmo dovuto svolgere in quanto Wisteria? Chi avrebbe partecipato?

Ero satura.

Adesso che era sera, il tempo mi sembrava sempre più propizio al mio umore. Non faceva altro che diluviare. Dalla finestra non si vedeva nulla, ma sapevo che alcuni ospiti erano già arrivati.

Abby faceva avanti e indietro tra la nostra stanza e quella di Sandra ed Armony, da quando avevano consegnato le divise, svelando il mistero su cosa avrebbero fatto le Wisteria.

Eravamo dei camerieri. Fantastico, vero?

Nessuno ne era rimasto davvero sorpreso, non quanto vedere gli abiti in seta quanto meno. Già, le nostre divise avevano un ché di lussuoso.

Per i ragazzi erano un completo. Giacca, camicia, cravatta, pantaloni e scarpe. Per le ragazze semplici quanto eleganti tubini.

Variavano solo per colore. Se si era entrati in contatto con gli Abbaglianti per arrivare sulle Lande, erano bianchi con una spallina nera su cui risaltava la spilla della Wisteria, se no il contrario. Lo stesso valeva per i ragazzi, ma nel loro caso era solo la giacca a presentare quel cambio di colore, i pantaloni erano neri per tutti.

Il mio tubino nero giaceva abbandonato e ancora incellofanato sul letto. Le altre, in pieno fermento, si erano tutte radunate in camera di Armony, poiché la più grande, per truccarsi e farsi belle. Iberide stazionava sulle scale del dormitorio.

Per un attimo tutte avevamo avvertito la parvenza di normale, ne ero certa. Un Ballo, la scuola, il trucco e l'attendere con trepidante attesa che un ragazzo ti invitasse.

Tolta la Casta, il fatto che fossimo camerieri e una guardia di troppo, era proprio come essere tornate sulla Terra e tutte volevamo vivere quel miraggio.

Il mio era andato in fumo presto, però, non appena ero rientrata in camera dopo averle seguite, essendomi dimenticata la spazzola.

C'ero solo io e la luce del bagno accesa.

Aprì la porta e mi ritrovai El, dinanzi.

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