Capitolo 17

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La giornata prosegue bene. Sarà per questa piccola confidenza che a pranzo sono meno tesa rispetto alle altre volte. Forse ho sbagliato a prendere sempre di petto i miei genitori pensando che non mi capissero. Alcune volte, invece di essere sarcastici, è meglio cercare di spiegare il proprio punto di vista con calma. 

Ne farò tesoro...al mio rientro.

Parliamo del progetto, racconto ai miei della casa famiglia, della scuola...e vedo sui loro volti un filino di orgoglio. Ho sempre convissuto con l'idea di averli delusi, specialmente papà, ma oggi è diverso e sono felice. Dopo pranzo andiamo a salutare la nonna in campagna. Nonna Adele è fantastica. È riuscita a crearsi la vita che ha sempre sognato, circondata da animali, alberi da frutta e da un panorama bellissimo. 

Nel piccolo borgo che fa capo alla frazione in cui vive, si è creata una solida rete di amicizie e le sue giornate trascorrono vorticose tra il lavoro, le partite a burraco e le iniziative per la comunità: corsi di italiano per stranieri (c'è una grande comunità indiana), vendita di torte di beneficenza, recupero di abiti usati.

 E soprattutto Gino, il suo compagno (anche se lei lo chiama amico...) un bel signore che porta i propri ottant'anni con disinvoltura e allegria. Al momento di salutarci, nonna Adele si sfila la catena che porta sempre e me la mette al collo. "Ti porterà fortuna...non toglierla mai, per nessuna ragione". Mi commuovo e l'abbraccio fortissimo.

Domani ho il volo prestissimo e, siccome mi accompagna papà, dormirò a casa loro, nella mia vecchia cameretta. Tornati a Milano, mentre papà va a farsi una partita a tennis, mia madre e Bea mi scortano a casa per aiutarmi a finire la valigia. 

Stranamente nessuna insiste per "aggiungere dei vestiti carini" o un po' di "make up" e tutto fila liscio. Addirittura mia sorella si mette a gironzolare ad ammirare i miei ultimi lavori di bricolage e la mamma va in terrazza con la rivista. Quasi quasi questa calma piatta mi preoccupa.

Entrare a casa dei miei genitori mi fa sempre un certo effetto, o meglio, fa un certo effetto pensare che non ci viva da dieci anni. Il loro appartamento si trova in un elegante palazzo di via Canonica e tutto sembra uscito dall'ultimo numero di AD. 

Anche se non è proprio il mio gusto (inutile dirlo...) devo ammettere che mia madre ci sa fare. I pezzi di antiquariato sono perfettamente alternati a pezzi di design, da quelli iconici ai più moderni. Arazzi di famiglia in maestose cornici sono sistemati accanto ad opere moderne. La disposizione delle stanze è giocata su continui sali e scendi e ovunque spiccano piccoli cavedi, pozzi luce e cortiletti. 

Prima di andare a letto vado a curiosare nella biblioteca, il luogo dove ho trascorso la mia infanzia solitaria. Da piccola non amavo molto uscire o stare con i miei coetanei e trascorrevo i miei pomeriggi leggendo. La biblioteca è una grande stanza soppalcata, con le pareti interamente ricoperte da scaffali pieni di libri. 

Sul piccolo soppalco, invece, c'è un morbido divano a L e tanti cuscinoni comodissimi. Mi ricordo che, appena finiti i compiti, mi precipitavo sul mio cuscino preferito e partivo alla scoperta di mondi lontani. Il mio libro preferito era Oliver Twist, infatti la copia è tutta sgualcita e piena di segni delle mie merende: macchie di cioccolato, o di succo. In un impeto nostalgico la cerco. Mamma ha creato un sistema di catalogazione degno delle migliori librerie. In un file Excel sono archiviati tutti i titoli e relativa posizione. 

Una vecchia scala da libraio (credo recuperata da qualche antiquario) permette di raggiungere i piani più alti. Mi addormento leggendo le avventure di Oliver e la notte sogno di salvare dei bambini dalle grinfie di ladri assassini.

Da Milano fino a BangkokDove le storie prendono vita. Scoprilo ora