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Non è stato l'unico

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Non è stato l'unico. Non è stato l'unico maledetto lift mancato in questi tre giorni. Tutte le volte che provo a saltare mi blocco come un passante davanti ad un semaforo rosso. Ho provato con tutti: Hank, George e perfino con qualche ragazzo della squadra di Acrobatica, oltre che con tutti quelli della mia. Nessuno riesce a darmi quella sicurezza su cui ho fatto sempre affidamento fino al Festival. Mi sento come una buccia di banana: privata della sua sostanza e gettata a terra.

È in queste occasioni che ti chiedi se il mondo non abbia improvvisamente cambiato il suo corso, girando dalla parte opposta; ed è in questa occasione che mi chiedo se il mio mondo non stia crollando in pezzi, di nuovo.

«Maledizione» sussurro quando, dopo aver preso nuovamente la rincorsa, tento di eseguire l'ennesimo lift, seguito da un ennesimo fallimento.

«Forse hai solo bisogno di tempo per recuperare la forma» dice Jenny porgendomi una bottiglietta d'acqua.

«Penso sia l'unica cosa di cui non dispongo». Con la testa accenno a Melanie, che da tre giorni continua a tenermi d'occhio.

«Claire, posso scambiare due parole con te nel mio ufficio?» domanda infatti una mattina.

Con la chiara consapevolezza di quello che mi sta per dire, ho una visione oscura di quell'ufficio: mi sembra uno dei gironi dell'Inferno di Dante, fatto apposta per me, dove il mio peccato è di non essere perfetta e la mia punizione... beh, qualcosa che presto scoprirò. Nella mia mente, gli occhi fiammeggianti del Demone Melanie brillano di una luce malefica e mi guardano come se volessero mangiarmi.

Sono pronta davvero per la mia condanna?

«Che ti succede, Claire?»

Non rispondo. Mi sembra evidente che la mia situazione dopo l'incidente non sia affatto come me l'ero aspettata e probabilmente il mio sistema nervoso ha risentito del colpo più del mio stesso corpo.

«Devo essere schietta con te» prosegue, «non possiamo andare avanti così. È chiaro che non sei completamente pronta per rientrare in squadra».

Io la guardo con occhi di protesta ma lei alza una mano e riprende: «So perfettamente che sei reduce da una brutta esperienza...» Ha addolcito lo sguardo ma le sue parole rimangono comunque taglienti. «... ma il fatto è che l'Accademia deve poter contare sui suoi ballerini migliori e se ci sono problemi dobbiamo cercare di risolverli, altrimenti...»

«... non servo più a nulla» asserisco completando la sua frase.

«Non intendevo questo. Tu sei un'ottima ballerina e questa sarà sempre casa tua, ma abbiamo bisogno di sicurezza e stabilità nella squadra».

Vieni a parlare di stabilità e sicurezza a me, Melanie? A me che le ho perse entrambe in un colpo solo... letteralmente?

«Hai combattuto per il tuo posto ed è giusto che tu continui a farlo: avrai tre giorni da oggi per tornare in forma e dimostrarmi che puoi efficacemente aiutare la squadra» dice per concludere.

Annuisco senza proferire parola. La situazione sta degenerando: la mia carriera nel mondo della danza sarà determinata dalle prossime settantadue ore.

Inconcepibile!

Non appena fuori, un agglomerato di persone mi aspetta raggomitolato dietro la porta dell'ufficio di Melanie. Ma non me ne curo. Recupero la mia roba perché ho intenzione di allenarmi da sola.

Passo l'intero pomeriggio nella Hall of Shame ma la sera, quando non percepisco più nessuna presenza, mi reco di nuovo nell'Aula 8 per provare il mio assolo.

La penombra della stanza crea la giusta atmosfera. Metto il disco con la mia canzone e accendo lo stereo. La musica si diffonde e la sento penetrare nelle mie ossa, nei miei muscoli, nella mia mente. La coreografia è di danza contemporanea, per darmi l'opportunità di uscire dagli schemi, di abbandonare per un secondo la mia vera natura; forse, in fondo, per sentirmi in qualche modo più vicina a Noah, l'unico a cui riesco a pensare in questo momento.

'Flares', come la luce delle fiaccole che mi  sembra di non vedere più.

Noah non è entrato in squadra e non è più costantemente al tuo fianco.

Spaccata in aria con atterraggio frontale.

I tuoi due migliori amici continuano a litigare.

Piroetta in seconda posizione.

Noah ti ha allontanata.

Rond de jambe.

Sei caduta.

Ritornello.

Ti sei rialzata ma non sei quella di prima: non ti fidi degli altri né di te stessa.

Chaîné.

Hai messo a repentaglio il tuo posto in squadra.

Grand battement.

Hai scoperto una cosa di te, ma non vuoi ammetterla.

Free style.

Ti fa paura e hai paura che possa essere un'illusione.

Ponte e spaccata laterale a terra. Ritornello.

La danza è la tua vita, il tuo ossigeno, il tuo respiro. Ti sta tradendo?

Inchino.

La musica è finita ma il dialogo con la mia mente continua a proseguire nei suoi ragionamenti e nelle sue esasperanti verità. Poi un'improvvisa quantità di emozioni mi invade la testa e non riesco più controllarle: quelle lacrime, che non riconoscevo da tempo, che mi sforzo di tenere dentro ogni volta che mi sento in difficoltà, fluiscono fuori dai miei occhi, libere. Singhiozzo per rabbia e per sfogo. Ma mi bastano pochi secondi per riprendere il controllo: mi asciugo le guance e guardo la mia immagina riflessa nello specchio della palestra dove vedo una ragazza con una grande volontà di combattere.

Sono io?

Sei chi decidi di essere.

Posso provarci, ma se fallisco?

Il vero fallimento è quando smetti di provare.

Non smetterò.

Allora vincerai.

Il mio cuore batte ad un ritmo mai sentito.

Mi sciolgo la coda e sussulto perché un fascio di luce entra nell'Aula per poi scomparire subito. La porta sbatte.

«Chi c'è?»

✍✍✍

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Vi allego il video di come immagino l'assolo di Claire su Flares.

Un abbraccio,
Chiara

Balla con meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora