Se ne stava lì ferma a guardare fuori dalla finestra. Non capivo se stesse guardando ancora quella scritta fatta di candele o se semplicemente fissava qualcosa davanti a sé. Mi aveva chiesto se volessi iniziare qualcosa di stabile insieme a lei, dopo tutto quell'andirivieni che c'era stato, dopo tutti gli episodi che avevamo passato, dopo Sylvie, dopo Larry. Mi aveva chiesto se finalmente potessimo scendere da quella giostra, mettere i piedi sulla terraferma, gettare le fondamenta per un rapporto solido, sul quale costruire un ipotetico futuro. Ed io ero lì a dirle che ero pronta, a dirle che ero pronta a mettere in gioco tutto quello che avevo, tutto quello che ero, per stare con lei.
E lei guardava fuori dalla finestra.
Avrei voluto entrare nella testa di Piper per poter vedere i suoi pensieri, per poter vedere il mondo come lo stava vedendo lei in quel momento, in quell'istante.
Io non riuscivo a non fantasticare su noi due, su quello che avrebbe potuto essere una vita insieme, fatta di piccole cose, di ordinarietà, affrontare un giorno alla volta, con i problemi, gli ostacoli, gli inconvenienti, gli amici, le lezioni, il lavoro, le nostre famiglie. I litigi, anche, ma quanto sarebbe stato bello poi poter fare la pace? E magari anche l'amore? Avrei potuto vivere tutto quello che fino a quel momento credevo non sarei stata in grado di affrontare, tutto quello che in tutto quel tempo avevo solo visto nelle vite degli altri, e non nella mia. Ma Piper aveva stravolto le mie carte, aveva cambiato le regole di un gioco che giocavo ormai da troppo tempo. Ero dovuta andare via, salire su un aereo e tagliare i ponti con il passato, per ritrovare il mio equilibrio
Ad un certo punto si voltò, i suoi occhi puntati nei miei, le sue labbra serrate, non un sorriso, non un accenno di broncio, le braccia conserte. Dopo un intervallo di tempo che sembrava interminabile, parlò.
"Alex, sono qui. In casa tua, tra queste mille candele che rendono questa stanza un tramonto, fuori ce ne sono altre a formare quell'enorme "SI?". Sono qui, con te a pochi passi che mi guardi con quell'aria ferma, decisa, ma allo stesso tempo sento che una parte di te dice "Allora? Si?". Sono qui con te e non riesco a pensare alla domanda che mi fai, penso a mille cose, penso a Merida e Kieran, penso ai miei genitori, penso a come sta Larry, penso a qualsiasi cosa e non riesco a pensare alla domanda che mi fai. Perché è una cosa che fino a qualche tempo fa pensavo non sarebbe mai potuta accadere e quando ti ho chiesto di fare questa scelta, pensavo che ti saresti tirata indietro. E invece mi sbagliavo", si fermò e si rimise a guardare fuori.
Sentivo le gambe che mi tremavano. Piper parlava in modo così freddo, non aveva la minima espressione su quel volto. Non aveva ancora finito di parlare, da lì a qualche istante si sarebbe voltata e mi avrebbe detto che non se la sentiva più, che si tirava indietro da quella storia ancor prima di cominciare. Si rivoltò, ma stavolta sorrideva. Non capivo cosa stesse succedendo.
"Mi chiedi se è un "SI?" ed io non riesco a pensarci perché per me è sempre stato "sì". Anche quando te ne sei andata, anche quando credevo in qualche modo di odiarti, nel mio cuore è sempre stato "sì". Tu mi dici che sei un incredibile disastro ed io credo di essere io, il disastro. E allora penso che saremo un bellissimo, macché bellissimo, un unico, raro, stupendo, perfetto disastro insieme", venne verso di me e mi abbracciò.
Era tutto vero, mi aveva detto "sì". Mi stava abbracciando ed io portai le mie abbraccia intorno a lei e cominciai ad abbracciarla sempre più forte e lei fece lo stesso con me.
"Un perfetto disastro", le sussurrai.
"Insieme"
"Insieme"
"Saremo un bellissimo insieme"
"Il concetto di insieme è alla base della matematica"
"Appunto"
"Un perfetto disastro, insieme"Stavamo lì abbracciate, avvolte da quelle fiamme, da quel tramonto di candele.
"Piper"
"Sì?"
"Prima di cominciare questa nuova avventura insieme, c'è qualcosa che mi devi dire?"
"In che senso?"
Mi staccai da lei. La stavo guardando fissa negli occhi, tenendo sempre le mie mani sulle sue spalle.
"Nel senso che adesso stiamo per iniziare qualcosa di nuovo, che non ha niente a che fare con le persone che eravamo prima che io partissi. Quindi non voglio partire portandomi dietro qualcosa che non ha niente a che fare con noi due. Quello che ti dovevo dire te l'ho detto. Ti ho raccontato di Sylvie, di Arizona, di Xavier. L'unica cosa di cui non ti ho ancora parlato è la mia famiglia, ma quella non centra con il nostro rapporto, è un qualcosa che c'è, che esiste, ma che non sarà mai in grado di rovinare quello che c'è fra me e te. Ti sto chiedendo, se c'è qualcosa che devo sapere, qualcosa di te, qualcosa del tuo passato, qualcosa che potrebbe creare dei problemi tra di noi o che potrebbe farti stare male. Dimmi se c'è qualcosa che potremmo trovare sul nostro cammino, qualcosa che da adesso in poi non dovrai più affrontare da sola, ma insieme. Voglio sapere questo, se devo tenermi pronta a qualcosa in particolare"
Lessi qualcosa nel suo sguardo, un misto tra sorpresa ed incertezza, come se non si aspettasse la mia domanda e volesse dirmi qualcosa, ma dopo qualche secondo mi sorrise e mi disse ; "No, non devo dirti niente. Quello che dovevo dirti te l'ho detto. Non c'è niente che dovremo trovarci ad affrontare se non quello che già sappiamo. La nostra relazione, i nostri amici, le nostre vite, il tuo lavoro, il mio studio. Non c'è niente di più, nessuno scheletro nell'armadio. E' arrivato un nuovo inizio. Il nostro nuovo inizio".
E mi baciò.
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Just a girl in a bar || WATTYS2016
FanfictionNon sempre sappiamo cosa ci può accadere. La maggior parte delle volte la vita cambia quando meno ce l'aspettiamo: quando stiamo camminando per strada, quando siamo ad una festa alla quale non volevamo andare, quando perdiamo un treno. O, sempliceme...