Chapter 42. SI?

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"Lo so Piper, lo so. Ti sembrerà una cosa stupida, ti sembrerà una cosa da quattro soldi, ma ti giuro che non è così!"

Quando entrai, l'appartamento di Alex era immerso nel buio e tutt'intorno al salotto, sulle finestre, sui mobili, sul tavolino davanti al divano, c'erano delle candele bianche e rosse che con le loro fiammelle riuscivano a spargere per tutta la stanza una luce soffusa, quasi quella del sole che sta per tramontare. Non riuscii a dire nulla tranne "Oh mio Dio".

Alex davanti a me continuava a camminare avanti e indietro per il salotto e la mia preoccupazione era che prima o poi sarebbe inciampata su una candela, mandando a fuoco l'appartamento, oltre che a finire all'ospedale per qualcosa di rotto.

"Lo so Piper, lo so. Ti sembrerà una cosa stupida, ti sembrerà una cosa da quattro soldi, ma ti giuro che non è così! Quando te ne sei andata l'altro giorno, mi sono sentita divisa in due parti : una che mi diceva "Che cazzo fai lì impalata? Su forza! Datti da fare! Fai qualcosa!" e l'altra "Cazzo! E adesso? No no, cos'è sta storia? Non so cosa fare!". Ma tutto questo è durato meno di trenta secondi. Non ho chiamato nessuno, né Xavier, né Arizona, nessuno, perché sapevo già cosa fare e cosa doverti dire. Bene, sì, okay, ci sono". Alex fece un grande respiro e poi riprese.

"Piper, ti amo. Okay, non sono una persona perfetta. Ho i miei pregi e i miei difetti e soprattutto di questi ultimi tu ne sai qualcosa, ma è normale, tutte le persone hanno dei difetti, c'è chi si lava i denti e lascia il dentifricio sparso per il lavandino, chi fa le orecchie alle pagine di un libro, chi è uno smemorino, chi ha le mani di pastafrolla e fa cadere tutto. Ecco, questi sono diffettuccioli da niente, ma io ho dei difetti molto più, ehm, come dire, importanti e sui quali posso lavorare. Per esempio sono una maniaca del controllo e ho sempre bisogno di tenere sotto controllo le cose, tutto deve andare come voglio io, e non riesco a fidarmi troppo delle persone e spesso metto me stessa al centro dell'attenzione, senza pensare agli altri, come ho fatto con te alla fine, riguardo la nostra relazione : pensavo alla mia carriera e basta e credevo di farti un favore lasciandoti, come se fossi io quella che manovrasse tutta questa storia, come se la storia girasse solo intorno a me ed io dovessi decidere tutte le varie mosse. Ecco, vedi? Anche adesso mi sto mettendo al centro dell'attenzione! Quello che voglio dire è che io non voglio essere qualcuno di diverso per stare con te, o meglio, voglio essere diversa, ma in senso positivo: non voglio stare con te e avere sempre la paura o l'ansia di "sbagliare mossa", di fare un passo falso, ma allo stesso tempo voglio imparare dai miei errori, voglio migliorare stando insieme a te, voglio smussare gli spigoli della mia vita, come io vorrei aiutarti a smussare i tuoi. Credo fermamente che due persone debbano fondersi senza confondersi. Voglio conoscerti Piper, voglio davvero conoscere la persona fantastica che credo che tu sia e vorrei che anche tu conoscessi la pazza Matematica che sono. Prima di incontrarti, mi sono sempre sentita alla ricerca di qualcosa, un obiettivo, una persona, non lo so. Hai presente avere quella sensazione di incompletezza? Di insoddisfazione? Ecco, era come se non avessi ancora trovato il mio posto nel mondo, come se oltre alla Matematica, mancasse qualcosa nel mio cuore. Quella sensazione se n'è andata quando sei arrivata tu. No, non sono solo parole se è quello che ti stai chiedendo. Quello che sto dicendo, io, beh, ti sto chiedendo se vuoi davvero prenderti un impegno, se vuoi davvero iniziare un cammino insieme a me..."

In quell'istante si fermò, smise di parlare e venne verso di me. Mi prese per mano e mi portò verso la finestra.

Quando guardai fuori, non capii subito cosa stesse succedendo. Nel palazzo di fronte, potevo vedere una fila di luci che lì per lì credevo fossero messe a caso, ma poi mi accorsi che formavano una parola. "SI?". Le luci erano piccole candele chiuse in un contenitore con la base rossa e una cupoletta di vetro sopra. Erano appoggiate alle finestre e ai balconi dirimpetto la finestra di Alex. La guardai come per dire "Come..."

"Al supermercato si saranno chiesti cosa ci dovessi fare con tutte quelle candele. Penso di averle prese tutte o quasi. Ho dovuto farmi il giro di tutti i condòmini del palazzo di fronte, sai? Per non parlare del fatto che ho dovuto chiamarli per ricordare loro di accendere le candele verso le 21.30, più o meno l'ora in cui saresti arrivata"

No davvero, io... ero senza parole.

"Beh, e quindi? Vuoi stare con me? Con questo irresistibile disastro? Sì?"

Guardai di nuovo fuori, verso quel "SI?" di candele che luccicava davanti a me. Era incredibile. Credevo che Alex avrebbe fatto un passo indietro dopo quello che le avevo detto, pensavo che sarebbe scappata o nascosta o che comunque avesse voluto stare da sola per un po'. Invece, quelle parole l'avevano scossa, come se si fosse svegliata per la prima volta dopo un sonno eterno. La sua scelta, a quanto pare, l'aveva fatta. Sembrava non esistessero più gli ostacoli che fino a qualche mese prima sembravano insormontabili. Cosa li aveva distrutti? Un viaggio? Poche parole? Noi? Un bacio? L'amore? Non avrei mai pensato che quel momento sarebbe arrivato, che Alex mi chiedesse di intraprendere un vero cammino insieme, che la nostra storia cominciasse a mettere delle fondamenta, provarci almeno, con la speranza che in futuro si sarebbe costruito altro.

Mi venne da pensare a Larry, a quello che gli avevo fatto, a quello che credevo di fare io mettendomi con lui. Mi vennero in mente mia madre e mio padre, che una volta si erano tanto amati e che ora sembrava stessero morendo dal peso della quotidianità. Pensai a Merida e a Kieran. Erano davvero una bella coppia. Merida, che personaggio. Stavo già immaginando la sua faccia quando le avrei raccontato di quelle candele. Pensavo alla formula di Eulero e a quanto bella fosse. Pensavo alla mia famiglia di Matematici e a quanto tempo non ci ritrovavamo tutti insieme. Pensavo a qualsiasi cosa, tranne alla risposta che dovevo dare ad Alex. Lei credeva di essere un irresistibile disastro, ma forse il disastro ero io. Ero un incredibile disastro, anzi. Non era forse il destino allora? Che dovessimo essere un perfetto disastro insieme?

Abbassai lo sguardo, sul ripiano della finestra.

Poi guardai Alex.

Just a girl in a bar || WATTYS2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora