Capitolo 51

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ILARY POVS
Salgo nella mia macchina e fisso subito lo sguardo fuori dal finestrino, aspettando che qualcuno, non voglio dire il suo nome neanche nella mia testa, salga in macchina così da partire verso casa.
Dopo aver acceso il telefono ho comunque ignorato le chiamate, ma sapevo che Michael poteva localizzarmi e l'avrebbe fatto subito, partendo e arrivando qui guidando come un pazzo, senza pensare che quando sarebbe arrivato qui ci sarebbero state due macchine che dovevamo portare a casa, ed è quello che è successo, ma sinceramente non mi aspettavo che avrebbe fatto così in fretta o che avrebbe portato anche lui. Dopo essere uscita dal cimitero sono venuta alla macchina, stremata dal pianto mi sono messa sul cofano notando che c'era un bel sole caldo, poi ho preso anche il pacchetto di sigarette e li ho aspettati, però sarei rimasta volentieri ancora un po' tranquilla e beata a dir la verità.
Lo sportello del guidatore si apre e lui si siede per poi infilare le chiavi e mettere in moto. Non lo degno di uno sguardo e continuo a osservare il paesaggio intorno a me, che sicuramente mi mancherà.
-Ilary- mi chiama dopo poco che ha iniziato a guidare. Lo ignoro.
-Peach- dice ancora, forse sperando di farmi intenerire. Lo ignoro. Lo so, ho un pessimo carattere.
-Posso sapere almeno il perché?- spera di farmi parlare, ma non ne ho la voglia ne la forza per farlo, non credo ci riuscirà.
-Per favore, rispondimi, tu non sai quanto siamo stati in pensiero io e Michael- cerca di convincermi D... Il coglione che ho affianco.
Sospira e resta in silenzio capendo che non gli darò soddisfazione rispondendo alle sue domande.
-Hai pianto Peach?- chiede lanciandomi un'occhiata che vedo riflessa nel finestrino. Strizzo gli occhi ancora rossi che mi bruciano e appoggio la testa al vetro, che vibra e mi dà fastidio. La stacco.
-Si vede che hai pianto... Gli occhi rossi ti fregano- sussurra l'ultima frase.
Continua a guidare stando in religioso silenzio e lo ringrazio mentalmente, ho mal di testa.
-Ilary, ti prego, sfogati, parlami, non fare la bambola di cera- mi implora e vorrei dirgli: 1º mi sono già sfogata e ora vorrei stare solo zitta, grazie. 2º Dove cavolo l'hai sentito "non fare la bambola di cera"?!
Resto impassibile e continuo a guardare fuori. Forse bambola di cera non è proprio così sbagliato.
-Sei ancora arrabbiata con me?- attende una risposta, invano -Ti ho chiesto scusa Peach, ti prego, perdonami, ero ubriaco e quella gallina mi ha fregato, non volevo, te lo giuro- dice in tono disperato.
"Non riesco proprio a perdonarti, vorrei ma qualcosa mi blocca, sento che mi hai fatto un torto e non riesco a superarlo, anche se, credimi, ci sto provando, con tutta me stessa" ma non lo dico, continuo a guardare fuori, l'autostrada scorre davanti ai miei occhi ad un ritmo che mi disturba, troppo piano ma troppo forte. Forse non sto bene.
-Ero così preoccupato oggi... Ci hai fatto passare una mattinata d'inferno, a me e a Michael- dice forse non tentando neanche più di cercare una risposta da me.
-La notte passata fuori- sembra inizi a contare, mentre guida -La macchina sparita... Poi quando finalmente accendi il telefono ti ritroviamo a chissà quanti chilometri di distanza da Milano- sospira.
"Circa 100 km da casa" rispondo mentalmente, assegnando "casa" al luogo da cui siamo partiti.
-Arriviamo nel paese in cui sei cresciuta e ti troviamo stesa su un cofano, con una sigaretta in mano e un tatuaggio che ti sei fatta ieri, probabilmente, senza che nessuno sappia di tutto questo- dice esasperato e io chiudo gli occhi. Forse dovrei essere arrabbiata per il modo in cui mi sta parlando, ma non ci riesco, sono troppo stanca e, forse, se fossi stata al suo posto avrei reagito proprio come lui.
-Non sapevo neanche fumassi- sussurra scoraggiato e sorrido impercettibilmente... Questo ragazzo pensava davvero fossi una specie di santa che non beve, non fuma e tutte queste cazzate che veramente non si dovrebbero fare?
-Ma cosa ci sei venuta a fare qui?- chiede sapendo comunque di non ricevere risposta -So che dalla tua famiglia non sei venuta, Michael mi ha detto di Martina, ma allora perché?- chiede ancora girando la testa velocemente verso di me, incrociando il mio sguardo solo nel riflesso del vetro.
-Oh, Ilary...- sospira picchiettando le dita sul volante.
In questo momento il mio stomaco decide di farsi sentire, facendomi fare una figuraccia. Porto la mia mano alla pancia e il senso di vuoto che accompagna la fame si fa più forte, finora lo avevo lasciato stare, ignorandolo.
-Da quanto non mangi?- chiede e sembra preoccupato.
"Vediamo... Ieri non ho praticamente fatto colazione e non ho pranzato, colpa tua, mentre di cena ho spilucchiato qualcosa dal frigo di Alessio, stamattina ero troppo di fretta e non ci ho proprio pensato mentre pranzo... Ah si, stavo piangendo in un cimitero" riepilogo sentendo la fame farsi ancora più viva, stringendomi lo stomaco in una morsa.
-Uff- sbuffa Da... Il ragazzo seduto accanto a me -Mi rispondo da solo... Allora, facciamo che ieri mattina hai mangiato poco scommetto, pranzo lo hai sicuramente saltato, a causa mia, sicuro, poi Michael ti ha sbattuta fuori casa e hai passato il pomeriggio tra tatuatori e Alessio- il nome sembra dargli non poco fastidio -Spero almeno che il tizio ti abbia fatto mangiare qualcosa... Poi stamattina quasi certamente no e a pranzo... Beh, chissà che stavi facendo prima che noi due arrivassimo- conclude, facendo un buon riepilogo della mia situazione alimentare. Come ha fatto?
-Sai, è così soddisfacente parlare con te- dice ironicamente quello che dovrebbe essere ancora il mio ragazzo.
Emetto un lamento per il dolore che mi sta attanagliando la pancia, probabilmente una smorfia è ben visibile sulla mia faccia, perché mi guarda preoccupato.
-Ilary, santo cielo, che hai? Devo fermarmi? Non manca tantissimo ad arrivare- chiede in allarme.
Scuoto la testa dandogli la prima vera risposta di oggi e mi porto le gambe al petto, stringendole con le braccia, per poi chiudere gli occhi.
-Oddio Peach, dai, parla!- esclama esasperato dalla situazione.
Non mi sento per niente bene, penso mi stia venendo da vomitare, forse il fatto che non abbia mangiato nulla e che sto viaggiando in macchina da un po'... Faccio dei respiri profondi e mi sento un po' meglio.
Il silenzio aleggia tra noi, con me che continuo a fare respiri profondi e lui che quasi raggiunge l'auto di Michael, che naturalmente guida veloce come un pazzo.
-Siamo quasi arrivati Peach, se stai male resisti ancora per poco- dice sbrigativo per rassicurarmi.
Annuisco. Un'idea inizia a formarsi dentro la mia testa, mi spaventa e non può essere vera...
La mia macchina si ferma davanti a casa mia e io spalanco lo sportello della macchina gettandomi fuori e andando verso il giardino per poi piegarmi e rigettare quel poco che c'è nel mio stomaco.
-Amore! Che succede?- urla Michael venendo immediatamente al mio fianco e massaggiandomi dolcemente la schiena.
Quando mi riprendo mi alzo e vado verso la porta del palazzo, seguita da Michael che ancora non ha sentito nessuna mia parola oggi. Mi fermo e mi giro, incrociando lo sguardo di lui, ci guardiamo per un po', poi mi giro e corro su per le scale, ansiosa di arrivare nel mio appartamento.

Ehi, ti va di lasciare un commentino? Mi farebbe così tanto piacere sapere cosa ne pensi, la storia la sto scrivendo per te.

BACIONI XD

Ricordati di AmarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora