Capitolo 50.

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Sono passati quattro maledetti giorni e Liam ancora non si decide a svegliarsi.
È ancora fermo in quel misero letto, circondato dalle solite pareti bianche ed attaccato a dei fili di alcune macchine (che probabilmente sono le uniche cose che lo tengono ancora in vita).

Queste emettono i soliti suoni, oramai so a memoria la loro andata.
Da quel giorno mi sono entrati nelle orecchie e non se ne sono più andati, potrei avere una crisi di nervi da un momento all'altro.

I dottori continuano a dire le solite cose: di aspettare il suo risveglio per vedere come si dovranno comportare ed altre mille supposizioni che, ad essere sincera, neanche gli presto la minima attenzione.
Mi basterebbe vedere nuovamente i suoi occhi che tanto amo, del resto non me ne importa un bel niente.

Non ci sono né miglioramenti né peggioramenti, e forse da una parte è meglio così.
Anche se tutto questo è più che straziante.
Se ci fossero notizie negative non so cosa farei.
Preferisco aspettare giorni e giorni in più per poter rivedere un Liam completamente sano, che il suo esatto contrario.

Posso dire di aver scavato una fossa nella sedia della stanzina in cui mi trovo da ore ed ore (come al solito).
Solamente per due notti ho lasciato l'ospedale, le altre ho preferito passarle qui assieme a lui.
Potrebbe svegliarsi da un momento all'altro ed io voglio essere presente.

Louis in questi giorni si è sistemato a casa di Harry.
Quest'ultimo si è offerto volentieri di ospitarlo temporaneamente.
Distolgo lo sguardo dal vuoto portandolo su Liam.
Gli accarezzo dolcemente i capelli, lasciandogli un bacio veloce sulla guancia.

È più pallido del solito, e questo mi preoccupa.
Non poco.
Le infermiere hanno detto che è più o meno normale una cosa del genere per un ragazzo che è in coma, ed una volta tanto voglio provare a fidarmi di qualcuno.

Mi alzo lentamente dalla sedia continuando a guardarlo, come se non appena volto lo sguardo ci sia la possibilità che lui si svegli.
"A dopo, piccolo" mormoro.

Harry aveva ragione ed io come una stupida a non credergli.
Parlare con Liam può aiutare sia lui stesso (appunto come aveva detto Haz, può aiutarlo nello svegliarsi prima) che me.
Ho alleggerito la cosa parlandogli, mi sento un po' più leggera poiché mi sfogo con qualcuno.

Ed anche se dall'altra parte del vetro sembro una deficiente che parla da sola al vento, be', chissene frega.
Sono stata una stupida l'altro giorno ad aver chiamato stronzata il il suggerimento di Harry, davvero.

Chiudo la porta dietro di me, vedendo i ragazzi seduti nella sala d'aspetto lungo il corridoio.
Ieri pomeriggio è venuta pure Abby in ospedale non appena le è giunta la notizia da Niall.
Menomale che ci ha pensato mio fratello, ultimamente uso il cellulare solo per mandare dei messaggini a papà con su scritto "rimango qua anche stasera. Ci vediamo più tardi, forse" insieme ad altre mille scuse per poter restare il più a lungo possibile qui.

"Andiamo a prendere qualcosa da mangiare, Emi" Louis mi fa un cenno con la testa indicando il bar dell'edificio.
Annuisco e "andate pure."
Il castano mi viene vicino prendendomi per il polso, mi incita ad alzarmi borbottando qualcosa.
Mi sono appena seduta, ma che fa?
"Vieni con noi, dai" accenna un sorriso continuando a spronarmi.

"Ma non ho fame" protesto facendo forza sulla sedia con le gambe.
Alza gli occhi al cielo e mi mette davanti due scelte: o le buone o le cattive.
Le cattive sarebbero che mi alzerebbe di peso pur di portarmi in quella parte d'ospedlae, oramai diventata piccola distrazione da tutte le pareti bianche dei corridoi e delle stanze dei ricoverati.

Omegle || Liam PayneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora