Capitolo 33

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Riemergo dal tempio un'ora dopo. Mi sento frastornata, come se mi avessero messo in lavatrice e poi nell'asciugatrice. Non credo nel paranormale e sono certa che la voce...provenisse dal mio corpo, da mio istinto.

Sto meglio. Ho tanto materiale su cui riflettere. Se è il caso, quando tornerò a Milano, mi rivolgerò a uno psicoterapeuta. Ora però ho voglia di abbracciare la mia famiglia.

Prima però c'è una cosa che devo fare. Marco. Non è il ragazzo giusto. Anche se mi vuole bene, fa sempre parte della serie di seconde scelte. A me piace Filippo. Filippo con il suo ciuffo, piastrato o no. Filippo con il suo SUV arrogante. Filippo con il fisico scolpito e la sicurezza di un'intelligenza vivace. So che certe cose non si fanno al telefono...ma non posso certo volare fino a Singapore. Il telefono fa quattro squilli e mi risponde...una voce femminile.

"Hello. It's Anna speaking. Is Marco there?"

"Anna chi? Marco sta scaricando un container. Oggi siamo sommersi di lavoro"

"Ma lei chi è? Una sua collaboratrice?"

Dall'altra parte sento un sospiro.

"Non dirmi che ha raccontato pure a te la storia della società di import-export? Sono Guya, la sua quasi ex fidanzata. Marco lavora per me..."

In estremo imbarazzo provo a balbettare delle scuse.

"Non ti preoccupare. Non lo sapevi. Marco è un coglione. Ogni volta che torna in Italia...è sempre lo stesso copione. Io sono stufa...sto aspettando solo che si trovi un lavoro...perché non voglio lasciarlo in mezzo a una strada. Tu poi...fai quello che vuoi..."

"Gli puoi lasciare un messaggio da parte mia?"

"Certo...anzi aspetta un attimo, te lo passo".

Sento la ragazza che lo chiama e, con tono ironico, gli dice che al telefono lo aspetta la sua ragazza. Marco balbetta delle scuse. Dopo un tempo infinito risponde.

"Anna...ciao. Come dicevo alla mia ragazza, forse hai frainteso...".

"Marco...non ti preoccupare. Volevo solo dirti che sei uno sfigato colossale e sei fortunato ad avere una fidanzata che ti sopporta e che ti dà un lavoro. Tienila stretta".

Riaggancio e mi sento libera. Mi affaccio alla sponda del fiume e, con tutto il fiato che ho in corpo urlo "merito il meglio". La gente mi guarda ma non mi importa.

Intercetto un taxi.

"Central Word as soon as possible, please".

Sarà per le due bottiglie di vino, sarà per le emozioni della giornata, ma a tavola siamo tutti euforici. Appena ho visto mamma, Bea e nonna sono corsa loro incontro. Non c'è stato bisogno di grandi parole. Papà e Filippo ci hanno raggiunto per pranzo. Appena seduti ho fatto un annuncio.

"Bea...vorrei tanto che venissi anche tu a Koh Tao. La situazione è delicata e ci serve più che mai una persona come te. Posso gestire le mail a distanza. Anche perché...ho deciso che appena recuperiamo i bambini, mi licenzio. I bilanci li farà qualcun altro...".

Bea, commossa, mi mormora grazie. Papà si alza in piedi. "Allora propongo un brindisi alla nostra avventura. Andiamo. E torniamo vincitori".

Da Milano fino a BangkokDove le storie prendono vita. Scoprilo ora