⊱ 19 ⊰

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L'acqua calda le scivolava delicatamente sulla pelle infreddolita.
Le punte viola delle dita ritrovarono un colorito sano, roseo come le labbra.
Bevve un sorso avido di acqua, senza sapere se fosse o meno potabile, non le importava in quel momento.
L'unica cosa a cui riusciva a pensare erano le parole di Alec.

Era stato uno sbaglio flirtare in quel modo, ne era sicura, ma perchè lo aveva fatto allora?
Lui era un bell'uomo, senza alcun dubbio, ma di simili o anche migliori ne poteva trovare a bizzeffe a Dublino.
Tutti disponibili , single e senza rischiare il posto di lavoro.
Forse era ancora troppo sconvolta da quella giornata ; l'espressione addolorata di  Dora Murphy, quel ragazzo, così simile al suo vecchio amico, e poi la croce.

Chiuse gli occhi e girò la manovella della doccia , portandola verso il rosso.
Sperava che un getto bollente le avrebbe chiarito le idee.

Si massaggiò i polpacci con il bagnoschiuma, risalì fino alle cosce, la sensazione le fece venire i brividi perchè immaginò istintivamente che quelle non fossero le sue di mani, ma di Alec.

Era passato così tanto tempo da quando un uomo l'aveva toccata e lei non avesse dovuto fingere interesse, mentre la sua mente vagava lontano da chi aveva di fronte.

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Alec stava aspettando da più di un quarto d'ora .
Seduto nel soggiorno, sfogliava le carte di un vecchio caso, l'omicidio di un avvocato.
Si ricordava perfettamente l'espressione della moglie, non voleva ammettere pubblicamente la sua colpevolezza ma nello sguardo si poteva leggere puro terrore, "mi avete scoperto, sono rovinata".

Lo faceva spesso, rileggeva vecchi incartamenti, dei suoi primi anni in polizia, prima che fosse stato spedito a Darkle, a badare alle pecore.
Amava ricordare l'importanza del suo lavoro, anche se in quel luogo si sentiva inutile. Se non fosse stato per il vecchio caro Murphy a quell'ora si sarebbe consolato guardando una puntata ripetuta di game of thrones.

Sentiva il suono dell'acqua che scorreva dietro la porta chiusa del bagno, controllò l'ora sollevando il polso sinistro.
Era tardi avrebbero dovuto essere fuori di là almeno dieci minuti prima.
Si alzò di scatto e senza pensarci bussò.
Vic però non aveva chiuso a chiave quindi il movimento fu sufficiente a spalancare la porta.

Nella luce tiepida del primo pomeriggio , che filtrava dalle finestre dipinte del bagno , conferendole una sfumatura azzurrina , osservò il corpo nudo di Victoria.

Era girata , non nella sua direzione, fortunatamente non si era accorta del rumore alle sue spalle.
La pelle candida percorsa dal getto d'acqua, la schiena di profilo lasciava intravedere la linea del corpo, dal seno fino al pube.
Alec richiuse la porta e tornò nel soggiorno, con le mani che gli tremavano.

Prima di allora aveva pensato alla sua forza di volontà come a qualcosa di incorruttibile, ferrea , resistente.
Ma quando dopo pochi minuti sentì i passi dei piedi scalzi di Vic sul pavimento, non potè fare a meno di alzare lo sguardo.
Aveva un vecchio asciugamani , sottile come un velo stretto al corpo, arrivava a stento a coprirle il sedere.

<mi hai chiamata?>

Avrebbe voluto risponderle, dirle che non potevano farlo, avrebbe distrutto tutto , il lavoro, gli sforzi di Alec per tenere la tentazione lontano dalla sua vita.

Avevano vite opposte, in luoghi e tempi diversi, la cosa peggiore che avrebbe potuto fare era proprio quella che lo avrebbe condotto ad una nuova rovina.

Ma non era una novità, a volte faceva le cose d'impulso, come in quell'occasione.

In un attimo fu accanto a lei, la afferrò dalla vita e assaporò le labbra di Victoria come se la sua intera vita dipendesse dal suo gusto, da quei morbidi pezzi di pelle sul suo volto

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In un attimo fu accanto a lei, la afferrò dalla vita e assaporò le labbra di Victoria come se la sua intera vita dipendesse dal suo gusto, da quei morbidi pezzi di pelle sul suo volto.
Lei reagì , cercò d'impulso di allontanarlo, spingendogli le mani sul petto , sconvolta da quell'immediatezza.

Lui non mi voleva, ma ora si, cos'è cambiato?
Pensava , cercando di respirare una boccata d'aria che non contenesse particelle del suo respiro.
<per favore, no fare domande>
La supplicò lui.

Le mani di Alec vagavano sulla sua pelle, sentì il suo indice scivolare lungo la coscia nello stesso punto in cui prima stava mettendo il sapone.
Pensò di stare sognando, quella non poteva essere la realtà.
Il vero Alec stava facendo le parole crociate in salone, stava riflettendo sullo strano modo che aveva trovato il killer di mettere in scena il cadavere di Murphy, stava rattoppando il suo orgoglio ferito per il suo arrivo a Darkle...

Doveva essere così, quello era solo il frutto della sua immaginazione e dell'astinenza dal sesso.

E invece no, il vero Alec la stava toccando, baciando, leccando.

Non conosceva neanche quel'uomo, era una follia.

Le afferrò il collo con una mano per farla stare ferma, la stretta le strappò il respiro in gola.
Alec era impazzito, maniacale, si nutriva di ogni sospiro, di ogni fiotto d'aria che usciva dalla gola di Victoria, desiderava entrarci dentro , voleva consacrare il suo corpo e il suo spirito al suo solo piacere.

La sbattè al muro così forte che lei sentì il dolore riverberarsi dalla testa fino al sedere, nello stesso punto che aveva colpito quella mattina, cadendo tra le rocce.

Nessuno l'aveva mai trattata in quel modo, sentiva ogni singola cellula del suo corpo bruciare, il sangue nelle vene scorrere al triplo della velocità.
Inarcò la schiena sotto il suo tocco, a stento riusciva a trattenere le sue gambe dal piegarsi mentre Alec la toccava , le baciava il collo, leccava la sua clavicola.

Gli afferrò la  mano , costringendolo a fermarsi per un attimo.
<dov'è il letto?>
Chiese, boccheggiando.

<non c'è nessun letto>

Non si aspettava quella risposta e neppure il suono della zip dei pantaloni scuri di Alec ancora inzuppati d'acqua e della sua eccitazione , che si abbassava.

La prese in braccio come se il peso del suo corpo fosse stato trascurabile, la gravità aveva smesso di esistere nella casa di quell'uomo.

Lo sentì infilarsi un preservativo e subito dopo era dentro di lei, chiuse gli occhi avvertendo quella prima ondata di piacere .
Si strinse a lui di riflesso, indossava ancora il maglione di cotone verde , e gli infilò una mano sotto , per sollevarlo.
L'istante successivo era a terra come il resto dei suoi vestiti.

<Alec, cosa stiamo facendo?>
L'unico pensiero di senso compiuto che sarebbe riuscita a formulare nelle ore successive.

<non lo so Vicky>
Sospirò lui contro la sua pelle.

Erano anni che qualcuno non la chiamava in quel modo.
Amava il suono di quel nomignolo uscire dalle labbra di Alec O'Moore mentre continuava a morderle le sue.
Sentì il sapore del sangue , non sapeva da dove venisse , se dalla sua bocca o da quella di Alec o forse era quello che avrebbe dovuto scorrere dentro di lei.
Non riusciva più a trattenere alcunchè dentro di se che non fosse lui.

Bramava ogni istante, ogni spinta , ogni morso che Alec le voleva regalare.

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Ciao lettori , spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Non temete non sarà l'ultima scena romantica , la vita di Victoria si farà parecchio turbolenta da questo momento in poi ♥️

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