Chapter 34. New Year's Eve

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Finalmente siamo arrivate alla fine dell'anno. Al 31 Dicembre. Non potevamo raccontare separatamente cosa successe in quell'ultima notte dell'anno, né potevamo lasciare che qualcun'altro lo facesse al posto nostro. Siamo Alex e Piper e vi racconteremo cosa successe alla vigilia del nuovo anno.

Ci sono dei momenti nella vita in cui ti ritrovi a fare delle cose in modo meccanico. Non sai precisamente perché le stai facendo, o forse sì, ma in quel momento ti sembra di fare qualcosa di assolutamente assurdo. Come in quel giorno di fine anno. Passai tutto il giorno a letto, avevo scritto un veloce messaggio a Larry dicendogli che avevo una febbre terribile e che avrei passato il Capodanno a casa. Rimasi a letto senza fare nulla. Non riuscivo nemmeno a pensare. Mi sentivo come in un limbo. A mezz'aria. Poi, verso sera, quando già fuori c'era buio, mi alzai. Mi vestii, mi misi le scarpe ed uscii. Non avevo mosso un muscolo per tutto il giorno mentre lì, per strada, sembravo mossa fa una forza motrice, che mi faceva quasi correre per quelle strade ricoperte di neve. Continuavo a camminare, come se i miei piedi conoscessero una strada a me ignota, anche se guardandomi intorno, le case, i colori, gli alberi, avevano un qualcosa di familiare. Quando finalmente mi fermai, mi ritrovai davanti ad un palazzo, ad un cancello, che conoscevo molto bene.

Avevo passato la mattina del 31 Dicembre a sistemare la casa, fare una chiamata Skype con Arizona e a leggere una serie di libri che avevano atteso troppo tempo sul tavolo del soggiorno. Non ero nemmeno uscita a fare la spesa, tanto sapevo come sarebbe andata a finire : cioccolata calda, film e alla mezzanotte un bicchiere di Baileys e poi a letto. Ma verso sera una strana cosa mi ronzava nella testa, una voce che mi diceva di uscire. "Perché?" continuavo a ripetermi, ma dopo un po', mi arresi e andai a vestirmi per uscire. Fuori era buio e faceva anche abbastanza freddo, dal momento che aveva nevicato per tutto il giorno. Uscii di casa e presi l'ascensore, avevo deciso di andare in libreria, a prendere nuovi libri che avrebbero atteso un'eternità prima di essere letti.

Mi trovavo davanti casa di Alex. "Piper cosa diavolo stai facendo?", mi ripetevo in testa e mentre lo facevo, il cancelletto si aprì per far uscire una persona. Ne approfittai per entrare. Quando fui davanti la porta dell'ingresso, decisi che non avrei citofonato Alex. In primo luogo perché non ero sicura che mi avrebbe aperto, in secondo luogo perché almeno non avrei avuto subito la delusione che non fosse stata in casa. "Piper che cazzo fai?", continuava quella voce nella mia testa. "Non sai nemmeno se è sola oppure no! E se è con quella bionda?", ancora una volta non mi interessava. Sentivo che non potevo fermarmi. Citofonai ad una signora e dissi che ero Alex Vause e che avevo dimenticato a casa le chiavi dell'ingresso e se mi poteva far entrare. Usai tutta la gentilezza possibile e questa mi aprì. Volevo prendere l'ascensore ma era appena stato chiamato a qualche piano più su. Decisi di non aspettare e salii a piedi. Corsi per le scale e quando arrivai alla porta di Alex, sembrava che i miei polmoni stessero per esplodere. "Forse avrei dovuto aspettare l'ascensore", pensai. Suonai. Così, candidamente. Senza pensarci su. Senza riflettere. Senza perdermi in ragionamenti complessi. Non ci fu risposta. Suonai ancora. Ma niente. Cosa credevo di fare? Era destino che non ci ritrovassimo mai più, evidentemente. Mi sedetti sui gradini delle scale, per riprendere fiato.

Arrivata al cancello, mi accorsi che non avevo il portafogli. Tornai indietro, ma stavolta avrei fatto le scale, mi sentivo in colpa per aver preso l'ascensore, magari rubato a qualcuno che doveva salire in fretta o che aveva appena fatto una super spesa per il cenone di Capodanno. Salendo le scale, sentivo qualcosa di strano, come se in realtà non avessi mai dovuto andarmene. Quando arrivai davanti casa mia, capii il perché. Piper era lì, seduta sui gradini, la testa poggiata sulle gambe, nascosta tra le braccia.

"Piper", dissi.

Piper alzò la testa e mi guardò. Sul suo volto si dipinse un timido sorriso.

Arrossii tutto d'un colpo, o almeno penso, dal momento che sentivo il mio viso avvolto da fiamme invisibili.

"Alex", dissi, accennando un leggero sorriso. Mi guardava e il suo viso cominciava a tingersi di rosso.

"Non ho fatto la spesa. Ho solo della cioccolata calda in casa", disse con un tono di giustifica.

Scoppiai a ridere, davvero, non riuscivo più a fermarmi ed evidentemente era una risata contagiosa perché anche Alex si mise a ridere.

Volò letteralmente giù dalle scale e mi baciò.

Volai giù, tra le sue braccia, e la baciai.

Mi era mancato il sapore di quelle labbra, quella dolcezza, quell'innocenza che erano caratteristiche di Piper. Non era cambiato nulla in lei, ero io quella che era cambiata, quella che ora davanti a sé vedeva solo Piper, l'amore che aveva sempre tenuto nel cuore, la donna che amava e non la sua studentessa, una statua di cristallo da proteggere.

Sentivo in Alex qualcosa di diverso, di nuovo, di sicuro, sentivo che in quel momento era solo Alex, la mia Alex, non la professoressa Vause, quella che è partita, quella che mi aveva escluso dalla sua vita.

Entrammo in casa e la danza cominciò. "With the notes in my ears" era la melodia che ci avvolgeva. Le nostre mani scivolavano veloci e leggere a togliere i nostri vestiti, a toccare i nostri corpi e a scoprirli. Le mie labbra cercavano quella di Piper. Le mie labbra cercavano quelle di Alex. Le nostre labbra tracciavano su di noi percorsi sconosciuti, percorsi che ci attraversavano, mossi dalla passione, dalla ricerca del piacere, percorsi che volevano trovare la nostra essenza. Gli occhi di Alex mi guardavano e quando li chiudevo, potevo sentirla, potevo sentire i suoi occhi su di me, potevo sentirla dentro di me, in ogni parte del mio corpo, sentivo il suo respiro sul mio collo, seguito da un bacio, che iniziava dal collo e proseguiva il suo tragitto sul mio cuore, sui miei seni, sul mio ventre. Una mano stringeva forte la mia contro il cuscino. Sentivo come se il mio corpo fosse al contempo avvolto nelle fiamme ed immerso nell'acqua fresca di una sorgente. La mia mano premeva forte sul cuscino, stretta nella mano destra di Piper, mentre la -sua- sinistra stringeva forte il lenzuolo. L'altra, si muoveva dentro di lei, mentre Piper chiudeva gli occhi, si abbandonava a me. Potevo leggere quella sensazione di piacere sul suo viso, nel suo respiro ansimante, nella sua voce spezzata. La baciavo, baciavo quella pelle in modo deciso come se avesse dovuto sparire da un momento all'altro e dolcemente come se si potesse lacerare. Il suo collo, i suoi seni, il suo ventre, le sue gambe. Qualsiasi centimetro di quel corpo era stato raggiunto dalle mie labbra. Poi aprii gli occhi e Alex era lì, sopra di me, che mi guardava, mi sorrideva. Io ricambiai il sorriso e la baciai. Portai le mie mani sulla sua nuca, sentivo quella chioma di capelli solleticarmi le dita. Poi, con decisione, la voltai. Ora ero io che guardando verso l'alto vedevo Piper. Quegli occhi che si riflettevano nei miei, contornati da una chioma bionda, ora avevano il controllo su di me. Ed io non avevo nessuna intenzione di toglierlo. Cominciò a baciarmi gli occhi, poi passò alla bocca, lasciandoci sopra un casto bacio. Poi la sentii entrare timidamente e delicatamente dentro di me. Mi ritrovai a chiudere gli occhi, ad ansimare, mentre quel corpicino si spostava su di me e dentro di me. Quando Alex riaprì gli occhi, le mie mani le accarezzavano il viso. Vedevo piacere, pace e un po' di timidezza, sgorgare da quegli occhi che avevano sempre tutto sotto controllo. Mi misi di lato, vicino a lei. Restammo in silenzio per un po'. Poi lei avvicinò il suo viso al mio e mi baciò dolcemente.

I rintocchi lontani del campanile segnavano l'inizio del nuovo anno.

Alex si staccò da me, mi guardò e appena dopo l'ultimo rintocco disse:

"Ti amo, Piper"

"Ti amo anch'io, Alex"

Just a girl in a bar || WATTYS2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora