11.

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Guardo quel pezzo di carta con occhi sconvolti. Non posso credere a quello che sto leggendo, mi sembra troppo irreale. Percepisco qualcosa dentro di me dissolversi: mi sento tradita, amareggiata ma soprattutto delusa. Dopo tutto quello che abbiamo creato insieme in questi giorni, in queste settimane, come ha potuto? Esco dalla stanza piombata nel silenzio più assoluto, lasciando tutti senza parole e senza una spiegazione.

Fuori piove di nuovo.

Quella stessa mattina...

«Tanti auguri, amore mio!» esclama una voce confusa nella mia testa. Sento perfettamente il cuscino caldo sfiorare la mia guancia,quindi probabilmente sto ancora sognando. Poi, però, quella voce si fa più nitida.

«Claire, andiamo! E' il tuo compleanno: devi alzarti e vestirti. Tuo fratello arriva tra poco!» esclama mia madre, questa volta scrollandomi per una spalla. Non sono ancora abbastanza lucida per una conversazione completa di verbi e complementi, ma la parola 'fratello' attira ugualmente la mia attenzione.

«Mio fratello chi?» chiedo mantenendo gli occhi ben serrati.

«Sei ubriaca per caso?» domanda «Tuo fratello... Alexander! Ti avevo detto che sarebbe venuto da San Diego per festeggiare il tuo compleanno».

Davvero? E quando me l'ha detto io dov'ero?

Prova a sfilarmi il cuscino da sotto la testa ma, prontamente come solo chi sta dormendo sa fare, mi ci avvinghio decisa a non mollare la presa.

«Mamma, sono nata in uno dei mesi più freddi dell'anno, quindi, per favore, fammi rimanere nel mio stato di letargo» bofonchio girandomi dalla parte opposta.

Invece di ribattere alla mia preghiera disperata, prende il mio caldo piumone e me lo toglie di dosso, facendomi percepire quell'odioso freddo pungente di febbraio.

«Come dicevo, BUON COMPLEANNO!»

Penso proprio di non avere scelta. Mi sfrego gli occhi con le mani e mi metto a sedere.

«Grazie, mamma».

Tiene in mano un pacco blu splendente con un grosso fiocco oro in cima.

Al suo interno vi è la divisa della Tiptoes Dance Academy e una cornice con all'interno la foto scattata al mio primo saggio di danza: avevo quattro anni.

«E' fantastico!» esclamo appendendo la cornice ad un chiodo improvvisato sopra la testiera del letto. Poi scatto in bagno e pochi secondi dopo esco indossando la divisa. È molto più bella di quanto non sembrasse sui manichini dello Store in cui l'ho vista la prima volta, desiderando ardentemente di far parte dell'Accademia.

«Con quella le suonerai a tutti» dice scoppiando a ridere. «Ora però sbrigati, sai quanto è puntuale Alexander. Non vorrai farti trovare in pigiama».

Sono passata dall'averlo sempre intorno a non vederlo più per due mesi e mezzo, quindi la prospettiva di stare con mio fratello mi emoziona terribilmente.

Alle dieci e mezzo in punto suona il campanello. Non gli do nemmeno il tempo di affacciarsi in casa che gli salto al collo. Alex è più alto di me e decisamente più imponente, quindi non gli risulta difficile rimanere in piedi dopo l'impatto.

«Buon compleanno, cuccioletta!» dice stampandomi un grosso bacio sulla guancia.

«Cuccioletta a chi?» dico ritornando con i piedi per terra. In tutta risposta mi scompiglia i capelli raggiungendo nostra madre.

Nel pomeriggio decido di mostrare ad Alex il poco che ho conosciuto della città. Come prima cosa ho intenzione di portarlo al parco, dove mi capita di ballare con i ragazzi di Street. Lungo il percorso incontro Jenny che, frettolosamente, cerca di nasconderci due bustoni pieni di roba; riesco ad intravedere solo qualche sagoma azzurra ma nulla di più.

Balla con meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora