Capitolo 44

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DANIELE POVS
La porta si chiude sbattendo davanti a me, facendomi venire una fitta alla testa, come se il post sbornia non bastasse.
Faccio una smorfia e mi appoggio allo stipite della porta.
-Ilary, santo dio, apri la porta, dobbiamo parlare- dico alzando la voce per quanto me lo permetta la mia testa.
Dobbiamo parlare di quello che è successo con Riccardo, non mi va proprio giù il fatto che ci abbia provato con lui.
-Non voglio parlare con te- urla al di là della porta.
Sospiro e provo ad aprire la porta, senza tante speranze, infatti l'ha chiusa a chiave.
-Dovrei essere io quello che non vuole parlarti. Sono io quello che dovrebbe essere arrabbiato- dico appoggiando la fronte al pannello di legno che ci divide.
Sento il chiavistello della porta aprirsi e faccio appena in tempo a staccare la fronte dalla porta che lei la apre con violenza, trafiggendomi subito con i suoi occhi, che, noto solo ora, sono rossi e lucidi.
-Tu dovresti essere arrabbiato con me?!- fa una passo verso di me puntandomi un dito al petto -Sono io che ti ho fatto piangere per un giorno intero?! Sono io che merito il tuo disprezzo?!- faccio un passo indietro ma lei continua a venirmi incontro.
-Cosa dovrei aver fatto io?!- chiedo in risposta -E poi abbassa la voce- finisco pensando alla mia testa che sta per scoppiare, ma soprattutto che qualcuno potrebbe sentirci.
-Sei veramente un bastardo- sussurra con un sorriso amaro e una lacrima gli riga la guancia. Mi sento uno schifo sapendo che è colpa mia se è ridotta così.
-No, ti prego, non piangere- allungo una mano con l'intendo di asciugare la lacrima, ma lei me la schiaffeggia facendo un passo indietro.
-Come posso non farlo? La causa delle mie lacrime è qui davanti a me- sussurra mentre il suo viso si bagna ancora. Mi si spezza il cuore. Davvero.
-Peach...- dico cercando di toccarla, ma lei si allontana ancora.
-No, non toccarmi- è ritornata alla porta e si appoggia con la mano allo stipite.
-Ma perché?!- alzo la voce, faccio un passo verso di lei.
-Perché dovresti essere tu arrabbiato con me?!- chiede in risposta e asciuga le lacrime con forza.
-Non voglio una fidanzata che ci prova con uno sconosciuto al parco, e si ferma solo perché scopre che è gay!- allargo le braccia ignorando il mal di testa crescente.
Lei sembra spaventata del mio gesto e si allontana ancora di più, iniziando a tremare.
-D-Di che cosa parli?- parla piano stringendosi le braccia al petto.
-Di Riccardo! Ti ricordi? Quello con cui hai flirtato ieri!- esclamo facendo un altro passo verso di lei agitando le braccia.
-Non capisci! Era una scommessa! Non sarebbe successo comunque nulla!- urla fissando gli occhi rossi nei miei.
-Non avresti dovuto farlo! È una cazzata!- supero la soglia di casa ma non me ne accorgo neanche. Sono troppo arrabbiato.
-Ma non ho fatto niente! Al contrario di qualcuno altro...- parla e un singhiozzo le spezza la voce. Spezzando a me il cuore.
Mi calmo un po' e cerco di capire quello che ha detto.
-Io non ti ho tradito- mi difendo gesticolando con le mani e attirando la sua attenzione su di esse.
Sgrana gli occhi pieni di lacrime e distoglie lo sguardo.
-Pensi che non abbia le prove?!- mi chiede abbassando la voce.
-Cosa?- chiedo e lei si gira andando verso il bancone della cucina e prende una busta, la guarda per un attimo e poi ritorna da me, tirandomi addosso quello che devo vedere.
Apro la busta mentre vedo con la coda dell'occhio Peach allontanarsi.
Quello che vedo mi paralizza: è una foto di me e Silvia, di ieri sera mentre mi baciava, mi ricordo le cose un po' sfocate, mi ricordo di lei che si è avvicinata e mi ha baciato, e del lampo bianco alla nostra destra, e ora capisco che era il flash di una macchina fotografica. Mi hanno incastrato.
-No Peach, non è quello che sembra, ti prego- parlo e alzo lo sguardo non trovando più la mia ragazza davanti a me.
-Ilary?- chiamo ma non la vedo da nessuna parte. Poi spunta dal corridoio con i fazzoletti in mano e il naso rosso.
-Bene, ora che hai visto la foto e non puoi giustificarti gradirei che tu uscissi dal mio appartamento- mi fa cenno verso la porta e io lancio un'occhiata al pannello di legno in questione e riportandolo immediatamente su di lei, non ho assolutamente intenzione di andarmene.
-Non me ne vado, Ilary- affermo facendo un passo verso di lei.
-Non voglio parlare con te!- urla lei allontanandosi.
-Non l'ho baciata io!- spiego gesticolando con la busta in mano.
-Come puoi anche solo provare a difenderti davanti a questa foto?!- chiede indietreggiando fino a incontrare il bancone.
-Mi difendo perché ho ragione! Santo dio, Peach, io cosa dovrei pensare di te? Sei andata a provarci con uno sconosciuto!- la incolpo avvicinandomi tanto da non darle più vie d'uscita. Inizia a tremare quando mi vede così vicino.
-Allontanati- sussurra cercando di spingersi ancora più indietro, ma non può, visto che c'è il bancone.
-No, non capisco perché fai così!- le afferro il braccio e lo stringo verso di me, in un modo un po' brusco forse.
Ilary si spaventa e cerca di liberarsi, ma la mia presa è ferrea, allora inizia a piangere.
-No, ti prego, lasciami- singhiozza continuando a strattonarsi.
Capisco perché è così strana e spaventata: le sto ricordando Samuel più di quanto dovrei, ha paura che succeda di nuovo quello non sarebbe mai dovuto accadere.
Mollo il suo braccio e faccio un passo indietro spaventato anch'io da quello che stavo facendo. Non l'avrei mai picchiata, ma comunque ho afferrato il suo braccio in modo anche un po' brusco, l'ho spaventata.
-Cazzo Peach, mi dispiace così tanto, n-non volevo- balbetto un po' e mi allontano ulteriormente mentre lei continua a piangere appoggiandosi al bancone.
Sto fermo in mezzo al salone mentre le sue lacrime scendono impetuose bagnandole le guance.
-Vattene- sussurra.
-Ilary...- dico non cercando neanche di nascondere la delusione nel mio tono.
-Vattene!- esclama puntando gli occhi nei miei, poi fa un passo verso di me e mi spinge oltre la porta, sul pianerottolo.
Per fortuna sembra che nessuno si sia accorto della nostra litigata.
-Fammi restare- la supplico quando ormai la sua mano sta per chiudere la porta.
-Non vedo perché dovrei farlo- mi sbatte la porta in faccia lasciandomi come ultimo ricordo i suoi occhi rossi di pianto e il viso stravolto.
-Perché ti amo- sussurro alla porta appoggiandomi con le mani allo stipite, consapevole che ormai lei non mi può più sentire.

Ehi, ti va di lasciare un commentino? Mi farebbe così tanto piacere sapere cosa ne pensi, la storia la sto scrivendo per te.

BACIONI XD

Ricordati di AmarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora