Capitolo 39 - Nessuno scompare per magia...o forse sì? (parte 1)

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Capitolo 39 – Nessuno scompare per magia...o forse sì? (parte 1)

Era passato un mese dagli attacchi e tutte le Wisterie camminavano in una nebbia chiamata panico.

Non ci era più permesso di allenarsi, la parola esatta era che ci era "proibito". Se si veniva colti in fragrante si rischiava dal digiuno per una manciata di giorni all'espulsione. E lo sapevamo tutti cosa voleva dire questa, coi tempi che correvano...la morte.

Era quindi naturale che avessero tutti i nervi a fior di pelle, ma in cuor mio non potevo che gioire della situazione. Non per la faccenda della morte o il fatto che fossimo prigionieri della Casta, ma per il fatto che non dovessi adoperare i miei poteri.

Avevo paura di risvegliare la mia aurea da un momento all'altro e allenarsi non avrebbe che aumentato i rischi, quindi sì, su quel fronte ero notevolmente più tranquilla. Senza contare che in tal modo non dovevamo neppure fronteggiare altri membri della Casta, e su questo erano d'accordo tutti nel pensare che fosse un buon compromesso, ma se un giorno avessero deciso di attarci... nessuno voleva pensarci.

In quel mese oltre alla mia aurea, il mio cervello concentrava i suoi pensieri solo che su due altri argomenti.

Il primo, manco a dirlo, era Cyneric. Trenta giorni in cui avevo cercato di capire chi fosse, arrivando a capire che doveva essere qualcuno vicino al Re, ma poco altro. Non avevo scoperto nulla su quel fronte.

L'altro pensiero, a cui non davo molto peso, ma di cui parlavano tutti per distrarsi, era il Ballo.

Dopo domani era il grande giorno. La scuola, per il grande evento, era tornata del tutto agibile, e mentre gli studenti – i Wisteria – l'addobbavano al posto di tenere lezioni, io avevo tutto il tempo di andare in biblioteca, visto che non frequentavo più le loro classi.

«Non ti dovrebbe essere permesso di stare qui.» mi fece notare Iberide, per la milionesima volta quella mattina.

Avevamo appena messo piede in quel santuario dei libri ed io ne ero già innamorata. Vi erano spirali di scaffali che da pavimento si rincorrevano sino al tetto e nicchie con lampade e poltroncine dove era possibile accomodarsi e leggere oppure tavolate per studiare.

Non vi erano molti studenti, ma da come mi guardavano dovevano essere d'accordo con Iberide.

«Ho una ricerca da fare, sull'economia delle Lande e» dissi sventolandoglielo sotto gli occhi, «il permesso scritto dell'insegnante.»

Iberide non disse nulla, continuando a guardarsi attorno, adempiendo al suo compito di tenermi d'occhio e al sicuro.

Non aveva mai scoperto della mia gita alla Cupola, grazie al cielo, ma non vi ero più tornata, per sicurezza. Avrei voluto però poter nuovamente parlare con Acantha, ma non sapevo come chiamarla.

«Questo è il reparto riservato all'economia.» mi fece cenno la mia guardia.

Nascosi un sorriso, non vi era nessuno ed era del tutto protetto da alti scaffali, che avrebbero celato la mia vista.

«Rimani qui, prendo i libri e mi sistemo.»

Iberide si guardò intorno a disagio, «Fai presto. So che hai un permesso e tutto, ma preferirei riportarti in camera quanto prima, è più sicuro.»

«Farò in fretta.» mentì.

Ricerca a parte, non ero certo venuta senza domande. Ora che ne avevo la possibilità, avrei cercato qualche notizia sui Gigli Astrali.

Cominciai a tirare giù volumi e poggiarli sul tavolo messo lì a disposizione. I titoli per la ricerca erano facili da individuare e con i ricordi che ormai possedevo neppure mi occorrevano per condurla, ma ancora una volta era meglio preservare le apparenze.

Così cominciai a scartabellare e sfogliare ogni volume in cerca dei Gigli Astrali.

Non vi erano molte cose che sapessi in merito a loro, ragionai.

Erano al disopra dei Gigli, tanto per iniziare. Lo dimostrava anche la loro posizione nei dormitori, seppur la trovassi piuttosto scomoda. Certo la Cupola era bellissima, ma bisognava salire più scalini dei Wisteria e quella scala metteva un bel po' d'ansia.

Un'altra cosa di cui ero certa, era che mettevano di cattivo umore Iarlaith. Non gli piaceva parlarne, probabilmente perché gli ricordavano Selene.

Parlare in terza persona di me stessa non era neppure più troppo strano.

Ma non avevo molte altre notizie su di loro.

Il libro che avevo in mano ne parlava brevemente. I tomi che occorrevano per quella ricerca non erano lì, realizzai guardandomi attorno. Se non ci fosse stato Iberide forse avrei potuto provare ad avventurarmi in un altro reparto, ma non faceva che osservarmi quindi era del tutto fuori questione.

Il volume in caratteri minuscoli diceva:

I Gigli Astrali sono conosciuti come guardiani, nati per sorvegliare la prigionia dei Kaosiani.

Sono tre, ma uno rinunciò.

Della Casta sono membri, ma allo stesso tempo sono esuli.

Vivono per proteggere l'equilibrio del mondo.

Sbuffai sonoramente, senza occuparmi dello sguardo penetrante della mia guardia. Acantha era stata di gran lunga più chiara. Avevo capito che dovessero governare su una sorta di equilibrio che non mi era del tutto chiaro e che fossero tre, ma il resto era criptico come qualsiasi altro testo delle Lande.

Rimisi a posto il volume. Forse ce n'era qualcuno che accennava altro su di loro, ma cominciavo a dubitarne.

Prima che potessi prenderne un altro, una figura si palesò alle mie spalle.

Quasi saltai, come una lepre messa alle strette.

«Iarlaith»

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