Capitolo 5

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Se la mia vita fosse un film, oggi mi sarei svegliata baciata da un raggio di sole, con un manzo in mutande (è vero...mi piacciono i nerd...ma se sogno tanto vale puntare in alto...) pronto a servirmi la colazione. 

Se la mia vita fosse un film Walt Disney, invece del manzo, sarei accolta da una schiera di devoti uccellini (o erano topini?) in festa. 

Ma dato che mi chiamo Anna, e sono un palindromo, ad accogliermi c'è il diluvio universale. Mentre sorseggio il mio intruglio a base di latte di soia, fiocchi d'avena, semi di chio e sciroppo d'acero, guardo sconsolata le secchiate di pioggia che si riversano sul mio terrazzo. 

Ah...non vi ho detto che sono vegana convinta (tranne che per il sushi che adoro...) e che in cucina me la cavo egregiamente. La pioggia complica non poco le cose in primis perché devo prendere l'auto (per principio non prendo taxi...quando con la stessa cifra di una corsa per tre isolati...posso concedermi una lauta cena) e poi perché "a causa dell'improvviso calo delle temperature" (con la voce del signore del Meteo) devo rivedere il mio look.

Un'ora dopo, incredibilmente, sono pronta. Indosso un tailleur nero, camicia bianca, stivali da pioggia (le ballerine sono in borsa) e le perle. Ho raccolto i capelli in uno chignon e ho messo un filo di trucco. Mia sorella direbbe che sembro la preside di un liceo cattolico, ma l'insieme mi piace. E poi...devo essere valutata per il mio business plan, non per le scarpe. 

Mentre sto aprendo il portone vengo superata da Gemma. Gemma è l'inquilina del terzo piano, una specie di barbie rosa in silicone. Veste sempre di rosa, mette il tacco 12 anche per fare la spesa e non muove un passo senza il suo adorato barboncino. Un cagnetto isterico il cui sport preferito è disturbare il sonno dei condomini. Dopo avermi rivolto uno sguardo di malcelato disprezzo...con nonchalance esce e, senza che nemmeno debba proferire verbo, un solerte individuo maschile le offre il proprio ombrello fino al taxi che la sta aspettando. 

Presa da un moto di rivalità femminile (ebbene si, anche io sono una donna) provo ad imitarla: passo spedito, sguardo perso nel vuoto, sorriso smagliante mi spalanco la porta di casa e...non succede nulla. Incrocio lo sguardo di un aitante 40enne in giacca e cravatta e lo fisso con la bocca imbronciata. Bingo...lui si ferma e...quando mi sento pronta a volare sotto il suo ombrello, un voce cavernicola con spiccato accento romano mi chiede : " a bella che te sei persa????Sei straniera??Se ti serve aiuto vai alla chiesa. Don Paolo ti aiuterà". 

Con il volto in fiamme balbetto un "no parlo italiano" e, in fretta e furia, giro l'angolo. Che vergogna. Ci metto quasi dieci minuti a trovare Pamela e, quando finalmente mi lancio nell'abitacolo, sono fradicia. 

Pamela è la mia macchina, una Panda rossa di cui vado fierissima. Per prima cosa è a GPL e non inquina. E poi...dentro è completamente personalizzata. I sedili sono ricoperti di un patchwork fatto con dei tessuti indiani e ovunque sono appesi amuleti, profumatori e ninnoli provenienti da ogni parte del mondo. 

Ma il pezzo forte sono le cinture di sicurezza, interamente rivestite in ecopelle...per un tocco più rock. Siccome quando l'ho comprata ho optato per il modello super basic (no radio, no finestrini elettrici dietro...) ho creato da sola un impianto stereo da fare invida a qualsiasi berlina di lusso: due casse potenti e il mio vecchio iPod mi fanno compagnia negli spostamenti, sparando a tutto volume le mie canzoni preferite. 

Stamattina ho bisogno di carica...e scelgo la playlist Cartoni Animati. Sto cantando a squarcia gola occhi di gatto, con relativo balletto, quando al semaforo vengo affiancata da un Suv enorme. Una specie di portaerei. Ma perché la gente si deve comprare quei cosi in città? Al volante c' il classico fighetto bocconiano, vestito di tutto punto. Con tanto di ciuffo biondo perfettamente pettinato. ( Più che pettinato, sembra incollato alla testa...infatti mi sono sempre chiesta se, nei negozi in cui acquistano mocassini e pantaloni con l'acqua in casa, vendano anche delle lacche speciali sconosciute ai comuni mortali). 

Il fighetto mi guarda, osserva la mia Pamela con sguardo divertito e, presa da un moto di stizza, mentre il semaforo diventa verde, gli faccio il dito medio e lo brucio. Tiè...Panda Uno...Suv zero.

Da Milano fino a BangkokDove le storie prendono vita. Scoprilo ora