Malpensa
L'aereo decolla e come sempre sento il dolce sapore della libertà. Mi piace volare. Marco, accanto a me, mi sorride. Mentre le case si fanno piccole piccole...penso che la mia vita è perfetta. Io Anna, palindromo, ho un fidanzato, un lavoro che amo e una famiglia con la quale, dopo anni di incomprensioni, sto facendo pace. Ci separiamo ad Abu Dhabi: lui prosegue verso Singapore dove lo attende un container pieno di delizie italiane, io verso Bangkok. Mi pesa un sacco, non ci vedremo per almeno due mesi, ma sono tranquilla. Sento che la vita ha in serbo delle belle cose per me e mi fido.
Bangkok mi accoglie con un sole splendente. Gennaio è il mese più "freddo" e la temperatura oscilla sempre attorno ai venti gradi di giorno fino ad arrivare a cinque gradi di notte. Cosa abbastanza problematica per le famiglie della floating house. Ho intenzione, anche a mie spese, di cercare di distribuire coperte calde, per le nottate più rigide.
All'aeroporto mi aspetta Junta, che non sta nella pelle. "Anna...vedessi la casa...è bellissima. È tutto nuovo...pulito. Abbiamo fatto un ottimo lavoro". Anche se ho seguito il progetto passo dopo passo, non riesco a trattenere una lacrima quando giungo sul posto. La struttura è esattamente come l'avevamo progettata e sognata.
I giorni si susseguono vorticosi. Caterina e il dottor Filippi mi presentano il team: 20 operatori italiani che vivranno con i bambini, insegnanti internazionali che spiegheranno in lingua inglese e insegnanti locali, per non far perdere ai nostri ospiti il legame con la cultura natia. Più una serie di collaboratori per le attività sportive e i laboratori.
Corro tutto il giorno come una trottola ma non sono stanca. Questo è il progetto più grande a cui abbia mai partecipato e sento di aver fatto davvero qualcosa con gli altri.
Il giorno in cui arrivano i bambini facciamo una grande festa. Abbiamo deciso di inserirne 50 per mese. L'obiettivo è essere completamente operativi ad aprile. Loro sono...deliziosi. Osservano stupiti e felice i giochi, sorridono e ci abbracciano. In questi momenti sento qualcosa dentro, emozione, gioia...e anche un po' di senso di impotenza. Vorrei potere fare di più per loro, vorrei far qualcosa di più per i bambini di tutto il mondo. Quando tornerò in Italia, oltre al lavoro, voglio aprire un'associazione per raccogliere dei fondi. Coinvolgerò mia sorella e le sue colleghe blogger. Magari organizzerò un sistema di vendita benefica degli abiti che non mettono più. Nel mio piccolo farò il possibile per cambiare il mondo.
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Da Milano fino a Bangkok
AdventureAnna è il prototipo della ragazza alternativa Milanese: indossa Birkenstock, pantaloni etnici e ha una vera avversione per tutto ciò che è moda, design e lusso. D'altronde il suo nome è un palindromo e lei è sempre stata il contrario rispetto alla s...