Chapter 20. Alex e Xavier

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Xavier era stato uno dei miei più cari amici. Anche lui faceva parte della mia compagnia. Il nostro gruppo era composto da sette persone. Adoravamo chiamarci "I magnifici sette". Eravamo due matematici, io ed Andrew, due fisici, Helena ed Eliza, due informatici, Xavier ed Alejandro, ed una biologa, Claire. La nostra era una squadra fantastica, ognuno di noi metteva il proprio sapere nelle mani degli altri componenti del gruppo, così potevamo considerarci dei veri e propri scienziati: ognuno di noi, oltre al nostro campo di studio, aveva delle conoscenze anche nei settori degli altri. Il nostro gruppo aveva una parola d'ordine, ossia "Sevenevez", perché se si appoggiava uno specchio alla fine della parola, questa rimaneva invariata. Avevamo inventato una parola palindroma, che non era altro che sette, "seven", scritto da destra e da sinistra. Inutile dire che l'idea era stata di due matematici malati come me ed Andrew. Io avevo dichiarato il mio amore alla Geometria mentre lui all'Analisi. Avevamo avuto molti scontri su teoremi, dimostrazioni, enunciati, ma nulla che poi non si risolvesse con una birra al bar. Helena ed Eliza erano i componenti più tranquilli del gruppo, sognavano entrambe di lavorare al CERN di Ginevra. Xavier ed Alejandro erano uno l'opposto dell'altro : Xavier era tranquillo, non parlava tanto, ma osservava qualsiasi cosa succedesse e sapeva tutto del mondo che lo circondava; Alejandro era intraprendente, non nascondeva il suo focoso animo spagnolo, a volte parlava troppo, ed era anche per questo che molte ragazze, già del primo incontro, non ne potevano più e speravano che lui non le richiamasse. Poi c'era Claire, che si emozionava al solo pensiero di poter sezionare qualsiasi cosa. Avevo una cotta per lei, ma non gliel'avevo mai detto. Il leader del gruppo ero io. Mi ero creata quella famiglia, dal momento che non ne avevo mai avuta una vera e propria e non volevo assolutamente che ci separassimo. Abbiamo avuto i nostri scontri, per una cosa o per l'altra, per lo stress degli esami, per i problemi di cuore, per i problemi familiari, ma alla sera, ci ritrovavamo tutti, in pace, con un bicchiere di birra o una cioccolata calda. Quando conobbi Sylvie e la introdussi al gruppo, non capivo che stavo cambiando, che stavo distruggendo quella famiglia che mi ero creata. Cercarono di parlarmi, gli altri, ma io pensavo solo che mi volessero allontanare da Sylvie. L'unico che non diceva nulla era Xavier. Un giorno, quando corsi via da loro dopo l'ennesimo litigio, lui mi raggiunse e si sedette sulla panchina insieme a me, in silenzio. Dal momento che non sopportavo quella sua presenza silenziosa, gli urlai "Vuoi dirmi qualcosa anche tu?", lui mi guardò, ma non con lo sguardo di uno che sta per dichiarare una sentenza, ma con i suoi soliti occhi, che sanno ma che non vogliono parlare. "Quando vorrai, quando avrai bisogno di me, dovrai solo chiamarmi. Anche se so che passerà molto tempo prima che tu lo faccia", poi si alzò e se ne andò via. Dopo qualche settimana, ci laureammo tutti e sette alla triennale e dopo quel giorno, il nostro gruppo si ruppe. Io non sentii più nessuno di loro e nessuno mi cercò mai.

Quella sera, decisi che era giunto il tempo di parlare con Xavier. Erano passati circa cinque anni dalla nostra laurea.

Quando scesi dalla macchina, davanti a me trovai un uomo elegante, leggermente abbronzato, con una camicia bianca, che mi aspettava con le braccia conserte appoggiato allo stipite della porta d'ingresso.

"Sono anni che aspetto una tua chiamata, Vause. Avevo perso le speranze".

"Ciao Xavier", pensavo che non fosse cambiato per niente.

Venne verso di me e mi abbracciò.

"Dai, andiamo in casa, penso che ci aspetterà una lunga notte di chiacchiere".

Entrammo in casa e Xavier mi fece accomodare sul divano mentre lui si diresse in cucina.

"Cosa ne dici se preparo una cioccolata calda?"

"Come ai vecchi tempi? Ci sto".

Mentre lui preparava la cioccolata, io me ne stavo sul divano ad ammirare quel bellissimo salotto. C'era un'enorme televisione attaccata alla parete più lunga e dietro di me, nella parete di fronte alla televisione, vi era una libreria che la ricopriva tutta. Dalla porta che dava sul giardino, vedevo una bellissima piscina e stavo immaginando quante feste avesse dato Xavier durante l'estate. Quando arrivò con due tazze fumanti, gli chiesi se avesse vinto qualche lotteria per potersi permettere quella casa.

Just a girl in a bar || WATTYS2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora