Chapter 48. Settembre 2013

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Settembre 2013

Ero arrivata all'università. Il sogno che avevo fin da bambina si stava avverando. Università. Una parola che mi faceva sempre rimanere con il fiato sospeso. Sentivo "i grandi" parlare di quella "scuola per grandi" e già mi si illuminavano gli occhi. Cos'era quella "scuola per grandi"? Anno dopo anno, vedevo la scuola come una grande scala da salire per poter arrivare alla vetta dove si trovava questa specie di tempio chiamato "università". Ero giunta così all'ultimo gradino, l'anno del diploma e mi si chiedeva di scegliere in quale delle stanze di questo tempio avrei voluto trascorrere i miei giorni. La scelta non fu poi così difficile, perché ci stavo pensando già da qualche anno. Avrei studiato Matematica.

Mi ero dovuta trasferire in una nuova città, avevo trovato una stanza in un appartamento non molto lontano dalla facoltà. Non conoscevo nessuna delle ragazze che avrebbero abitato con me. Le avrei conosciute quello stesso giorno. Il 16 di Settembre.

Partivo per la prima volta verso una nuova avventura, verso un capitolo della mia vita che avrei potuto scrivere da sola e con le cose che amavo di più. Quando l'altoparlante del treno annunciò che si stava avvicinando la mia stazione, presi la mia valigia, il mio zaino e mi avvicinai alle porte. Quando il treno si fermò, scesi, comprai i biglietti dell'autobus e lessi quale mi avrebbe portato a casa, nella mia nuova casa. Era il numero 7 e sarebbe arrivato di lì a cinque minuti. Mi guardai intorno. Oltre a me c'erano sicuramente altre quindici persone, tra ragazzi e ragazze, con la valigia e in attesa di un mezzo che li portasse nelle loro case. Li guardavo e cercavo di indovinare la loro età e quale facoltà potessero fare. Un ragazzo vicino a me era alto e magro, i capelli neri, vestiva con un paio di jeans, una t-shirt con sopra il logo di una rock band. Portava gli occhiali e con lui aveva una piccola valigia ed una borsa a tracolla. Avrà avuto venticinque anni. "Questo fa architettura", pensai. Non riuscii a pensare ad altro perché se ne andò subito sopra ad un autobus con il numero 33. Mi voltai verso la direzione dalla quale sarebbe dovuto arrivare il mio autobus. In fondo al marciapiede vidi due ragazze. La prima, quella più distante era alta e con un fisico slanciato, capelli castani, portava un paio di occhiali da sole, era in pantaloni corti e portava una giacca leggera color panna. Vicino a lei c'erano una valigia rossa ed una borsa marrone sopra di essa. Stava guardando il cellulare. "Lettere", pensai. L'altra ragazza era bassa, con qualche chilo in più, mora. Aveva dei jeans e una canotta multicolor. La sua valigia era blu e a terra, appoggiata a questa, c'era una borsa nera, probabilmente con il computer. Stava parlando animatamente al telefono, potevo sentire qualche parola anche da lì dov'ero. Forse stava litigando con il fidanzato. "Questa fa economia o ingegneria". Pensavo che quelle due ragazze avessero la mia stessa età, quindi diciannove anni. Forse quella più alta uno o due anni di più. Arrivò il mio autobus e salii dalla porta anteriore. Anche quelle due ragazze salirono insieme a me, ma dalla porta posteriore. La mia fermata era la terza. Dopo quasi dieci minuti scesi e con mio grande stupore vidi scendere anche loro. Mi incamminai su per una strada che aveva una minima pendenza, svoltai l'angolo e dopo 100 metri mi fermai. Stavo per prendere le chiavi dalla tasca quando mi accorsi che c'era qualcun altro dietro di me. Erano quelle due ragazze. Mi misi a sorridere.

"Anche voi abitate qui?", dissi.

"Io sono appena arrivata", mi disse quella bassa.

"Io ci abito da tre anni. Piacere, Stella", disse l'altra togliendosi gli occhiali da sole e porgendomi la mano.

"Piacere, Piper"

"Piacere Nicky!"

Passato il cancello e raggiunta l'entrata del condominio, aprii e mi diressi verso l'ascensore.

"A che piano siete voi?", chiesi.

"Io al terzo", disse Nicky.

"Io al quarto, ma preferisco salire a piedi", disse Stella.

"Ma hai la valigia", osservai, "non ti è più comodo salire in ascensore con noi?"

"No, ormai sono abituata. Buona giornata ragazze!", e si avviò su per le scale.

Entrammo in ascensore.

"A che interno sei?", mi chiese Nicky.

"Al 5B"

"Anch'io!"

"Dai? Allora sei tu una delle mie coinquiline!"

"Sì! Tu conosci le altre?"

"No"

"Nemmeno io, quindi non sappiamo se siano arrivate..."

"Già"

Arrivate al terzo piano, prima di aprire con le nostre chiavi provammo a suonare. Ci aprì una ragazza poco dopo. I suoi capelli erano rossicci, corti ed arruffati. Il suo sguardo era severo ma buono.

"Ciao!", ci disse.

"Ciao!"

"Voi siete?"

"Piper Chapman"

"Nicky Nichols"

"Piacere, Galina Reznikov, ma tutti mi chiamano Red"

Entrammo in appartamento. Mi sembrava più grande rispetto a quando l'avevo visitato a Giugno insieme al padrone di casa.

"Ci siamo tutte?", chiese Nicky appoggiando la valigia al muro.

"No, manca l'altra ragazza. Ma evidentemente è passata prima di noi perché quando sono arrivata una stanza era già stata sistemata. A meno che non sia di una di voi due"

"Non mia", dissi.

"Nemmeno mia", rispose Nicky.

"Bene. Ho aspettato a mettere le mie cose. Sceglietevi una stanza, io prenderò quella che resta"

Mi stava simpatica questa Red. Scelte le stanze, ognuna si rinchiuse a sistemare la propria. Prima di sera arrivò anche la quarta ragazza, Norma. Mi sembrava un tipo abbastanza svampito!

Per cena ordinammo una pizza, come per inaugurare la casa e ne approfittammo per conoscerci di più. Eravamo tutte studentesse del primo anno. Red faceva Giurisprudenza, Norma Filosofia e Nicky ed io Matematica.

"Non ci posso credere! Anche tu Matematica! Ma che bello!", disse Nicky super entusiasta.

Finito di mangiare ci accorgemmo che non avevamo ancora i vari cestini per la spazzatura.

"Ho visto dei cassonetti giù, vicino all'entrata, vado a buttarli io", mi proposi.

Presi il sacchetto con i cartoni e scesi. Erano quasi le undici. Fuori l'aria era umida ma soffiava un leggero venticello. Mi appoggiai al muro e chiusi gli occhi per gustarmi di più quel momento, quella nuova vita iniziata da poco.

"Non mi sembra molto romantico stare con gli occhi chiusi vicino ai cassonetti", disse un voce con tono scherzoso.

Aprii gli occhi, facendo un piccolo sobbalzo.

"Non ci ho nemmeno pensato in realtà", dissi a Stella.

"Tranquilla, lo faccio anch'io a volte. Proprio qui. Anche voi non avete i cestini per la spazzatura?", disse buttando anche lei qualcosa nei cassonetti.

"No", dissi.

"Nemmeno noi, all'inizio di ogni anno ci dimentichiamo di sistemarli", disse e si appoggiò al muro vicino a me.

"Che facoltà fai?"

"Filosofia. E tu?"

"Matematica"

"Io non l'ho mai sopportata. Sei al primo anno?"

"Sì"

"Vedrai, ti piacerà un sacco l'università, se la vivi nel modo giusto"

"Lo spero", le dissi e poi le feci un sorriso. La guardai e mi accorsi solo in quel momento del verde dei suoi occhi.

"Beh, alla prossima allora"

"Alla prossima"

"Se avete problemi non esitate a chiedere, noi siamo esattamente sopra di voi. Siete in quattro?"

"Sì, e voi?"

"Anche noi. Buonanotte miss Matematica!", e sparì attraverso l'ingresso.

"Buonanotte"

"Miss Matematica? Ma senti questa", pensai e quel pensiero mi strappò un sorriso.

Just a girl in a bar || WATTYS2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora