Sono le 5.00 di mattina quando sento la porta di casa aprirsi, seppur piano, e fare entrare il mio coinquilino.
Mi alzo dal letto e cerco le ciabatte con i piedi (visto che sto morendo di sonno ci metto un po') e ma quando le trovo mi fiondo fuori dalla mia stanza trovandomi Michael che sbanda senza controllo nel corridoio che porta al bagno, tenendo la giacca in una mano e l'altra appoggiata al muro per tenersi in piedi.
«Michael» lo richiamo facendolo sobbalzare e perdere quel poco di equilibrio che lo teneva in piedi, infatti quando si volta verso di me in mezzo secondo è con il sedere a terra, spaesato.
«Cos'è successo?» chiedo guardandolo e incrociando le braccia al petto.
Sono arrabbiata. Già, lo sono, perché aveva assicurato che sarebbe tornato al massimo alle 2.00, non più tardi, invece eccolo qui, alle 5.00 di mattina che cerca di entrare in casa senza farsi sentire, non sapendo che quando lui non torna a casa io sono sempre talmente in ansia che ho il sonno leggero. Sono in ansia perché penso a qualunque cosa possa essergli successa, non riesco a stare tranquilla quando lui è fuor, per giunta ubriaco fradicio.
«Scusa amore, è durata più a lungo del previsto... La serata» risponde mentre cerca di alzarsi attaccandosi al muro. Poverino, è messo male.
«Michael, ero in pensiero» dico come una mamma direbbe al figlio, mentre mi avvicino per aiutarlo. Ne ha proprio bisogno.
«Scusami tanto... Ma ora mi accompagni in bagno? Devo vomitare» annuncia Mickey, allora gli metto un suo braccio sulle mie spalle e lo trascino in bagno, dove lui si piega subito sul water per ributtare fuori tutto l'alcol che ha bevuto, che dev'essere stato decisamente troppo.
Sospiro e torno in corridoio, sentendo ancora i conati del mio migliore amico.
Mentre vado in salotto per prendere un bicchiere d'acqua vedo chiaramente il percorso che ha fatto Michael per arrivare in corridoio: le scarpe sono state sbattute in giro mentre il tavolino in salotto e quasi ribaltato, la porta di casa è aperta e la foto di noi due sulla parete è caduta, probabilmente quando si è appoggiato al muro l'ha presa dentro.
Sospiro e vado alla porta per chiuderla, ma mentre la sposto il rumore di qualcosa che viene strisciato mi incuriosisce, abbasso lo sguardo e vedo una busta bianca. Mi abbasso e la prendo, girandola trovo la scritta "X Ilary", aggrotto le sopracciglia e cerco di capire cosa posso essere, ma il rumore di un vaso rotto attira la mia attenzione, così chiudo rapidamente la porta e lancio la busta sul tavolo della cucina per poi correre in bagno, da dove è provenuto il rumore.
«Cos'è successo?» allarmata mi guardo in giro per puntare gli occhi sul vaso che di solito teniamo in bagno, per terra, in mille pezzi.
«Michael...» dico frustrata e stanca mentre riporto lo sguardo su di lui, appoggiato al lavandino mentre guarda con occhi vuoti e volto pallido il vaso. L'ex vaso. Perché poi teniamo un vaso in bagno? È inutile.
«Scusami tanto Ilary, n-non volevo...» si getta sui cocci per provare a raccoglierli.
«No!» urlo cercando di fermarlo, ma è troppo tardi.
Lui ritira di scatto la mano e scorgo il taglio sul palmo.
Impreca qualcosa tra i denti e mette subito la mano sotto l'acqua fredda, facendola colorare di rosso.
«Santo cielo Michael! Aspetta qui, vado a prendere le garze» vado subito in salotto dove trovo il kit dei medicinali.
Tra lamenti suoi per il dolore e miei per la frustrazione, riesco a medicargli la ferita, che non è neanche tanto grave, poi lui cade in catalessi nel suo letto, per giunta ancora vestito.
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Ricordati di Amarmi
RomanceIlary Bennet è una ragazza di 23 anni come tutte le altre, forse un po' pazza, ma bellissima come un raggio di sole, ma si sa che la bellezza certe volte attira guai... Può una stupida scommessa far superare a Ilary tutto il suo brutto passato? D...